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DENATALITA?. ADOTTIAMO IL TEST DEL CARRELLINO?

DENATALITA?. ADOTTIAMO IL TEST DEL CARRELLINO?

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Caro Direttore, a fine maggio sono stato per qualche giorno in montagna in Alto Adige, dove le presenze turistiche erano rappresentate quasi esclusivamente da tedeschi e austriaci. Mi ha colpito vedere numerose famiglie che camminavano spingendo un passeggino al quale era attaccata posteriormente una piccola piattaforma su ruote, utile per trasportare un secondo figlio un po’ più grandicello (per farmi capire, qualora non ne avesse mai vista una, le allego l’immagine che ho recuperato da un sito commerciale tedesco: non si tratta certo di pubblicità). Altrove in Italia non mi è mai capitato di vederne. L’unica spiegazione è che nel Nord Europa c’è un «mercato» che da noi manca. Ci sono famiglie in cui avere due o tre figli distanziati di un paio d’anni non è un’eccezione statisticamente irrilevante, ma condizione ragionevolmente normale, tale da giustificare prodotti commerciali facilmente reperibili. Da noi, invece, mi pare che sui figli si facciano solo chiacchiere. Che ne dice se assumiamo questo «carrettino» come indicatore del superamento della crisi di denatalità? Quando ne vedremo tanti in giro per le strade delle nostre città smetteremo di parlarne e di lamentarci coi politici. D’accordo? Rino Gentileschi
Il direttore risponde
Altroché! Sono davvero e molto volentieri d’accordo con lei, caro Gentileschi. Sono convinto che lei ci scrive perché sente che su questo argomento Avvenire è in sintonia con le sue preoccupazioni e con i suoi auspici. Ci vorrebbe davvero poco per dimostrare che il nostro giornale parla molto più spesso che non gli altri della gravissima denatalità che affligge il nostro Paese. Ci siamo assuefatti a vedere in giro praticamente solo adulti e anziani. Le famiglie numerose sono a tal punto un’eccezione da aver costituito una – meritoria – associazione specifica.
Mamme giovani con un paio di bambini attorno ( quando non si tratti di immigrate) sono rare al punto da destare curiosità; sembrano figure aliene, che magari si guardano con simpatia, ma non di rado sono seguite da sguardi perplessi. Invece, perché la società sia sana, è necessario, anche dal punto di vista numerico, un rapporto equilibrato tra le generazioni. È questa la via maestra per correggere i problemi che affliggono tanta parte della nostra infanzia di figli unici. L’eccesso di cura, l’attenzione spasmodica, la moltiplicazione delle attività, il sovraccarico di aspettative risulterebbero naturalmente corrette se invece di un unico, supercoccolato pargolo, ci fossero due, tre o più figli.
Ma ciò oggi appare fantascienza; eppure basta guardare appena un po’ in là, neppure fuori dai nostri confini, per rendersi conto che una realtà diversa è possibile e anzi è alla portata, basta crederci e agire con coerenza. Chiedere una politica centrata sulla famiglia non vuol dire operare per un tornaconto « di parte » , ma agire per il bene di tutta la società. Non si tratta di una preferenza in competizione con altre, ma di quella fondamentale, primaria, basilare. Lavorare per essa significa operare per un’Italia migliore. Per questo ben venga il test del carrello attaccato al passeggino: speriamo di superarlo presto!

Se a qualcuno interessa l’oggetto in questione per trovare qualche esempio basta digitare Pedanina universale su uno dei vari motori di ricerca

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