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Istat: aumentano famiglie numerose in povertà assoluta. Cala l’occupazione

Istat: aumentano famiglie numerose in povertà assoluta. Cala l’occupazione

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Sono stati diffusi i dati del rapporto Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile (Bes 2014) condotto da Istat-Cnel sullo stato del benessere in Italia.
Dall’analisi dei dati emergono numerose criticità a partire dal calo dell’occupazione, il lavoro sempre più precario fino all’aumento della povertà nelle famiglie numerose con più di 3 figli, al calo dei redditi e all’aumento della propensione al risparmio. Ma non solo. Il quadro negativo tocca anche i giovani e i laureati che risultano sempre più insoddisfatti.

LAVORO– In base all’indagine nel 2013, il tasso dell’occupazione scende al 59,8% di fronte ad una media Ue del 68,5%. Il settore dell’occupazione registra anche “un preoccupante peggioramento della condizione dei lavoratori”.
Infatti, aumentano i lavoratori a termine di lungo periodo e cala la propensione alla stabilizzazione dei contratti temporanei.
In aumento i lavoratori con titolo superiore a quello richiesto dall’attività svolta (22,1% nel 2013).
In Italia si consolida la tendenza alla forte esclusione dei giovani dal mercato del lavoro mentre il Mezzogiorno presenta una marcata incidenza di occupati in posizione non regolare registrando nel 2012 il 19,1% rispetto al 10,5% nel resto dell’Italia.

POVERTA ASSOLUTA– La povertà assoluta è aumentata di 2,3 punti percentuali nel 2012 e tocca sopratutto le famiglie numerose con più di tre figli soprattutto con minori.
La percentuale delle persone che vivono in famiglie assolutamente povere passa dal 5,7% all’8% e aumenta in tutte le ripartizioni territoriali, dal 4% al 6,4% nel Nord, dal 4,1% al 5,7% nel Centro, dall’8,8% all’11,3% nel Mezzogiorno.Nel 2013 migliora comunque l’indicatore di grave deprivazione, che scende al 12,5% dopo aver toccato il 14,5% nel 2012. L’indicatore riguarda le persone che non possono sostenere le spese impreviste, un pasto proteico adeguato ogni due giorni o di riscaldare adeguatamente l’abitazione.

GIOVANI– A risentire della crisi, sono sopratutto le fasce più giovani che risultano sempre più meno soddisfatte della propria vita e delle prospettive future.
La soddisfazione dei giovani fra 20 e 24 anni passa dal 45,8% del 2011 al 32,5% nel 2013.
Stesso scenario anche per i laureati che dal 43,4% del 2012 a 41,7% del 2013.
Ma il grado di soddisfazione peggiora anche tra gli adulti e i lavoratori nelle regioni del Nord così come tra le donne che svolgono il part-time involontario, in forte aumento durante la crisi.
Di riflesso alla crisi, aumenta il bacino dei “Neet”, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano.
Una tendenza più marcata al Sud: se nel 2012 i Neet sono a quota 23,9%, nel 2013 raggiungono il 26% e si delinea un netto divario tra Nord e sud con un +19% al Nord e il +35,4% nel Mezzogiorno.

FORMAZIONE– Il rapporto registra un lieve miglioramento nella formazione sottolineando comunque che “la crescita è lenta e troppo esigua per riuscire a colmare l’importante divario che separa l’Italia dal resto dell’Europa”.
Infatti, nel 2013 il 58,2% dei 25-64enni possiede almeno il diploma superiore, contro una media europea del 74,9%. Inoltre, i laureati tra i 30 e i 34 anni sono appena il 22,4%, mentre la media europea è del 40%.

RICCHEZZA – La ricchezza netta complessiva degli Italiani cala del 2,9% nel 2012 nonostante risulti tra le più alte d’Europa non per i redditi percepiti ma per la diffusione della proprietà dell’abitazione di residenza e dall’elevato costo degli immobili. Il rapporto evidenzia che si tratta di una ricchezza ferma che non incide sul “reddito reale disponibile” che è quello che influenza i consumi.

RISPARMIO – Nel 2013 aumenta anche la propensione al risparmio (+12,8%) e sembra leggermente diminuito (intorno al 5%) il ricorso all’indebitamento. “Le famiglie – osserva il rapporto Istat-Cnel sul Bes – hanno dunque contratto i propri consumi per poter risparmiare e indebitarsi meno”.

SALUTE– Gli italiani hanno una salute “migliore” e un’aspettativa di vita tra le più elevate a livello internazionale, ma sono sempre più stressati e obesi.
I livelli di speranza di vita in Italia, sono di 79,6 anni per gli uomini e 84,4 per le donne.
Ma gli italiani sono i più stressati: infatti l’indice di benessere psicologico passa dal punteggio medio di 49,8 del 2005 a 49 del 2012, con un peggioramento soprattutto per la popolazione adulta e i giovani uomini (tra i 18 e i 24 anni l’indice passa da 53,4 a 51,7 per i maschi).
Anche l’obesità è un altro fattore che non tende a diminuire: il 44,1% delle persone dai 18 anni in su nel 2013 risulta in sovrappeso o obeso.
Gli italiani sono sempre più sedentari: un fattore che incide sulla salute del 41,3% delle persone dai 14 anni in su.
Mentre diminuiscono i fumatori, passando dal 23,3% nel 2010 al 21,3% nel 2013, e i consumatori ‘a rischio’ di alcol, dal 16,7% nel 2010 al 13,8% nel 2013.

COMUNI – Ad incidere sullo stile di vita degli italiani anche le offerte dei comuni che stanno soffrendo di gravi difficoltà economiche e penalizzando i servizi come quello del trasporto pubblico.
Nel 2011 l’insieme dei comuni capoluogo di provincia ha offerto 83.665 milioni di posti-km (poco meno di 4.620 posti-km per abitante), con una flessione del 3,6% rispetto all’anno precedente. Quindici capoluoghi di provincia hanno ridotto il proprio servizio di oltre il 10%.
Anche per quanto riguarda i servizi all’infanzia e i posti letto nei presidi sanitari si registrano dei peggioramenti. “Il caso che desta maggiore preoccupazione è la recente inversione di tendenza nell’accessibilità dei servizi per l’infanzia” viene scritto nel rapporto che evidenzia che nel 2011, dopo cinque anni di miglioramento, si registra infatti una riduzione dal 14% al 13,5% di bambini accolti nelle strutture pubbliche.
Quello degli asili nido presenta un divario tra nord e Sud: infatti il 18% dei bambini di 0-2 anni sono iscritti nel Centro-Nord e solo il 5% nel Mezzogiorno. Migliora la gestione dei rifiuti urbani, anche se in ritardo rispetto al resto dell’Europa: infatti, la raccolta differenziata passa dal 37,7% al 39,9% mentre il conferimento in discarica cala dal 42,1% al 38,9%.

POPOLAZIONE– A fine 2013, la popolazione over 65 anni rapprensenta il 21,4% del totale (registrando un lieve aumento rispetto al 2012 quando era del 21,2%).
Scendono invece leggermente, i giovani fino a 14 anni di età, passando dal 14% nel 2012 al 13,9% nel 2013.NASCITE- Nascite in calo in Italia per il quinto anno consecutivo: nel 2013 il tasso toccato il minimo storico di 514mila nuovi nati.
L’80% dei nuovi nati proviene da donne italiane, il 20% da donne straniere. Il numero medio di figli per donna scende da 1,42 nel 2012 a 1,39 nel 2013.

MATRIMONIO – La tendenza al matrimonio religioso perde terreno nei confronti del rito civile. Tra il 2008 e il 2013, i matrimoni religiosi sono passati dal 63% al 57%, mentre quelli civili crescono dal 37% al 43%. Lo segnala l’Istat nel report degli indicatori demografici del nostro Paese. Complessivamente nel 2013 si sono celebrati meno di 200 mila matrimoni, per un quoziente di nuzialità pari al 3,3 per mille, il più basso nella storia del Paese.

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