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Il sì della camera all’assegno per i figli. Un passaggio storico.

Il sì della camera all’assegno per i figli. Un passaggio storico.

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E’ un primo traguardo ma ci vuole ancora pazienza per arrivare alla fine. Finalmente passa il messaggio che la famiglia non è un interesse particolare, ma è la microfibra sociale che tiene insieme il Paese. Nel testo si parla della possibilità di riceverlo sin dal settimo mese di gravidanza. Anche la vita nascente viene riconosciuta.

452 voti a favore: un numero che potrebbe diventare storico, nella vicenda delle politiche familiari nel nostro Paese. Sono i “sì” della Camera dei deputati alla proposta di legge che istituisce l’assegno unico per i figli. Ora il provvedimento passa al Senato, e poi il Governo avrà 12 mesi di tempo per attuare la delega ricevuta dal Parlamento. Un passaggio certamente positivo, una conquista per le famiglie: ma i tempi sono un po’ più lunghi di quanto possa sembrare, e ci vorrà certamente un po’ di pazienza. Ma questo primo passo potrebbe essere davvero il più lungo, il più difficile da superare, il più importante, in questa strada verso l’obiettivo di un Paese che finalmente restituisca giustizia e sostegno alle famiglie con figli.

Dell’impianto complessivo si è già parlato molto (anche su queste pagine con un mio articolo del 12 giugno scorso) e alcuni elementi dovranno essere poi confermati, nella sua attuazione: per esempio l’ammontare: per quanti figli saranno davvero 240 euro al mese (qui la modulazione secondo l’ISEE potrebbe  riservare brutte sorprese…)?, oppure la durata: fino a 18 anni o fino a 26 anni? (fino a quando il figlio è a carico e in regola con gli studi, sembrerebbe essere la formula adottata);   o ancora la strutturalità di questa legge: approvata e valida per sempre, come riforma strutturale, e non per pochi anni , ad experimentum, per far sì che una giovane coppia che mette al mondo oggi un figlio possa essere sicura che per i prossimi 25-30 anni questo sarà un sostegno sicuro e certo da parte della collettività per i propri impegni familiari di cura e di educazione. Infine, lo scoglio più difficile sarà la capacità di riorganizzare in modo armonico ed equo tutte le misure di sostegno oggi esistenti all’interno di questa muova misura. Ci sono 12 mesi di tempo per farlo, speriamo che siano sufficienti per vincere le resistenze burocratiche e  le oggettive complessità tecniche di tale riorganizzazione. Anche in questo caso sarebbe un passaggio epocale per il Paese: una misura che fa sintesi e sistema unitario, cancellando tante norme per farne una sola. Basti pensare alla paradossale lista delle accise “storiche” che tuttora paghiamo con un litro di benzina, per capire quanto sarà difficile questo passaggio. Ma conviene segnalare alcune caratteristiche originali di questa votazione, che purtroppo è rimasta “quasi unanime”; in effetti dispiace quell’unico “astenuto” che ha impedito di vedere “un tabellone tutto verde”, come auspicava il relatore Stefano Lepri (Pd) che già nel 2014 aveva presentato la prima proposta di assegno unico. 

La prima caratteristica da segnalare è la dimensione bipartisan di questa votazione: nelle dichiarazioni di voto, nel lavoro nelle commissioni e infine nel voto vero e proprio tutti i partiti hanno aderito a questa proposta, per il bene della famiglia, e quindi del Paese, ben oltre gli interessi e le proposte di partito e ben oltre la contrapposizione tra maggioranza ed opposizione. Un punto di unità reale, che sembra aver fatto tesoro dei passaggi più recenti di unità nazionale che la pandemia a tratti ci ha fatti sperimentare. Attorno alla famiglia, finalmente,  si riscopre il bene comune – e tutti i partiti capiscono, finalmente, che la famiglia non è un interesse particolare, ma è la microfibra sociale che tiene insieme il Paese.

La seconda caratteristica, connessa alla precedente, è che questa preziosa convergenza non avrebbe potuto realizzarsi senza il prezioso (e spesso silenzioso) lavoro di dialogo, connessione e cucitura svolta dalla società civile, e soprattutto dal Forum delle associazioni familiari, nel dialogo con la politica. Fin dalla sua nascita, nel 1993, il Forum si è sempre offerto come spazio di dialogo tra i vari partiti, e mai si è fatto “mettere il cappello” da una parte politica ai danni di un’altra. Tuttavia negli scorsi anni questo lavoro raramente aveva raggiunto risultati così importanti, come con questa votazione. Quindi fa bene il Presidente Gigi De Palo a dire: “Le vittorie vanno celebrate… 1 a zero per la famiglia”; ma fa ancora più bene a continuare a dire che “è solo il primo tempo”, e che la vera vittoria ci sarà solo quando le prime famiglie con figli potranno beneficiare dell’assegno unico.

Una terza caratteristica, forse passata un po’ sotto silenzio, è che questo assegno sarà percepibile “dal settimo mese di gravidanza “: una imprevista e potente valorizzazione della vita “ancora in pancia”, un rinnovato riconoscimento della dignità giuridica del concepito capace di arrivare fino al concreto sostegno economico, che restituisce valore alla vita nascente. Come è stato giustamente riconosciuto ad apprezzato anche dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, erede del carisma di accoglienza di don Oreste Benzi. Anche il recentemente scomparso Carlo Casini avrebbe certamente apprezzato questa attenzione alla vita.

Da ultimo, viene premiato – e va riconosciuto – il coerente e tenace impegno politico di Elena Bonetti, che nella sua responsabilità di Ministro per la Famiglia è riuscita a collocare la famiglia in cima alle priorità dell’agenda del Governo. Anche la tempistica in questo senso è preziosa: questo provvedimento per una volta “precede” la generale riforma fiscale di cui si va discutendo in questi giorni, e pone quindi il sostegno per la famiglia e l’equità fiscale verso i figli quindi come uno dei criteri forti che potranno/dovranno influenzare anche le scelte fiscali. Sarebbe la prima volta, e sarebbe davvero un cambiamento epocale.

Fonte: Famiglia Cristiana di Francesco Belletti – Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)