• it
Buone prassi per tutti (capoluogo e provincia)

Buone prassi per tutti (capoluogo e provincia)

19 views
Condividi

Ci scrive Federico dalla provincia di Brescia
Vedo con piacere il lavoro svolto dall’associazione con l’Amministrazione del Comune di Brescia e le conseguenti iniziative positive (rette scuole materne, trasporto scolastico, bonus figlio, ect..) ma crea disuguaglianze con le famiglie numerose che vivono in provincia, magari in piccoli comuni dove da sole devono lottare con un’Amministrazione Comunale a cui non interessano i 2 voti. Proporrei di intensificare i rapporti con le Province e le Regioni per non creare famiglie numerose di classe A e famiglie numerose di classe B così da estendere i privilegi dei cittadini bresciani anche alle famiglie più disagiate lontane dal capoluogo.

Carissimo Federico: il problema che sollevi è importante. I nostri coordinatori, che sono volontari con famiglie numerose come te e me, cercano di fare il possibile sul loro territorio di competenza. C’è chi riesce ad avere un dialogo con il suo comune, chi magari riesce a ottenere delle convenzioni, chi invece inizia un discorso con la sua Parrocchia. Dipende dalle occasioni e dalle capacità e , naturalmente, dagli interlocutori, più o meno sensibili alla questione famiglia (numerosa e non ).
Non abbiamo le forze e tanto meno il potere di estendere quanto un comune, bontà sua, dedica alle famiglie anche in altri comuni o a livello provinciale… se ne dovrebbero occupare le regioni di coordinare gli interventi , per dare a tutte le famiglie del capoluogo e delle proovincie, ma anche direi tra Nord e Sud, tra provincia e provincia, gli stessi benefici. E invece, a parte poche iniziative (il Veneto in testa), ogni ente locale è lasciato alla sua autonoma sensibilità… Il che naturalmente non fa che provocare differenze e causare malcontenti…
Ci ripetono spesso che non ci sono le risorse, ma almeno questo lavoro di coordianmento e di pressione sugli enti locali un ente come la regione (e più su, per non causare differenze tra Regioni, lo Stato) potrebbe compierlo. Basterebbe indicare ai comuni la priorità famiglia come imprescindibile, e invitare i comuni, anche i più piccoli, ad una serie di buoni comportamenti (come l’introduzione di un quoziente familiare nell ‘erogazione dei servizi, l’abbattimento delle tariffe inique su tarsu e acqua e l’istituzione di una agenzia della famiglia) pena la riduzione dei finanziamenti.
Ma qui entriamo nel mondo della fantascienza. A noi non resta che rimboccarci le maniche dalla provincia al capoluogo, dal Sud al Nord, e andare dai nostri amministratori locali, accompagnati dal coordinatore ANFN locale, a chiedere quanto i vicini hanno già ottenuto. Famiglia numerosa permettendo