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Assegno unico: le famiglie numerose sono in allarme

Assegno unico: le famiglie numerose sono in allarme

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Alla fine l’assegno unico è diventato legge.
Piano, è legge-delega per cui vorremmo chiarire ai tanti che ci chiedono: nella legge ci sono solo principî e linee-guida, non c’è una cifra che sia una.
Saranno i decreti attuativi ad entrare nello specifico. Già questo fa ritenere molto ardua la partenza a luglio: parliamo infatti di una riforma epocale, che coinvolge una selva di misure ora vigenti.

COSA VIENE ABOLITO

Saranno infatti abolite tutte le provvidenze per figli a carico a cui siamo abituati da decenni. L’elenco è lungo:
– gli assegni al nucleo familiare;
– le detrazioni per figli a carico;
– la detrazione di 1.200 euro per famiglie con 4 o più figli;
– l’assegno al terzo figlio;
– il bonus mamme;
– il bonus alla nascita.
Di questo pochi parlano, ma è l’unica certezza.

QUALI SONO LE NOVITA’ PRINCIPALI DELLA LEGGE-DELEGA

Una volta eliminate le provvidenze anzidette, il Governo dovrà seguire questi criteri:
– l’assegno unico andrà a tutti coloro che hanno figli fino a 21 anni. Dai 18 anni l’importo diminuisce. La novità positiva è che anche i lavoratori autonomi e gli incapienti ne beneficeranno;
– l’assegno unico sarà applicato in modo progressivo e graduale in relazione alle risorse a disposizione (e già qui si apre una voragine di incertezza);
– l’importo è modulato sulla base dell’ISEE (e qui cominciamo seriamente a preoccuparci, poiché sappiamo bene che la scala di equivalenza non tiene conto sufficientemente dei figli a carico; più numerosa è la famiglia, meno è beneficiata);
– il computo dell’assegno unico può essere differenziato nell’ambito dell’ISEE fino al suo eventuale azzeramento;
– l’assegno unico è cumulabile col reddito di cittadinanza. Sappiamo però – lo dicono tutti gli esperti – che il rdc ha una scala di equivalenza ancora più penalizzante dell’ISEE corrente;
– l’assegno non è calcolato ai fini di trattamenti assistenziali e altri benefici e prestazioni sociali previsti per i figli con disabilità. Anzi l’importo è maggiorato dal 30% al 50% per ciascun figlio con disabilità;
– infine, la legge dice che dal terzo figlio l’importo dell’assegno è maggiorato, anche se però non dice di quanto: il principio è certamente positivo, ma occorre capire l’ammontare della maggiorazione. Anfn ha proposto che la maggiorazione aumenti coll’aumentare dei figli anche per bilanciare lo scarso peso attribuito ai figli dall’ISEE.
Per ora rileviamo che un gruppo di ricerca molto autorevole, formato da Arel, Fondazione Gorrieri e Alleanza per l’infanzia, ha stilato uno studio che parte dalle risorse finanziarie messe per l’assegno unico (20 miliardi circa) per cercare di capire la ricaduta reale sulle famiglie: da questo studio emerge che circa 1 milione e 350mila famiglie riceverebbe un assegno inferiore alle prestazioni vigenti. Si tratta per lo più di famiglie con reddito prevalente da lavoro dipendente. Lo stesso ISTAT ha fatto una simulazione da cui risulta che il 29,7% delle famiglie sarebbe penalizzato dall’introduzione dell’assegno unico e specifica quali: quelle con lavoro dipendente e quelle più numerose.
La clausola di salvaguardia? Per ora non c’è, ma il sen. Lepri – padre dell’assegno unico — assicura che nei decreti attuativi ci sarà.

In conclusione, vi sono sicuri vantaggi per i lavoratori autonomi, per i quali giustamente la legge di bilancio ha stanziato 6 miliardi. Ma per il resto, come si vede, non abbiamo nessuna certezza soprattutto per le famiglie con più figli, quelle che da anni aspettano un maggior sostegno da parte dello Stato, anche tenuto conto del terribile calo demografico che porterà tanti guai in futuro a tutta la nazione.

Una certezza alla fine c’è: il fatto che, se davvero si vuole far sì che nessuno ci perda e che le famiglie più numerose abbiano anche qualcosa in più del poco di ora, la dote messa dal Governo è di certo insufficiente. Ci vuole la volontà politica, perché, come ha giustamente affermato la ministra Bonetti: “l’assegno unico crea un deficit buono”. Già, perché dare denaro alle famiglie con più figli rappresenta con certezza l’investimento più importante e lungimirante che una nazione può fare.
Qualcuno chiede: perché lo Stato, per rimpinguare l’assegno unico, non ricorre al Recovery Fund? Semplice, perché questo serve esclusivamente per il capitolo investimenti e le politiche familiari in Italia sono ancora considerate spese assistenziali e non investimenti. E’ su questo cardine che l’Italia dovrà cambiare, nei prossimi anni, per adeguarsi davvero ai principali Paesi europei.

E alla fine ricordiamo che la Costituzione all’articolo 31 chiede un “particolare riguardo per le famiglie numerose”: sono decenni che questa è lettera morta, anzi tutti i dati — e la nostra esperienza quotidiana – ci dicono che ogni figlio in più fa scendere le famiglie verso la soglia di povertà. Eppure è preciso dovere di chi governa e che sulla Costituzione fa giuramento. Continuiamo quindi a sperare che ci sia … “un giudice a Berlino”.

di Carlo Dionedi
Unità politica