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“State a casa! …ma: ci stiamo???”

“State a casa! …ma: ci stiamo???”

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Illustration of family members and wording


(ANSA) – ROMA, 06 APR – Nel 2018 il 27,8% delle persone vive in condizioni di sovraffollamento abitativo. Questa condizione di disagio è più diffusa per i minori, il 41,9% dei quali vive in abitazioni sovraffollate. Lo rivela l’Istat nella ricerca “Spazi in casa e disponibilità di computer per bambini e ragazzi”.

Il disagio si acuisce se, oltre ad essere sovraffollate, l’abitazione in cui si vive presenta anche problemi strutturali oppure non ha bagno/doccia con acqua corrente o ha problemi di luminosità. La condizione di grave deprivazione abitativa riguarda il 5% delle persone residenti e, ancora una volta, è più diffusa tra i giovani.
Infatti, vive in condizioni di disagio abitativo il 7,0% dei minori e il 7,9% dei 18-24enni. La quota, rivela l’Istat, scende al crescere dell’età fino ad arrivare all’1,8% fra le persone di 75 anni e più.

Non sapevo proprio come iniziare a scrivere sull’argomento “Sofferenza abitativa”, in particolare riferita alle famiglie numerose, e stavo cercando un’ispirazione, ben sapendo che rischiavo di esporre la “solita lamentela”, forse non supportata dai fatti. E invece, l’ANSA mi ha dato una mano.

Le percentuali esposte sembrano basse. Tutto sommato poche famiglie sembrano essere in “sofferenza abitativa”.
Molte, invece, sono le famiglie che non hanno lo spazio sufficiente e non hanno un piccolo spazio verde di “sfogo”, soprattutto quando abitano nelle città.

Per esempio, tempo fa, una conoscente mi raccontava che per dare più agio ai due figli aveva scambiato la camera matrimoniale con la loro. Doveva così “far bastare” gli spazi del trilocale di 70 metri quadri che stavano riuscendo a pagare con fatica, pur con due stipendi.

In Italia è difficile trovare abitazioni di nuova costruzione e con prezzo abbordabile con più tre stanze da letto. Lo spazio è un lusso che forse pochi possono permettersi. Le nuove case o appartamenti, se non sono abitazioni di lusso, spesso prevedono solo due camere da letto, come se avere più di un figlio o due non debba essere previsto.
Se lo spazio vitale di procapite dovrebbe essere di 25 metri quadri, 150 metri sono il minimo per una famiglia di 6 persone. Quante sono le famiglie di 6 persone che se lo possono permettere? Quindi, ancora una volta, avere figli è una scelta di chi “se lo può permettere”, dal momento che per vivere dignitosamente anche lo spazio è un bene di prima necessità?

La cronaca di queste settimane di epidemia ci ha anche scritto di una famiglia di 8 persone che non poteva isolare un aziano positivo al Coronavirus perché abitava tutta in 60 metri quadri. Una famglia da ammirare perché conviveva con i nonni e con il bisonno, ma in 60 metri quadri.
Per tanti isolare un familiare “positivo” in questo periodo non è possibile, perché le stanze e i bagni non sono sufficienti. A volte si vorrebbero rispettare le regole, ma non si riesce. E il contagio aumenta con tutte le conseguenze.

In un paese pieno di seconde case, se non terze e quarte, i giovani che si sposano e desiderano figli, possibilmente più di uno, a volte faticano a trovare delle abitazioni adeguate ad una vita familiare serena.
I bambini sono bambini e non possono non giocare. Qualcuno li vorrebbe sempre a scuola o impegnati nello sport, ma in questo periodo non si può. Spesso ci sono dissapori condominiali perché i bambini “danno fastidio”.
L’Italiano medio, è spesso insofferente ai giochi e anche solo alle urla dei bambini, che, si sa, in questo paese, non hanno diritto al passeggio, a differenza degli animali domestici. D’altronde i bambini portano i virus e lo diffondono (più della gente che si reca al lavoro e utilizza i mezzi di trasporto pubblici?).

Ma “restare a casa” potrebbe diventare un vero problema, soprattutto quando arriverà la bella stagione con il caldo e i suoi 30 gradi in tante case di città dai balconi minimi da cui guardare il mondo in silenzio e, forse, soffrendo ancora di più per la mancanza d’impianti d’aria condizionata.
Restare a casa per chi ha almeno un giardinetto o uno spazio all’aperto (come un terrazzo) è possibile. Ma chi non non ha questi “lussi” come farà a sopportare le giuste limitazioni per un periodo molto lungo? Certo dovrà farlo, ma potrebbe non farcela.

Per gli anziani che faticano a sopportare la solitudine forzata si sta pensando a quache iniziativa di aiuto? E per i bambini in sofferenza di spazio e di aria aperta si sta pensando a qualche rimedio?

Da tempo non si può neanche uscire per ”l’ora d’aria”, diritto di ogni recluso.
E’ vero che qualche concessione di troppo potrebbe portare ad atteggiamenti irresponsabili, ad esagerazioni, a folle che si riversano per strada provocando pericoli per la salute pubblica.
Però la triste esperienza che stiamo vivendo in questo momento deve farci riflettere su come lo spazio vitale minimo e il minimo spazio verde siano indispensabili per poter rispettare le regole e garantire una convivenza pacifica, rendendo tutti, anche le persone di una certa età, meno aggressivi e meno depressi, le famiglie più serene e positive, i bambini, adulti di domani, migliori.
Forse potrebbe essere un’occasione per capire il problema e cambiare, almeno un po’, la mentalità e renderla non solo più “family-friendly” e “kids-friendly”, ma anche più favorevole al rispetto delle regole.

di Esther Banfi

 

Illustrazione scaricata da Vecteezy.com