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Piccoli grandi laboratori di una cultura sorprendente

Piccoli grandi laboratori di una cultura sorprendente

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DAVIDE RONDONI
C i sono cose che si sanno, nel senso che ormai appartengono al dominio del risaputo. E questo è bene. Ad esempio sapere che ogni anno ci sarà il festival del cinema di Venezia è ormai un tranquillo, consolidato riferimento per coloro che si definiscono amanti del cinema. O come Venezia, tante altre manifestazioni culturali che, ormai tradizionalmente, tra luci e ombre, sono una bussola anche per capire questo incomprensibile meraviglioso paese che chiamano Italia. E i media ne parlano ( e straparlano).
Poi ci sono cose che non si sanno, o quasi. O meglio che inziano, che mettono fuori la testa. Insomma esistono punti in cui forse succede qualcosa di nuovo. Come ad esempio a Fiuggi, in questi giorni. Dove una strana, colorita e variamente assortita brigata di persone ha dato vita a questo Fiuggi Family Festival, dedicato al cinema e a varie forme di intrattenimento dedicate al cosiddetto pubblico ‘ family’. Che vuol dire pubblico generico, senza distinzioni. Il pubblico, per intenderci, che finisce per premiare i grandi successi al botteghino.
Qui, da un’idea di Gianni Astrei e sotto la guida di Andrea Piersanti e del professor Armando Fumagalli, si stanno radunando famigliole con bambini al seguito, genialoidi inventori di cartoon, grandi manager di network televisivi e altri addetti ai lavori, e per alcuni giorni in un programma fitto e vario. Al centro un’idea semplice: dare un punto di ritrovo – all’insegna pure della vacanza in un luogo ameno ­per conoscere, saggiare e anche premiare ciò che si rivolge a un pubblico generico di famiglie. Che è il pubblico più numeroso e spesso poco considerato dalle manifestazioni che si piccano di fare cultura. Qui cultura se ne fa – basta vedere non solo l’ampiezza delle produzioni presenti, ma anche il programma delle conferenze – ma la si fa senza spocchia. E senza demonizzare il cosiddetto mercato.
Ad altri il compito di fare la doverosa cronaca. Qui però vale rilevare che l’Italia culturale è in moto, anche fuori dai percorsi più seminati e che forse hanno meno idee da offrire in questi momenti di prova per tutti, o forse le hanno esaurite. E che varrebbe la pena, vincendo diffidenze e anche le pigrizie che sono la malattia culturale più grave, guardare a Fiuggi.
Forse anche la cultura, quella pure che intende parlare a fasce ampie di popolazione, ha bisogno di luoghi dove ritemprarsi, trovare fonti. Lo hanno capito il ministro in carica ed esponenti dell’opposizione. O grandi produttori come Disney che con gran successo ha presentato in anteprima il sequel di Narnia.
Al sottoscritto, poeta in esplorazione in territori altrui, insieme al Presidente di Giuria Pupi Avati e ad altri addetti ai lavori toccherà individuare quale premiare tra i film in concorso.
Ma un premio al coraggio va dato a chi ha voluto, in questo paese che sembra ripiegato culturalmente in assetto di battaglie di retroguardia, in lamenti o in rimembranze, promuovere un laboratorio evento che ha tutta l’aria di guardare avanti e di promuovere una cultura che non ha paura della vita.
Avvenire