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Tanti figli? Non e’ affare da ricchi

Tanti figli? Non e’ affare da ricchi

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Se il grande quotidiano del Nord scopre «il partito dei quattro figli» e soprattutto si spinge ad affermare «che aiuta la carriera», vien da pensare che il Family day non è passato invano. Ma noi che a Roma c’eravamo e che abbiamo visto in quella piazza la più alta concentrazione di famiglie numerose, di ogni estrazione sociale, un po’ sorridiamo e un po’ ci arrabbiamo.
Sorridiamo perché rivedere un titolone positivo sulla famiglia, dopo aver subìto, solo alcuni mesi fa, un titolo pazzesco come «Famiglia assassina» (a riguardo del numero dei delitti che si consumano su quello sfondo), può indurci ad un moderato ottimismo. E farci sperare che i media italiani con le loro grandi penne e i loro bravi conduttori televisivi, tornino ad avere uno sguardo capace di tradurre questo favor familiae. Che ce ne sia bisogno, dopo anni di sparate a senso unico contro la famiglia (indicata come la sentina di tutti i vizi italici), e averne pronosticato la morte ad ogni piè sospinto, è sotto gli occhi di tutti. Dunque, se si tratta di un cambio di passo e di un riorientamento culturale, non c’è che da rallegrarsi.
Ma un po’ ci arrabbiamo. Intanto perché da tempo circolava la leggenda metropolitana secondo la quale i ricchi, vecchi e nuovi, con nomi altisonanti o con freschi patrimoni e condizioni lavorative invidiabili, stavano scegliendo di avere molti figli per sottolineare il proprio status. Questa circostanza parrebbe confermata dalla giornalista del Corriere della Sera, con una raffica di testimonianze e di inequivocabili foto di gruppo. Ora, per carità, nulla da rimproverare. Ben venga il racconto delle famiglie benestanti che i figli li accolgono, anziché rifiutarli. Anche a loro deve andare il grazie della collettività perché contribuiscono, nel loro piccolo, ad innalzare il tasso di fecondità di questo Paese che è ben sotto il livello del ricambio generazionale, ovvero due figli per coppia.

Ma saremmo degli irresponsabili se finissimo con il veicolare l’idea che solo i ricchi possono permettersi tanti figli. Senza voler per questo forzare la mano a nessuno, verrebbe da gridare che mettere al mondo tutti i figli che si desiderano può essere ben considerato un autentico “diritto umano”. Al quale troppi rinunciano, non solo per egoismo o indifferenza, ma anche per evidenti implicazioni sociali. Che vanno dal precariato alla carenza dei servizi di sostegno alla maternità e all’infanzia. A tale riguardo una sola domanda, tra le tante possibili: che fine ha fatto l’impegno assunto dal governo a Firenze, durante la Conferenza nazionale della famiglia, di intervenire sulle tariffe per favorire le famiglie numerose?

In conclusione: se avere tanti figli fa “status”, questa condizione deve valere per tutti, ricchi e poveri. Non può essere uno “status” per qualcuno e una “maledizione” per tanti altri. In tal caso ci troveremmo solo dinanzi ad un’altra proiezione, sinceramente inaccettabile, di una società bloccata. Dove un gruppo ristretto può e gli altri… si arrangino pure.
Domenico Delle Foglie , Avvenire