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Isee, non mi basti

Isee, non mi basti

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Nel corso dell’ultima assemblea svolta in provincia, Il coordinatore provinciale di Trieste Enrico Bran ha esposto ai soci gli sviluppi del regolamento della Carta famiglia, introdotta dalla legge regionale 11 del 2006. L’Associazione, pur non facendo ancora parte della Consulta per la famiglia, è stata tuttavia interpellata per la stesura del regolamento.
I delegati hanno consegnato alla III Commissione consiliare alcune osservazioni riguardanti i criteri per accedere ai benefici. Questi sono basati essenzialmente sui valori del reddito familiare quale risulta dall’Isee (Indicatore di situazione economica equivalente). A parere dell’associazione tale criterio non risponde a principi di equità.
PERCHE’ L’ISEE NON SERVE A PROMUOVERE LA FAMIGLIA
Anzitutto il numero di componenti il nucleo familiare abbatte il reddito complessivo in misura irrealisticamente bassa: basti pensare al fatto che, dopo il 5° componente, il coefficiente di abbattimento del reddito complessivo è di solo 0.35 per ciascun membro aggiuntivo (ad esempio, una famiglia di 5 componenti ha coefficiente 2,85 ed una di 9 componenti solo 4,25); la proprietà dell’abitazione ha un peso considerevole, il che è particolarmente rilevante proprio nella nostra regione, dove la proprietà dell’abitazione ha una diffusione statisticamente elevata, non certo indice di particolare floridezza economica; inoltre, la prossima revisione dei valori catastali (che può darsi per certa, perché da tempo programmata dal Governo in carica e già ipotizzata dal precedente) determinerà una maggiore incidenza del valore abitazione nell’Isee familiare, in virtù di una ricchezza puramente virtuale: di tale prossimo incremento i modelli attualmente utilizzati non tengono ovviamente ancora conto, sicché vincolare col regolamento i benefici futuri ad un parametro di cui è certa la modifica sostanziale non pare certo opportuno; ancora, il peso della proprietà dell’abitazione crea ulteriore distorsione, poiché non tiene conto del fatto che per le famiglie numerose l’abitazione grande (avente quindi elevato valore catastale) è soddisfazione di un’esigenza vitale e non già manifestazione di ricchezza (cioè capriccio o mero investimento); anche il risparmio familiare, ancorché modesto, incide sull’indicatore economico, così mortificando il sacrificio (magari proprio a favore dei figli) a favore di stili di vita improntati al consumo (a parità di reddito disponibile, chi consuma appare meno abbiente di chi risparmia). Più in generale, l’associazione rileva che, se si conviene sul principio che la famiglia, in particolare quella numerosa, sia un valore in sé, meritevole di tutela indipendentemente dalla sussistenza di condizioni di bisogno (la cui cura è rimessa a discipline di welfare), la correlazione automatica e necessaria (qual è quella stabilita dal regolamento) fra beneficio e condizioni di disagio economico snatura la finalità della legge, trasformandola in una disciplina di contrasto del bisogno, certamente apprezzabile ma del tutto differente dalle misure di promozione della famiglia intesa quale cellula fondamentale della società.
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Tiziana Melloni