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Si fanno meno figli. Per convinzione, non perché costino

Si fanno meno figli. Per convinzione, non perché costino

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La ricerca di tre economisti conferma scientificamente una verità. La denatalità non è conseguenza delle crisi economiche. È il contrario.

Non vi sono dubbi che i figli siano un costo. Addirittura, in una società avanzata, ragionando in termini di contabilità fredda, persino un investimento a fondo perduto. Eppure, anche senza effettuare studi approfonditi, è evidente a tutti come non siano i Paesi più ricchi e le classi sociali più agiate a dare vita a famiglie numerose. Accade piuttosto l’inverso. Tant’è vero che, al crescere delle condizioni economiche, in genere diminuisce il numero di figli per famiglia.

Nel 2021 il tasso di fecondità totale delle donne italiane – che esprime il numero medio di figli per donna in età fertile – ha toccato un nuovo minimo storico: 1,17, molto al di sotto del cosiddetto «tasso di sostituzione», ovvero circa 2,1 figli per donna, ovvero il livello necessario per garantire il ricambio generazionale in presenza di un saldo migratorio nullo.

Per avere un pareggio bisogna risalire al lontano 1976. Dopo l’introduzione del divorzio e poi dell’aborto in Italia negli anni 1970, quell’indicatore è collassato e non si è più ripreso. La tendenza al calo demografico, in tutti i Paesi sviluppati – dal Giappone agli Stati Uniti d’America, dalla Germania all’Italia –, è infatti consolidata da lustri e non può evidentemente essere considerata come una conseguenza degli alterni cicli economici. Infatti, anche quando in fasi di ripresa economica, la natalità non riparte.

Lo stesso ulteriore crollo della natalità conseguente ai lockdown per CoViD-19 degli ultimi due anni è un’accelerazione al ribasso di un trend che in Italia è appunto negativo da decenni. Per di più il nuovo calo non è dovuto solo al peggioramento dell’economia, ma forse e soprattutto al clima di paura e di insicurezza creato da una comunicazione massmediatica ossessiva e da una gestione politico-sanitaria accentratrice e repressiva.

Leggi l’articolo completo su ifamnews.com di Maurizio Milano