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vacanze estive troppo lunghe?

vacanze estive troppo lunghe?

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bella provocazione di fine estate di Barbara, mamma numerosa, che allo scadere dei 100 giorni di vacanze estive dei figli, alle prese con la noia e le acrobazie per intrattenerli o sistemarli, si domanda: che senso hanno queste vacanze lunghe? non sarebbe il caso di “accorciarle”?
La domanda è intrigante e ne abbiamo già fatto un sondaggio: per scrivere le vostri opinioni e i vostri suggerimenti in proposito scrivete a redazione@famiglienumerose.org

Forse in qualità di genitori consapevoli e coscienziosi come penso ci riteniamo, dovremmo riflettere sul significato o meglio sul senso delle vacanze estive dei nostri figli. Non è mia intenzione scendere più di tanto su un piano filosofico e trascendentale anche perché non ne sarei capace, ma credo che nessuno possa affermare che le suddette vacanze siano un toccasana per la famiglia (oltretutto numerosa). Anzi, innanzitutto, sono una tragedia sul lato economico. Per riempire cento favolosi giorni di relax (dei figli, si intende) non sono sufficienti i quindici giorni di ferie dei genitori (a volte appositamente separate per far meglio fronte al problema “e i ragazzi dove stanno?”), né splendidi e disponibilissimi nonni (ne conosco alcuni che a fine estate sono sull’orlo dell’esaurimento nervoso), né organizzatissimi Grest che tuttalpiù coprono Giugno e Settembre (e non sono comunque e giustamente gratuiti), né un’eventuale giovane e gagliarda baby-sitter (anche questa chiede otto euro all’ora: volontariato lo fa eventualmente da un’altra parte dove non deve accudire mezza dozzina di ragazzini in contemporanea), né vacanze studio, campi scout, centri estivi di ogni genere ecc ecc. Cioè, intendiamoci, tutto fa brodo, si può anche passare tranquillamente da un Grest a una vacanza studio e poi direttamente alla settimana con i nonni in campagna e poi al mare con i genitori finalmente liberi e poi di nuovo un centro estivo e poi un po’ di compiti perché ce li stavamo dimenticando e poi “come mai i tuoi figli si sono annoiati? I miei non hanno avuto un attimo libero, forse dovevi programmare meglio il loro tempo!” ….
Ma la domanda torna ad essere quella iniziale: ha senso? È educativo tutto ciò? I nostri ragazzi crescono davvero, di cuore e di cervello, durante le loro infinite estati? Cercando di non farne un discorso personale (lungi da me mettere in cattiva luce i miei figli!) mi chiedo se anche alle altre madri non saltino i nervi a veder bighellonare per casa dei giovanotti che potrebbero approfittarne per inventarsi una miriade di divertenti passatempi e invece non hanno assolutamente intenzione di fare proprio nulla se non traslocare da un computer ad una play station, tra l’altro ogni tanto c’è qualcosa di vedibile perfino in tv per cui schiacciano anche quel tasto. Credo che nessun genitore abbia da obiettare se questo succede il dieci giugno nella prima settimana di vacanza quando, poveri ragazzi, si devono pur riprendere dallo sconforto e dalla fatica per la fine della scuola. Ma già il venti giugno sorge spontanea la domanda chi ha inventato le vacanze. Dimenticavo i compiti assegnati dalle maestre! Sarò tarda di comprendonio e anche poco professionale, ma non ho ancora capito (né da mamma né da insegnante) qual è la loro funzione, visto come vengono svolti, per lo meno a casa mia. E, davvero e seriamente, mi chiedo se non sarebbero sufficienti sessanta giorni di vacanza senza compiti scolastici di nessun tipo, se non qualche lettura possibilmente scelta tra i romanzi classici, invece che cento inesauribili giorni in cui completare inutili libretti di ripasso che quando vengono sfogliati dalle insegnanti sembrano scritti da zampe di gallina e non da quel nostro diligente figliolino che l’anno precedente prendeva sempre dieci e adesso non riesce a fare lo sforzo di ricordare come cavolo si fa l’acca maiuscola. Insomma, se siamo l’unico o quasi paese d’Europa con vacanze così lunghe, un motivo ci sarà e non è detto che la ragione sia la nostra e gli altri sbaglino. C’è chi dà la colpa al nostro clima troppo caldo, afoso e umido per cui non sarebbe possibile tenere i ragazzi a scuola in giugno e forse è vero, ma è anche vero che se le scuole riaprissero almeno il primo settembre e non il quindici, non morirebbe di certo nessuno e, magari, a Pasqua ci riposeremmo una settimana in più invece che cinque miseri giorni. Io, semplice mamma numerosa, non ho la soluzione in mano, ma so che l’estate, così come è strutturata, non porta solo cose positive e non arreca sollievo alle famiglie. È vero che è sempre stato così, anzi un tempo si ritornava sui banchi il primo ottobre, ma è tutto talmente cambiato (e in maniera vertiginosa) che diventa assurdo fare paragoni e appellarsi ai vecchi tempi in cui ai bambini bastavano un secchiello, una paletta e un pugno di sabbia per divertirsi dall’alba al tramonto. Purtroppo o per fortuna non è più così, dobbiamo prenderne atto e da qui partire per trovare, noi genitori in prima persona, una possibile soluzione.
Tenendo presente che, se un po’ di noia è sana, troppa è controproducente.