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«La Costituzione Ue dia dignità pubblica (e diritti) alle famiglie»

«La Costituzione Ue dia dignità pubblica (e diritti) alle famiglie»

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I Paolini: situazione peggiorata dal Family Day in avanti Il ministro Bindi: «Sono insoddisfatta della Finanziaria»

Milano «La situazione è peggiorata dal Family Day in avanti. Ora è più difficile fare politiche per la famiglia». Il ministro Rosy Bindi partecipa, nella redazione centrale di Famiglia Cristiana, alla presentazione del decimo Rapporto sulla famiglia in Italia, preparato ogni due anni dal Cisf, il Centro di studi internazionali sulla famiglia dei Paolini, coordinato da 20 anni dal professor Pierpaolo Donati, docente di sociologia della famiglia all’università di Bologna, e ammette la sconfitta: «Sono insoddisfatta della Finanziaria dal punto di vista della famiglia»

Più attenzione alla famiglia

Eppure gli italiani che credono nella famiglia e nel matrimonio e che quindi chiedono alle istituzioni nazionali e locali maggior attenzione, secondo lo studio, sono aumentati negli ultimi 25 anni dal 73 al 76 per cento. E anche la serenità e il benessere passano attraverso la famiglia e non solo in Italia. Luigino Bruni e Luca Stanca, professori associati di economia politica alla Bocconi di Milano, che hanno curato il capitolo su felicità e famiglia, spiegano che la relazione è strettissima, secondo i dati di un sondaggio che l’ha indagata in un campione di 138 mila individui di ben 75 Paesi. Insomma il calcolo dei benefici è percepito come positivo soprattutto da chi è sposato con figli, mentre ha un effetto inferiore tra chi convive e meno ancora tra i single. Il decimo Rapporto del Cisf è dedicato al riconoscimento della famiglia, quale valore aggiunto per la persona e la società e intreccia naturalmente ragionamenti giuridici ed economici. Insiste sull’idea di famiglia come capitale pubblico, centrale per la vita di tutti gli Stati. Tuttavia ieri il professor Donati ha fatto notare che sia nella Carta di Nizza e poi nella Carta dei diritti fondamentali del cittadino europeo, cioè nelle basi giuridiche della futura Costituzione europea, vi sono «tre articoli che equiparano dal punto di vista giuridico la famiglia alla privacy e la relegano nella sfera privata, dove i diritti sono solo degli individui e non della famiglia».

Gli indici di equità familiare

Questa idea di «famiglia privatizzata», che non conta in sé, ma solo come sommatoria di più persone, inquina anche le politiche economiche, perché è difficile riconoscere, per esempio dal punto di vista fiscale, quelli che Donati ha definito gli «indici di equità familiare». Secondo il sociologo bolognese è «alla luce delle difficoltà delle famiglie che oggi in Italia va interpretato il cedimento del sistema del Welfare, ma questa operazione non è ancora stata fatta nel nostro Paese». Invece l’introduzione di tali indici, che avrebbero ripercussioni anche su tariffe più eque per le famiglie con figli, sulle tasse universitarie, sull’intero sistema degli sgravi fiscali per i nuclei familiari, potrebbero migliorare anche la propensione degli italiani a mettere al mondo più figli. Ha spiegato Donati: «Bisogna lavorare perché le coppie facciano i figli che desiderano. Noi sappiamo dalle ricerche che le coppie italiane vogliono almeno un figlio in più, ma per poter soddisfare questo desiderio occorrono politiche economiche che glielo permettano».
Il tasso di 1,2 figli per donna, che attualmente viene registrato in Italia, provocherà inevitabili problemi in futuro: «Nel 2040 per ogni bambino con meno di 5 anni vi saranno 25 anziani, di cui 8 con oltre 80 anni. Pongo solo la domanda su chi pagherà le pensioni», ha detto Donati. Poi il sociologo ha ricordato che questi interrogativi erano stati già avanzati nel Rapporto del Cisf del 1991, ma «allora nessuno ci ha preso sul serio». Il ministro della famiglia Rosy Bindi ha ammesso che «politiche della famiglia degne di questo nome in Italia non ce ne sono» e ha fatto l’esempio delle tariffe: «Il calcolo delle tariffe sociali solo in base al reddito e non in base ai componenti del nucleo familiare provoca una grande ingiustizia». Ha rivelato che da un anno sta studiando una soluzione circa le tariffe, ma ha anche detto di non sapere «se la spunto».

«Rappresentazione falsata»
Inevitabilmente ieri si è finito anche per parlare di Dico. Il Rapporto prende posizione, anche se il titolo che invoca un «ri-conoscimento», cioè un «nuovo» riconoscimento del valore aggiunto della famiglia, anche come attore economico nella costruzione del bene comune della società, è stato deciso ben prima del recente dibattito sulla via italiana ai Pacs. Sottolinea infatti la diversità delle coppie di fatto da quelle unite in matrimonio. Ma spiega che ammettere la diversità non significa «discriminare». Il ministro Bindi ha polemizzato con gli studiosi del Cisf, definendo il Rapporto un «manifesto ideologico» contro i Dico e spiegando che se riuscirà a spuntarla sulle tariffe, esse avranno valore per tutti: «Non chiederò certo il certificato di matrimonio». Secondo il ministro il conflitto sulla famiglia «non è finito, anzi è pericolosamente dormiente». Donati ha risposto rilanciando «l’indice di equità familiare», che tiene conto della struttura reale della famiglia e «dove non c’è scritto se si è sposati o no», e sottolineando che in Italia oggi «la rappresentazione della famiglia è fortemente falsata»: «La stragrande maggioranza della popolazione vive in una famiglia normale e si aspetta norme precise relative ai diritti e ai doveri. Il problema vero sono le politiche familiari e non qualche cedimento ideologico a chi rivendica etichette diverse per la famiglia»
Alberto Bobbio, Eco di bergamo