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«Reti di solidarietà per vincere la crisi»

«Reti di solidarietà per vincere la crisi»

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Il vescovo Beschi nell’intervista a Radio E «I cristiani devono costruire la città di tutti»
Un messaggio di speranza rivolto a tutti i bergamaschi, con l’esortazione a creare nuove «reti di solidarietà» per fronteggiare la crisi economica, e alcune riflessioni sul ruolo dei sacerdoti, degli oratori, delle famiglie nella Chiesa e nella società odierne: questi i temi affrontati dal nuovo vescovo di Bergamo in un’intervista esclusiva concessa ieri a Radio E, in cui ha risposto con molta naturalezza a una serie di domande non previamente concordate.

La città di tutti
«Sono convinto – ha esordito monsignor Francesco Beschi – che la comunità cristiana possa offrire un contributo significativo alla costruzione di una città che sia la “città di tutti”. Occorre essere attenti, io credo, non solo alle richieste e alle esigenze delle persone, ma anche alle radici profonde di queste aspettative e bisogni, al di là della loro espressione immediata. Si tratta di condividere i “vissuti” delle persone, come si usa dire oggi: ecco, io verrò a Bergamo anche con questo intento».

la famiglia
Monsignor Beschi ha poi spiegato i motivi che lo hanno portato a sostenere con particolare affetto la nascita e le attività dell’Anfn, Associazione nazionale famiglie numerose (al di là del fatto che lui pure, avendo quattro fratelli, è cresciuto in una famiglia di questo tipo): «Ritengo che la famiglia debba essere messa in condizioni, sia dalla compagine sociale nel suo complesso che dalla Chiesa, di poter svolgere con tranquillità – con forza, aggiungerei – la sua missione, che è una missione fondamentale. Possono esserci altre realtà che aiutano le persone a crescere, ma la famiglia mantiene un ruolo insostituibile. Il suo compito è impegnativo quanto affascinante: credo che qualsiasi papà o mamma – ma anche qualsiasi figlio – possa raccontare le sue fatiche, in certi casi anche le sue sofferenze, e al tempo stesso la grande gioia che viene dal partecipare a relazioni familiari significative. Credo che di tutto questo vi sia una percezione diffusa: dire che la famiglia va stimata, apprezzata, sostenuta potrebbe perciò sembrare quasi un’ovvietà. Oggi, però, questo punto non è così scontato, va ribadito e chiarito. Nell’Anfn, in particolare, ho avuto la conferma entusiasmante che la famiglia può diventare, con l’aiuto di Dio e di coloro che le stanno vicino, soggetto attivo della sua promozione, del suo futuro».

L’affetto ai sacerdoti

Rivolgendosi ai sacerdoti della diocesi di Bergamo, il vescovo Beschi ha voluto per prima cosa esprimere loro il suo affetto: «Un affetto – ha aggiunto – che nella maggior parte dei casi non è ancora basato su una conoscenza personale, ma su ciò che ho sperimentato e che credo di aver capito nel corso della mia vita. Quando sono stato consacrato vescovo, sei anni fa, una delle cose che maggiormente ho percepito è che la condizione di presbitero era stata veramente l’humus, la terra fertile in cui ero cresciuto. Il ministero sacerdotale comporta per natura, direi, un aspetto di vicinanza, di condivisione. In un mondo in rapida trasformazione, come il nostro, questo ministero implica nuove forme di impegno e fatiche anche pesanti. Queste fatiche vanno affrontate nel segno della Passione di Gesù: Passione che è sofferenza, certamente, ma anche forza d’amore. Non vogliamo indugiare o desistere dalla missione a cui siamo chiamati, che è poi sempre la stessa, per tutti i secoli: portare agli uomini la speranza, portare la grazia del Signore».

La crisi economica
Ma questa speranza in quali parole e gesti concreti dovrà esprimersi, nell’attuale congiuntura, caratterizzata – a Bergamo come altrove – da una crisi economica che spesso si traduce anche in mancanza di fiducia nel futuro? «E’ chiaro – ha risposto monsignor Beschi – che l’attuale crisi non ha un aspetto solo finanziario, ma incide pesantemente sul mondo del lavoro. Questo sarà per tutti noi un grande motivo di preoccupazione nei prossimi mesi, perché l’incertezza nell’ambito lavorativo influisce negativamente sulla vita delle persone e dei nuclei familiari. Ecco, credo che la gravità della situazione non debba essere sottovalutata: da quello che ho potuto sapere, mi pare che la diocesi di Bergamo abbia ben presente questa necessità, come dimostra anche il suo contributo a favore di un “fondo di solidarietà” di cui usufruiranno lavoratori e famiglie in difficoltà. Questa donazione è un segnale: vorrebbe dare l’avvio a un processo più ampio, vorrebbe sottolineare la necessità di nuove forme di “solidarietà diffusa”. Lo dico, ora, in termini molto approssimativi: mi pare che la strada da seguire passi per la creazione di “reti solidali” fra tutti i soggetti che cercano di far fronte alle difficoltà del momento presente e che, soprattutto, non vogliono che la nostra società sia svuotata delle sue energie positive».

Il ruolo degli oratori
Un’ultima riflessione su un aspetto che accomuna le diocesi di Brescia e di Bergamo, ovvero la cospicua presenza di oratori e centri giovanili: «Vorrei esprimere a tutti coloro che contribuiscono ad animare queste realtà la mia riconoscenza. È importante che gli oratori siano delle “case vive”, accoglienti, abitate da giovani che hanno così la possibilità di arricchire la loro umanità mediante l’ascolto del messaggio evangelico e l’incontro con la persona di Gesù. Lo stile dell’oratorio si applica “a 360 gradi”: si rivolge a tutti, pur caratterizzandosi per una precisa proposta educativa. Già sapevo della vivacità degli oratori di Bergamo: ne sono felice, e spero che questa loro attività di servizio prosegua positivamente in futuro».
Giulio Brotti
Giulio Brotti, L’Eco di Bergamo