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“Per migliorare una società bisogna migliorare le sue famiglie”

“Per migliorare una società bisogna migliorare le sue famiglie”

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Conferenza preparatoria alla sessione speciale dell’assemblea generale ONU

di Roberta Sciamplicotti BRATISLAVA, martedì, 28 ottobre 2008 (ZENIT.org).-
“Per migliorare una società bisogna migliorare le sue famiglie”, ha
dichiarato Richard G. Wilkins, Managing Director del Doha International
Institute for Family Studies and Development, nel corso della Conferenza
preparatoria alla sessione speciale dell’assemblea generale delle Nazioni
Unite (Doha, Qatar, 29 novembre-2 dicembre).

La Conferenza, sul tema “Il 60° anniversario della Dichiarazione Universale
dei Diritti Umani: celebriamo l’impegno mondiale per la vita e la famiglia”,
si è svolta a Bratislava (Slovacchia) il 24 e il 25 ottobre.

Wilkins ha ricordato in primo luogo che le Nazioni Unite sono state fondate
alla fine della Seconda Guerra Mondiale per “prevenire il disprezzo
sistematico futuro dei valori fondamentali”, perché dopo due enormi
conflitti “la comunità internazionale era ben consapevole del fatto che
quando si corrompono i valori morali fondamentali è possibile e forse
inevitabile un male immenso”.

L’ONU è stato quindi istituito “per combattere il male programmatico e
promuovere responsabilità sociale, decoro e libertà”, ma “il raggiungimento
di questi obiettivi fondamentali richiede il riconoscimento e il rispetto
dell’intrinseco e assoluto valore della vita umana e della famiglia”.

Quest’ultima, ha spiegato, “non è solo un costrutto dell’immaginazione
umana”, ma “l’unità sociale naturale e fondamentale, e sempre più prove
mostrano che la sopravvivenza di una società dipende dai risultati positivi
che derivano dalla naturale unione di un uomo e una donna”.

A questo proposito, “il 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani fornisce un momento importante per commemorare e ricordare
ancora una volta al mondo queste importanti realtà”.

Analizzando i “continui benefici sociali” della famiglia, Wilkins ha
spiegato che i dati portano a “due incontestabili conclusioni”: “le
strutture matrimoniali stabili e naturali portano a profondi benefici per
uomini, donne e bambini”, mentre il loro crollo “impone significativi costi
sociali su individui e società in generale”.

Il matrimonio, ha constatato, “è più dell’unione di due persone; è
un’istituzione sociale”, e la gente sposata “in genere ha più salute: vive
di più, risparmia di più, ha più salute mentale e una migliore vita
sessuale, ed è più felice di quella non sposata”.

Tra gli sposati, inoltre, ci sono più bassi tassi di suicidio, di incidenti
fatali, di malattie acute e croniche, alcolismo e depressione.

Allo stesso modo, per quanto riguarda i figli, gli studi dicono che quelli
che vivono in una famiglia con entrambi i genitori avranno meno possibilità
di abbandonare il liceo rispetto a quelli con un solo genitore, saranno meno
soggetti alla povertà e verranno più spinti ad evitare di commettere, così
come ad avere una socializzazione positiva.

Il matrimonio, sostiene Wilkins, ha quindi “un valore sociale particolare e
unico”, promuove la salute fisica, mentale ed emotiva e incoraggia la
produttività sociale.

Per questo motivo, va difeso perché “il crollo della famiglia pregiudica le
generazioni future”.

Secondo Wilkins, da tutto ciò si possono dedurre tre conclusioni: “primo, la
famiglia è essenziale per il progresso sociale. Secondo, la famiglia
soprattutto nel mondo sviluppato sta funzionando (forse) meno bene che in
qualsiasi altra epoca della storia. Terzo, come membri di una società sempre
più globalizzata dobbiamo collaborare per riportare la famiglia alla forza e
alla funzione che aveva alle origini”.

“Le minacce che devono affrontare uomini, donne, bambini e la famiglia non
riguardano soltanto una fede, un Paese o una cultura ha constatato . Tutte
le fedi religiose, tutte le culture e tutti i Paesi devono unirsi per
combattere l’erosione della moralità e della famiglia. La profonda
importanza della famiglia naturale trascende i confini religiosi e
culturali”.

La famiglia “è la cellula originaria della vita sociale. E’ la società
naturale in cui marito e moglie sono chiamati a dare se stessi nell’amore e
nel dono della vita. L’autorità, la stabilità e una vita di rapporti
all’interno della famiglia rappresentano le basi di libertà, sicurezza e
fraternità nella società”.

Per questo motivo, Wilkins ha esortato “la società a tutti i livelli a
tornare alle verità fondamentali relative alla famiglia”.

“Per migliorare una società bisogna migliorare le sue famiglie”, ha
dichiarato. “Per contro, il metodo più rapido per distruggere la società è
indebolire le sue famiglie”.

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ZI08102807
28/10/2008