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Anfn: il desiderio di fare rete e di tutelare i diritti delle famiglie numerose

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“Sono necessarie politiche capaci di accompagnare la famiglia in tutte le varie fasi della sua stessa esistenza”

Quante sono le famiglie numerose in Italia? E’ la domanda che ci siamo posti parlando con i segretari nazionali di Anfn. L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, ente nato nel 2004 proprio per dare voce e visibilità a quei tanti nuclei famigliari composti da sei o più persone.

L’idea – come ci spiegano Lucio e Imma Coticelli – è partita in seguito ad un incontro avvenuto in un supermercato tra due papà, mentre si accingevano a comprare alcuni prodotti in pescheria, cibo da portare sulla tavola di casa e che non riuscivano a mettere nel carrello della spesa a causa delle difficoltà economiche. Se le origini di ANFN vanno cercate a Brescia, l’associazione ha oramai radici in tutta Italia: da Bolzano a Catania, Sardegna compresa. “Nella nostra Associazione – commentano Lucio ed Imma – ogni specifico compito è affidato alla coppia: insieme scelgono di accettare o meno il ‘ruolo’ loro affidato, insieme lo portano avanti, contribuendo ciascuno secondo la propria sensibilità”.

Le famiglie in Italia

Come ci racconta l’Istat, se guardiamo i dati prodotti dall’ente di ricerca pubblico nel biennio 2020-2021, le famiglie in Italia erano 25 milioni e 600 mila (questo rispetto al biennio precedente). Va detto però che il numero di famiglie è progressivamente aumentato, a questo incremento è seguita una tendente riduzione della dimensione familiare – come chiarisce l’Istituto nazionale di statistica – con un “aumento delle famiglie unipersonali e una contrazione di quelle numerose”. Parliamo in media di 2,3 componenti per famiglia, rispetto ai 2,6 che erano costituenti il nucleo familiare appena 20 anni fa. Le famiglie unipersonali poi, rappresentano oggi un terzo del totale (33,2% delle famiglie), mentre se guardiamo al periodo 2001-2002, quando valevano il 24,0%, sono cresciute di quasi 10 punti percentuali. Le famiglie numerose invece – che l’Istat descrive come quelle con cinque o più componenti – oggi rappresentano poco più del 5% del totale, ma sono in forte calo, infatti sono passate dal 7,1% del biennio 2001-2002 all’attuale 5,1%.

Le famiglie con 6 o più componenti.
Le domande ai segretari nazionali dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose

Ci fa sapere l’Anfn che in Italia le famiglie con 6 o più componenti sono circa 330mila, inoltre che negli anni ’60 questi nuclei erano circa 3 milioni.

I segretari nazionali dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose sono gragnanesi e risiedono in quella che è conosciuta nel mondo come la Città della Pasta, appunto Gragnano (in provincia di Napoli). Lucio ed Imma Coticelli, entrambi di 49 anni, sono sposati dall’anno 2002 e sono genitori di Francesco (19 anni), Miriana (17), Marica (15) e Damiano (13). Lucio lavora come sociologo presso il Comune di Nocera Inferiore, mentre Imma è insegnante di storia e filosofia al Liceo di Gragnano.

Avete circa 25mila associati e siete collegati, per quanto stiamo comprendendo, in tutto il territorio nazionale. Una realtà molto interessante. Qual è lo scopo di Anfn?

“Possiamo dire che la nostra è una famiglia di famiglie, nata dal desiderio di fare rete, conoscere gli altri, di raccontarsi, di condividere informazioni, preoccupazioni, speranze e sogni, ma anche di mettere a disposizione delle altre famiglie le capacità e le abilità dei singoli. Possiamo dire di essere riusciti, in quasi venti anni di vita, a far nasceregruppi di acquisto familiari, insieme a tante altre iniziative di solidarietà come ad esempio: banche del tempo, mercatini dell’usato, lo scambio di informazioni riguardo le iniziative promosse dalle le Amministrazioni pubbliche (Comuni italiani) a favore delle famiglie numerose, sia in altre regioni che nelle altre provincie. L’obiettivo è quello di consentire, al maggior numero di famiglie possibile, l’accesso a condizioni di vita più dignitose. Ci temiamo ancora a formulare proposte in ambito fiscale e tributario, sia a livello nazionale che locale, sarebbe anche sinceramente inutile parlare e rendere nota la problematica dell’aumento delle utenze domestiche degli ultimi due anni. Siamo anche impegnati nell’abbattimento dei costi per le altre spese che pesano sul nucleo famigliare: abbonamenti mezzi pubblici, mensa scolastica, gite, viaggi, acquisto libri, etc. Le Famiglie Numerose, inoltre, si sono battute (e ancora si stanno battendo) per eliminare le discriminazioni di cui molte volte sono vittima”.

Le famiglie rappresentate da Anfn hanno almeno 4 figli, raccontiamole attraverso le parole dell’Associazione…

“Certamente, a tal proposito vi invitiamo a guardare lo spot girato da Mauro Bazzani, regista romano e papà di otto figli, che alcuni anni fa, in occasione della promozione ed invito alla donazione del 5 per mille, riuscì a mettere in scena la complessità, ma anche il fantastico dono, di una famiglia numerosa. Lo spot, di soli 30 secondi, infatti recita: ‘Siamo quelli che non hanno la Cinquecento, perché non ci staremmo tutti. Siamo quelli che moltiplicano i regali di Natale, posti a tavola, letti a castello, passeggini e biciclette. Siamo quelli che non posso andare con tutti i figli al cinema perché costa troppo. Siamo quelli che vivono momenti di allegria, che asciugano lacrime, che accolgono, ma prima di tutto amano…’. Appare quindi necessario ed impellente promuovere valide politiche familiariatte a tutelare proprio le funzioni della famiglia, oltreché dei suoi diritti, ne va poi riconosciuto il ruolo sociale, educativo e formativo”

Pensate che le famiglie numerose siano le più coraggiose? In un’Italia in cui la coppia ha paura a mettere al mondo anche un solo figlio…

“Vogliamo ricordare che in Italia la nascita di un figlio è, purtroppo, la seconda causa di povertà, la prima è legata al licenziamento di uno dei due componenti della coppia. Va anche detto che: per una famiglia scendere al di sotto della soglia della povertà relativa, ma anche povertà assoluta, è una possibilità, una drammatica possibilità, che si verifica con l’aumentare del numero dei figli. Capiamo, dunque, chi ha remore ad aprirsi alla vita. Noi abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo. Ma più passano gli anni, più ci stiamo convincendo che la nostra scelta non è stata solo ‘privata’, bensì orientata al bene comune”.

Spiegateci meglio?

“I demografi concordano sul fatto che stiamo vivendo in pieno inverno demografico. Le donne portano alla luce pochi figli: 1,2 in media per ogni donna fertile, quando per il ricambio generazionale ne servirebbero 2,1. Non possiamo pensare di risolvere la questione solo grazie alla immigrazione: perché mentre la prima generazione di immigrati ha portato ad un leggero miglioramento del tasso medio di fertilità, la seconda si è ben adattata al trend del paese ‘adottivo’. Meno figli oggi significa meno lavoratori attivi domani. Chi pagherà più le nostre pensioni? Chi assisterà le persone anziane? Domande che noi abbiamo cominciato a farci non adesso, ma ormai molti anni fa, quando cominciammo a bazzicare in mezzo alle altre famiglie numerose. Una preoccupazione che, con i tempi di un bradipo comincia a porsi anche la politica”.

Politiche familiari strutturali potrebbero incoraggiare le giovani coppie a progettare di avere altri figli?

“L’esperienza ci insegna che laddove vengono applicate politiche familiari strutturali, il Paese è in grado di autogenerarsi. E un Paese che possiede dentro di sé forze fresche è un paese più vitale. Oggi una donna quando decide di mettere al mondo un figlio ha già almeno 31 anni: prima ha dovuto pensare a laurearsi, ha lottato per un lavoro dignitoso e solo dopo ha messo su una casa in cui vivere con il compagno o il futuro marito. È chiaro che a 31 anni non è difficile pensare ad un secondo o un terzo, specie se alla nascita del bambino i nodi vengono al pettine”.

Non è sufficiente l’Assegno unico universale?

“No, perché sono necessarie politiche capaci di accompagnare la famiglia in tutte le varie fasi della sua stessa esistenza: per la sua creazione, per favorire un progetto di vita, per rendere possibile ai ragazzi di contare su un lavoro che sia adeguatamente retribuito e stabile. E’ davvero difficile dirlo, ma ogni figlio riduce inevitabilmente il potere di acquisto del nucleo familiare. Pertanto con la nascita del primo figlio la coppia ha bisogno di politiche di armonizzazione lavoro-famiglia, poi quando arriverà il secondo bambino/a ed i successivi figli dovranno essere forti i sostegni economici”.

Cosa chiedete al Governo Italiano?

“Proprio come detto dal presidente nazionale della nostra Associazione Alfredo Caltabiano, quindi prendendo a prestito le sue stesse parole: ‘Chiediamo una riforma congiunta e contestuale del Fisco, dell’Assegno Unico e dell’ISEE, che tenga adeguatamente conto dei carichi familiari, che consideri la famiglia come soggetto fiscale, e che elimini le storture che da anni denunciamo sull’ISEE. Soprattutto, chiediamo risorse adeguate sulla famiglia, da considerare non come spesa corrente, ma come investimento, ricorrendo ai fondi del PNRR. Abbiamo proposto il rilancio della carta famiglia, seguendo le buone pratiche europee esistenti in Europa, in particolare Francia, Spagna ma soprattutto Polonia. Con una novità: estenderla a partire dalle famiglie con 2 o più figli, sia per ampliare la platea, rendendola commercialmente più appetibile, sia per venire incontro agli sforzi del Ministero della Famiglia per invogliare le famiglie a fare il secondo figlio’. Il presidente di Anfn si è confrontato poche settimane fa con Paolo Moroni responsabile dell’Osservatorio politico di Anfn e con Riccardo Lucarelli, capo della Segreteria tecnica del Ministro per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità”.

Intanto sarebbe possibile pensare a soluzioni dal basso?

“Se guardiamo ad alcuni territori possiamo nutrire ancora qualche speranza: laddove le amministrazioni rendono la città ‘a misura’ di una coppia con figli, i tassi di fertilità, alla lunga, risultano decisamente migliori. È anche guardando al modello di politiche familiari adottato dalla provincia autonoma di Trento, ad esempio, che abbiamo sviluppato, insieme anche al comune di Alghero, il network dei comuni amici della famiglia. I consigli comunali di Gragnano, Torre del Greco, Ercolano, Pimonte hanno votato per aderire al network, Castelnuovo Cilento ha anche ottenuto la certificazione. Il percorso non è facile. Spesso i sindaci sono alla ricerca del consenso. Ed oggi non sempre la famiglia porta consenso”.

Su quali pilastri si poggiano i Comuni Family Friendly?

“L’errore più comune per un’amministrazione è pensare alla famiglia solo quando è divenuta un caso sociale. Ed infatti la maggior parte delle politiche familiari sono ‘ridotte’ a politiche sociali. Il modello Trento, ad esempio, propone un paradigma diverso: centrare nuovamente ogni azione del governo cittadino in chiave family friendly, così da rendere la famiglia un soggetto propositivo, anziché un oggetto di attenzione. Questo rende ogni azione non assistenziale, ma orientata al benessere familiare. E’ proprio questa la novità. Il bello è che tutto questo lo si può fare senza spendere un centesimo in più del bilancio comunale”.

Francesco, Miriana, Marica, Damiano… come sono cresciuti in una grande famiglia?

“Come tutti i figli cresciuti nelle famiglie numerose: sereni, resilienti alle difficoltà, dotati di una buona capacità di problem solving. Ma non lo diciamo soltanto noi. Lo fa presente anche una ricerca di tipo qualitativo realizzata dal Centro Internazionale Studi Famiglia (CISF). ‘I figli delle famiglie numerose – osserva ancora lo studio del Cisf – non fuggono dalle responsabilità e imparano, a poco a poco, a gestire i conflitti. Hanno, in genere, uno sguardo fiducioso verso il mondo e verso il futuro’”.

Fonte: ilgazzettinovesuviano.com di Andrea Ippolito