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Le culle vuote ci costeranno 13 punti di PIL

Le culle vuote ci costeranno 13 punti di PIL

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Alla presenza di un pubblico infreddolito e non solo dai rigori dell’inverno demografico, oggi 25 gennaio si è tenuto a Brescia il Convegno “Il paese delle culle vuote”.
Aprendo i lavori, Mario Sberna ha ricordate le misure che potrebbero incidere sulla natalità nel nostro Paese, congelate da anni: la carta sconti, che tanto successo ha ottenuto in paesi come la Spagna e la Polonia, il contributo figurativo per ogni figlio da riservare alle mamme lavoratrici, la riforma dell’Isee e, a livello locale della Tari.
“Spazi per intervenire con le politiche familiari ce ne sono – ha detto Sberna – perché per ora in Italia non esistono politiche familiari. Siamo il paese europeoo che investe meno sulla famiglia. Temo però che se aspettiamo oltre non sarà più possibile invertire la tendenza.”
E la tendenza non è per nulla allegra, come ha spiegato il presidente dell’Istat Giancarlo Blangiardo disegnando l’attuale situazione demografica e i suoi sviluppi nell’immediato futuro. “Il Paese si trova ad affrontare due crisi: quella economica e una demografica. Ma mentre sulla prima c’è comunque una certa attenzione, sul tema demografico si gioca la partita più dura, dove è più difficile spuntarla.”
Da 6 anni l’Italia batte i record negativi di nascite, “perdendo” ogni anno 20.000 bambini, pari a una cittadina come Feltre. Le cause? “Si è inceppato il meccanismo di transizione verso l’età adulta”, ha spiegato il professore, la maternità è diventata un’opzione per tante donne, i figli si fanno là dove ci sono le condizioni per farli. Lo stanno a dimostrare i tassi di natalità della provincia di Bolzano, 1.7 rispetto all’1.32 della media italiana: “Nella provincia di Bolzano esiste un mix di incentivi fiscali, servizi e politiche di conciliazione che supportano la natalità”. Il tema, ha infine sottolineato Blangiardo, si collega strettamente alla tematica dello sviluppo economico, con la contrazione del mercato interno e il PIL che dipende strettamente dalla struttura demografica della popolazione. “Se le condizioni non cambieranno” ha affermato il professore” il PIL italiano è destinato a calare del 13% nel giro dei prossimi 20 anni: 231miliardi di euro in meno.”
 
Ma non è solo una questione di numeri: lo ha ricordato Mario Bolzan, docente di Statistica Sociale all’Università di Padova che ha richiamato l’attenzione sulla scomparsa delle reti informali di cura e di supporto che le famiglie con figli garantiscono, famiglie dove la densità delle relazioni contrasta la “liquidità “ della società.”
Delle ragioni culturali della crisi che accompagna la denatalità ha infine parlato Davide Rondoni, scrittore e giornalista, padre di 4 figli, ”Il clima che respiriamo oggi è stato causato da un mix tutto italiano di cattocomunismo, sessantottismo e conservatorismo “: un cocktail micidiale che da una parte ha diffuso un concetto di libertà come assenza di limiti e dall’altra distrutto la figura del padre e l’autorità, con il conservatorismo a complicare lo scontro. “Alla fine, i figli, rimasti senza madre e senza padre, diventano figli dello Stato, come la deriva del caso Bibiano ha dimostrato”.
Il convegno si è chiuso con l’intervento di Massimo Gandolfini, presidente “Family Day” che ha rivendicato il ruolo primario dei genitori nella grande sfida della crisi demografica.
Regina Florio