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Lavoratori dipendenti e famiglie numerose non possono più aspettare

Lavoratori dipendenti e famiglie numerose non possono più aspettare

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Il leader Cisl: Governatore evasivo, prima si eliminino gli sprechi «Basta rinvii: subito le detrazioni Irpef per il lavoro dipendente»
Raffaele Bonanni, leader della Cisl, non ha dubbi: «Lavoratori dipendenti e famiglie numerose non possono più aspettare. Quindi Draghi chiarisca bene a chi vuole rivolgersi. La spesa pubblica sale non certo per colpa dei cittadini, già tartassati dalle imposte, ma per effetto degli sprechi. Mi sembra che il Governatore ometta proprio il fatto che i primi ad essere danneggiate da una spesa pubblica fuori controllo sono le famiglie. Quindi tutti i sindacati chiederanno che le detrazioni fiscali per il lavoro dipendente partano subito, senza aspettare mesi e mesi». Bonanni, in quest’intervista, non fa sconti nemmeno a Palazzo Chigi su un altro fronte caldo, quello degli infortuni sul lavoro: «Il governo ha impropriamente stornato dall’Inail fondi per 12 miliardi. Questi soldi devono ritornare ad essere investiti nella sicurezza. Altrimenti è inutile indignarsi per le morti bianche che la cronaca deve purtroppo registrare ogni giorno nel nostro Paese».
Draghi al Forex di Bari dice testualmente: «Eventuali misure di sgravio fiscale esplicano appieno il loro potenziale sull’economia solo se non portano ad un aumento del debito pubblico. Nel nostro caso, se sono compensate da diminuzioni della spesa corrente, che resta molto elevata». Il Governatore frena sul taglio delle tasse? Cosa ne pensa il sindacato?
«Io penso che farà bene, Draghi, a fare questi discorsi, ma vorrei anche sapere a chi si rivolge precisamente. Deve chiarire bene il suo pensiero. Questo perché se la spesa pubblica sale, ciò è dovuto essenzialmente agli sprechi di chi governa mentre i cittadini rischiano di continuare a subire una pressione fiscale che o rimane a livelli troppo alti o rischia di aumentare ancora. Allora bisogna che questo aspetto venga finalmente chiarito, chiedendo a chi di dovere il da farsi. Per la Cisl resta un fatto: nei prossimi mesi deve esserci un abbassamento delle tasse con riduzioni che potrebbero essere virtuose anche per i destini generali dell’economia. Ne sono convinto: meno imposte su lavoratori e famiglie renderanno più efficace anche la lotta all’evasione e all’elusione fiscale».
Da qui il vostro pressing sul governo perché abbandoni le cautele sui tempi e le misure da prendere nelle prossime settimane?
«Certo e proprio per questo mi sembra che Draghi ometta il fatto che a ricevere un danno da questa situazione sono soprattutto i cittadini. Sono stufo di sentire i governanti italiani, anche di questo esecutivo, che rampognano gli altri sui troppi sprechi quando il loro primo dovere è proprio di combatterli o di ridurli. Le famiglie non possono più aspettare e la nostra posizione è chiara da tempo: occorre intervenire subito a partire dalla vera emergenza nazionale».
Quale?
«Quella che riguarda i lavoratori dipendenti e i pensionati. Servono misure concrete per rilanciare il potere d’acquisto dei loro redditi, intervenendo in maniera forte sulle buste paga di chi ha più figli a carico, magari uno dei quali disabile».
Ci sono più proposte e più tavoli in ballo nel confronto col governo. Qual è l’obbiettivo delle sigle sindacali?
«La proposta che facciamo tutti quanti insieme, noi, la Uil e la Cgil, è che bisogna ridurre la pressione fiscale agendo su tre misure e in due tempi. La prima, immediata, riguarda le detrazioni fiscali in busta paga. A media gittata, invece, va introdotta una detassazione dei contratti di secondo livello (aziendali e territoriali, ndr) e occorrerà intervenire sulle aliquote Irpef, modificandone la curva e gli scaglioni con una prima aliquota ridotta dal 23 al 20%».
È sempre allarme sul fronte delle morti bianche…
«Costernarsi non basta più. Vorrei che il governo dicesse chiaramente che lo Stato ha succhiato tutte le risorse disponibili, “scippando” 12 miliardi all’Inail per finalità improprie. Quei soldi devono tornare ad essere destinati alla prevenzione e alla sicurezza. In questo Paese ci sono troppe imprese senza arte né parte, non selezionate e che si rifanno sul salario delle persone e sulla loro salute e talvolta sulla vita delle persone. Da vent’anni in Italia i morti sul lavoro, con lievi variazioni, sono un migliaio l’anno. Questo ritardo culturale sul fronte della sicurezza sul lavoro è inconcepibile e inaccettabile. Sarebbe opportuno che chi governa emanasse norme più rigorose per l’avvio delle attività delle imprese e che venisse varato un Piano straordinario per l’informazione e la formazione sulla sicurezza. Un Piano che potrebbe essere finanziato proprio dai fondi Inail, che devono tornare ad essere impiegati per questo scopo. Non ha senso dispiacersi per le disgrazie quotidiane quando nessuno fa nulla di concreto. Ed è necessario che vengano rivalutate anche le rendite di cui beneficiano le persone vittime di malattie professionali e infortuni. E i familiari di chi purtroppo ha perso la vita lavorando».
Metalmeccanici: forse siamo alla stretta finale, forse no…
«Se non si arriva all’accordo, è chiaro che l’unica strada che rimane è quella di un “lodo” (mediazione, ndr) del governo. È bene che le parti continuino a confrontarsi sino all’ultimo. Ma se la trattativa non si chiude positivamente, non resta altro che l’intervento del governo. Non vedo altra soluzione».
Daniele Vaninetti, Eco di Bergamo