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Politiche familiari, in Francia nascere “c’est plus facile”

Politiche familiari, in Francia nascere “c’est plus facile”

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Daniele Zappalà
In Francia sono circa 1,7 milioni e il loro numero è stabile da 30 anni, come testimonia ogni nuova sfornata di dati demografici. Si tratta delle famiglie numerose, un concetto che per l’amministrazione d’Oltralpe ha un significato tecnico preciso e noto del resto a tutti: si tratta delle famiglie con 3 figli o più, come recitano i numerosi regolamenti che disciplinano i sussidi multiformi destinati a quest’immutabile “zoccolo duro” della popolazione francese. Proprio quello su cui i responsabili politici contano – ammettendolo senza complessi – per permettere il «fisiologico ricambio delle generazioni».
Per molti aspetti, i generosi aiuti alle famiglie numerose rappresentano il simbolo migliore di quella più vasta politica familiare alla francese divenuta negli anni uno dei pilastri dell’intero sistema Paese. Un simbolo dell’essere francesi ben più forte delle prodezze della nazionale ai mondiali di calcio.
L’ennesima prova, del resto, è giunta qualche giorno fa. È bastata la gaffe di un ministro sulla possibile soppressione della “carta famiglia numerosa”, sinonimo da decenni di sconti eccezionali su treni e altri trasporti pubblici, per innescare un istantaneo fuoco incrociato di proteste. Comprese quelle della maggioranza parlamentare che sostiene il governo. Il presidente neogollista dell’Assemblée Nationale, Bernard Accoyer, è stato perentorio: «Uno dei punti forti della Francia è la sua natalità. È la garanzia più solida del futuro per la solidarietà nazionale».
Per calmare le acque, è dovuto scendere in campo per scusarsi anche il presidente Nicolas Sarkozy: «Se c’è una cosa che non voglio cambiare, si tratta della politica familiare, perché essa funziona bene», ha detto in televisione.
Secondo vari esperti, il “caso” è bastato comunque a far precipitare di una nuova spanna i livelli di consenso dell’esecutivo. In segno di riparazione, il premier François Fillon si è affrettato ad annunciare un miliardo di euro di nuovi finanziamenti per la custodia dei bambini. Quest’ultima, in effetti, è una delle “diramazioni” più recenti della politica familiare. In proposito, il ministro degli Affari sociali Xavier Bertrand ha affermato di voler «scalare una marcia per dare ai genitori la libertà di scelta fra l’asilo comunale, l’asilo d’impresa e l’assistenza materna». Fra gli impegni del programma presidenziale di Sarkozy, poi, c’è l’istituzione entro il 2012 del «diritto d’opposizione per la custodia dei bambini». I genitori che incontreranno difficoltà potranno impugnare il proprio caso davanti alla giustizia.
Negli ultimi decenni, ogni nuovo governo neogollista o socialista ha arricchito a proprio modo l’edificio sempre più imponente degli aiuti. L’ultimo esecutivo dell’era Chirac, quello del premier neogollista Dominique de Villepin, resterà ad esempio nella memoria di tanti francesi soprattutto per aver introdotto uno speciale congedo per il terzo figlio che permette alle madri di sospendere il lavoro per un intero anno mantenendo un livello di introiti quasi identico a quello usuale.
Secondo i dati di Eurostat, le spese a sostegno della famiglia rappresentano in Francia il 2,6% del Pil, contro l’1,8% nel Regno Unito e l’1% nel nostro Paese. Se la politica familiare francese risale agli anni Trenta, dagli anni Settanta si assiste a una forte e continua accelerazione: «La politica a favore della prima infanzia si è considerevolmente rafforzata nel corso dei 20 ultimi anni, grazie a piani consecutivi di finanziamento di asili, di prestazioni individuali più abbondanti e una rivalorizzazione dei lavori rivolti alla prima infanzia», ha sintetizzato un recente rapporto del Consiglio di analisi strategica. Diversi studi confermano che la politica familiare è uno dei fattori chiave dell’”eccezione demografica” francese. La stessa che a livello europeo permette di compensare il forte rallentamento della natalità in corso in altri grandi Paesi come Germania e Italia.
Nell’ottica di Parigi, il variegato ventaglio di sussidi rappresenta anche un efficace strumento di lotta contro la povertà, anche perché circa il 40% delle famiglie numerose francesi rientra fra i ceti meno abbienti. Grazie alla macchina degli aiuti, avere più di due figli non è dunque un lusso riservato a pochi strati socioeconomici. Al contempo, molte recenti misure come i sussidi per la custodia dei bebè si sono saldate con la logica delle pari opportunità professionali per uomini e donne, anch’essa inclusa fra i temi nazionali al di sopra degli steccati ideologici.
Non tutto è roseo. Secondo diversi esperti, negli ultimi anni la politica familiare ha assunto una connotazione eccessivamente natalista, estendendo il proprio raggio d’azione ben oltre l’orizzonte dei nuclei familiari stabili uniti in particolare dal vincolo matrimoniale. Ciò, si sostiene da più parti, ha spalancato le porte a derive ed abusi regolarmente denunciati dai media. Si sono in particolare moltiplicati i casi di giovani donne disoccupate pronte a tutto per divenire madri e strappare così la cospicua indennità riservata ai genitori soli. L’esecutivo ha già promesso maggiore vigilanza e non è escluso che in futuro i criteri per accedere ad alcuni sussidi possano divenire più rigorosi. Ma, come mostrano anche le ultime dichiarazioni di Sarkozy, i principi di fondo del sistema non si toccano.

http://www.avvenireonline.it/Famiglia/Articoli/20080509.htm