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Un assegno agli “extralarge”

Un assegno agli “extralarge”

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Sono quasi 26 milioni, secondo l’Istat, i nuclei familiari in Italia. Di questi, appena 128mila sono formati da 6 o più componenti. Negli anni Sessanta dello scorso secolo le famiglie numerose erano più di un milione, ai tempi nostri appaiono come una specie in via di estinzione.

Dal 2004 un’associazione dà voce ai nuclei ‘extralarge’: è l’Associazione Nazionale Famiglie umerose, i cui coordinatori territoriali si incontrano in questi giorni al centro congressi «Fonte Angelica» a Nocera Umbra. «Resilienti. Le famiglie numerose nell’inverno demografico » è il titolo dato all’incontro, cui partecipano circa 250 persone.

«Decidere di mettere al mondo un bambino è, prima di tutto, una scelta privata. Ma è orientata al bene comune – esordisce Mario Sberna, papà di sei figli e presidente Anfn –.
I nostri figli lavoratori, grazie ai contributi versati all’Inps, pagheranno la pensione di mia moglie Egle, che oggi ha maturato i requisiti per appendere il camice al chiodo. E pagheranno anche la mia e quella di un collega che non ha figli».

«Ma se il numero delle persone in età lavorativa – si inserisce Alfredo Caltabiano, pure lui padre di sei figli, consigliere nazionale del Forum delle associazioni familiari – si riduce sempre dipiù (negli anni Ottanta del secolo scorso per ogni pensionato c’erano sei lavoratori attivi, oggi il rapporto è di 1 a 2,8 e fra trent’anni sarà di uno a uno), pare ovvio che l’attuale welfare sostenuto dallo Stato è destinato a sparire». Ecco perché la scelta di una coppia di generare futuro conviene a tutti. Ed ecco perché lo Stato dovrebbe sostenerla, con politiche familiari organiche. Anfn vede con simpatia il Family act ma aspetta al varco il ‘parto’ dell’assegno unico universale, che dovrebbe assorbire tutte le altre provvidenze (comprese i 100 euro di detrazioni aggiuntive previste già dai tempi del governo Prodi per le famiglie numerose), per capire se e quanto sarà vantaggioso per le famiglie extralarge. «Si sente parlare di difficoltà a trovare le risorse necessarie per finanziare integralmente il provvedimento. Piuttosto che rimandarlo sine die, applichiamolo per intanto alle famiglie con almeno tre figli e a quelle con disabili. 

In questo modo anziché i 12 miliardi aggiuntivi ne servirebbero solo tre». In attesa di vedere le prossime mosse del governo, sta raccogliendo sempre più adesioni il network dei Comuni «amici della famiglia»: sono circa 80 gli enti locali che hanno aderito alla rete, promossa da Anfn, dall’Agenzia per la famiglia della provincia autonoma di Trento e dal Comune di Alghero. Lo stato dell’arte del progetto è stato illustrato da Mauro e Filomena Ledda, sardi, genitori di 4 figli, due tra i 15 testimoni della giornata di ieri. Un’esperienza cui guarda con attenzione anche l’Elfac, la federazione che mette insieme tutte le associazioni delle famiglie numerose sorte nel tempo in Europa e la cui presidente è Regina Florio, bergamasca, mamma di quattro figli: «L’esperienza italiana è divenuta un modello anche per altri Paesi», assicura. Le famiglie numerose infatti hanno dato prova di grande capacità reattiva anche durante il lockdown. «Ma se molte che vivevano una situazione di precarietà – ha osservato Alfredo Del Vecchio –, adesso stanno peggio di ieri». Per questo l’associazione ha dato vita, ormai da diversi anni, al progetto «Aiutiamoci»: mettendosi in ascolto, facendosi vicini – laddove possibile anche materialmente – a quelle coppie con prole numerosa che hanno necessità di attingere a servizi a bassa soglia.

Fonte: Avvvenire – Domenica 4 ottobre 2020 – pag.16  di Andrea Bernardini