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Qualche pensiero scaturito dalla lettura del rapporto Istat pubblicato il 10 ottobre 2022

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“Alto il rischio di povertà o esclusione sociale nelle famiglie numerose. Nel 2021, l’incidenza del rischio di povertà o esclusione sociale continua a essere più elevata tra gli individui che vivono in famiglie con cinque o più componenti e risulta in aumento rispetto al biennio precedente (38,1% contro 36,2% del 2020 e 34,3% del 2019). Più nel dettaglio, il rischio di povertà o esclusione sociale è maggiore tra gli individui delle famiglie con tre o più figli (41,1% rispetto al 39,7% nel 2020 e 34,7% del 2019)”

Ecco questo è un rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica ma certamente non è una notizia perché noi – famiglie numerose – lo abbiamo sempre saputo … o meglio, “vissuto”.

Perché già quel 39,7% del 2020 o il 34,7% del 2019 erano dati, a dir poco fortemente preoccupanti, non confacenti ad una nazione moderna che guarda al progresso e alle generazioni future e per ciò stesso evocanti interventi di natura finanziaria forti ed immediati. Dove erano le politiche familiari? …”Assenti”.

Le famiglie numerose non nascono per “errore” ma per “amore” – amore alla vita.
Ma non per questo devono essere messe in “punizione fiscale” ….
Già la Costituzione della Repubblica Italiana si è espressa in modo chiaro, ma molte leggi dello stato italiano in questo senso sono “incostituzionali”.

Poi, con troppa frequenza, ci siamo sentiti dire … tanti figli li avete voluti voi, adesso arrangiatevi.
E infatti ci siamo arrangiati, ci siamo “associati” (ANFN) trovato soluzioni, convenzioni, ma tutto questo può non bastare, come di fatto i dati statistici dimostrano, ad evitare il rischio povertà.

Abbiamo esposto le nostre proposte, ovvero l’investimento a costo zero nel sostegno alle famiglie. Si, perché già è stato detto – tanto per parlare in dati tecnici – che il PIL italiano è cresciuto in questo ultimo anno grazie ai consumi delle famiglie e non grazie ai “ridondanti” bonus edili 110, facciate 90 ecc. dove senza nemmeno l’indicatore ISEE sono stati elargite ingenti gratuità in modo a dir poco tragicomico, da paese dei balocchi.

Forse recentemente qualcosa ha cominciato a cambiare ma, tanto per essere chiari, l’Assegno Unico Universale poteva andare bene se non venivano tolte le detrazioni fiscali,… ovvero occorreva ed occorre investire di più, almeno il doppio!

E’ un inizio ma nella sostanza, per le famiglie numerose in particolare – i dati ISTAT parlano chiaro – ma anche per altre, non cambia molto perché è sparito il concetto di “equità fiscale” che è il primo fattore da ripristinare.
Non è un fatto discriminante ma non può stare sullo stesso piano la tassazione del reddito percepito da un “single” con lo stesso reddito percepito da chi ha più figli a carico.
E il “carico” – evitando gli assurdi balzelli dei limiti reddituali inadeguati – si intende fino al completamento degli studi – anche accademici – con l’ingresso nel mondo del lavoro.

Il difetto fondamentale ovvero il “bug” dell’Assegno Unico è che non può assolutamente farsi carico dell’equità fiscale; chi ha avuto questa idea è fuori dalla realtà.
Una cosa è la “politica familiare” – e in questo senso l’assegno unico e universale va bene – una cosa è l’equità fiscale!
L’equità fiscale è il principio della progressività dell’imposta ma correlato alla capacità contributiva, ovvero secondo le persone (figli) che con quel reddito devono essere accresciute ed avviate alla loro vita adulta.

Sembra un concetto semplice da comprendere ma evidentemente tanto semplice non lo è o almeno non lo è stato fino ad oggi.

Vedremo i tempi prossimi per nulla semplici.