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«La famiglia numerosa, un dono di Dio»

«La famiglia numerosa, un dono di Dio»

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Dino Boffo, direttore di Avvenire, risponde a Marcella, 37 anni, mamma di 6 figli

Caro Direttore,
anch’io, umilmente, appartengo alla categoria di quei “temerari” che osano generare figli. Ho 37 anni, 6 figli, una laurea in matematica, insegnante precaria alle superiori… quasi vent’anni di matrimonio. La mia vita è piena di impegni, faccende, compiti piccoli e grandi, nonché la partecipazione doverosa alla comunità ecclesiale, con qualche incarico. È invece poverissima di svaghi e divertimenti, ma ricca di serenità. Le preoccupazioni di ogni tipo esistono, ma esistono anche i miei sei figli: una ragazza e cinque maschietti, che rappresentano un dono di Dio non soltanto per la coppia di sposi che li ha messi al mondo, ma per la Chiesa che li ha generati figli di Dio, e anche per questa società sovente priva di valori, sterile e non di rado disperata. Sono serena: guardo al futuro dei miei figli con speranza, non perché possono contare su genitori speciali, ma perché prima di essere creature nostre, sono figli di Dio, “portati in braccio” uno a uno da Colui che è Amore.
Marcella (lombarda)

P.S.: Un appunto: spesso riportate fotografie di famiglie. Uno o due figli al massimo. Anche nei “logo” delle manifestazioni pro-famiglia, nelle tantissime pagine dedicate a questo tema… Temete di dare fastidio a qualcuno – anche nel mondo cattolico purtroppo non mancano i critici, ma è solo gente che non ha mai sperimentato la Provvidenza – o è solo distrazione?

Negli ultimi mesi abbiamo spesso dato voce a famiglie numerose e sono ben lieto di aggiungere un ulteriore riscontro di tale attenzione, ospitando anche la sua bella lettera, gentile signora Marcella. Raccolgo volentieri il suo richiamo conclusivo: cercheremo anche di pubblicare fotografie di famiglie con tanti figli – lancio un’idea: perché i lettori non ci danno una mano a rimpinguare il nostro archivio inviandoci foto delle proprie “tribù”? –, avendo presente che non potremo “strafare”, perché, per quanto vivaci e determinate, le famiglie numerose sono anagraficamente una rarità.
Ma la sua lettera mi ha colpito soprattutto per la frase conclusiva: «Sono serena: guardo al futuro dei miei figli con speranza, non perché possono contare su genitori speciali, ma perché prima di essere creature nostre, sono figli di Dio, “portati in braccio” uno a uno da Colui che è amore». Noi non smetteremo di insistere affinché la politica esprima finalmente un’attenzione effettiva alla famiglia, rimuovendo l’impressione di temerarietà che spesso circonda chi supera la soglia dei due figli. Ma non possiamo nemmeno rinunciare a dire che, per chi si professa credente, è anche questione di fede. Lasciare che in casa entrino molti figli – naturali o adottivi: non c’è differenza – è occasione privilegiata per mostrare che il nostro cristianesimo non è solo concezione intellettuale, ma fede che plasma la vita in risposta a Dio che davvero ci ama. Che l’apertura consapevole alla vita è ingrediente che davvero dona serenità e alimenta la speranza, mentre contribuisce a rafforzare anche le basi civiche della società, che si degradano se viene meno la gratuità e la solidarietà.
Complimenti e grazie!
Avvenire 7/5/2007