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Il Forum: «Passare dalla protesta alla proposta»

Il Forum: «Passare dalla protesta alla proposta»

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Sì all’informazione, sì alla collaborazione con le famiglie. No all’allarmismo, no alla confusione. È l’atteggiamento scelto dal Forum delle famiglie e dalle sue oltre 50 associazioni per affrontare l’allarme gender a scuola che – dopo la diffusione della circolare Giannini che ribadisce il diritto dei genitori ad esprimere il consenso informato sulle attività previste nel Piano per l’offerta formativa – «deve spostarsi dal piano della protesta a quello della proposta».

Lo spiega Maria Grazia Colombo, corresponsabile insieme a Lodovica Carli, del progetto “Il filo e la rete” promosso dal Forum per divulgare le buone pratiche di educazione all’affettività e alla sessualità. «Diciamo subito che il nostro progetto si inserisce in un duplice binario. Da una parte intende riproporre alle famiglie la necessità di inquadrare il discorso all’affettività e alla sessualità nell’ambito più ampio di un’educazione integrale. Oggi – osserva ancora l’esperta, che è stata a lungo presidente Agesc e oggi è anche responsabile scuola del Forum – su questo punto c’è molta confusione e inutili allarmismi. Occorre riportare il discorso su un piano propositivo, anche per svuotarlo da quella carica ideologica che non ci avanzare di un solo passo sulla strada della riflessione».

Secondo il progetto messo a punto dal Forum delle associazioni familiari, occorre utilizzare la vasta polemica scoppiata sulle cosiddette “teorie del gender” per tornare a riflettere sull’educazione all’affettività e per chiederci senza infingimenti cosa raccontiamo oggi noi, ai nostri figli, su questo argomento. «Crediamo che il gender possa risultare anche una provocazione salutare – riprende Maria Grazia Colombo – per rimettere l’argomento al centro dell’impegno educativo e per passare a una fase più costruttiva, che aiuti tutti noi, famiglie e associazioni, a fare un passo avanti».

Il progetto “Il filo e la rete” va proprio in questa direzione. Parte da una visione antropologicamente definita, che non accetta alcun compromesso ideale, ma poi, scendendo sul terreno della prassi educativa, si apre al confronto e quindi alla possibilità di trasferire informazioni anche a chi la pensa diversamente. «Questa è una posizione davvero laica nel vero senso del termine e cioè popolare – riprende la responsabile scuola del Forum – tenendo presente la parola greca da cui deriva, laikos, che fa parte del popolo.

Ecco, promuovendo buone prassi di educazione all’affettività e alla sessualità, crediamo di svolgere un servizio positivo per tutti, senza barriere ideologiche o culturali». Tanto è vero che nell’ambito del Foracs lombardo (Forum regionale genitori scuola) si creano spesso sinergie in ambito educativo, anche tra Agesc e Agedo (Associazione genitori famiglie omosessuali): «Sorprendente? Ma no – conclude Colombo – quando si parla di educazione a cuore aperto per l’ideologia non c’è più posto».

È ormai ricco di una ventina di esperienze raccolte dal “Filo e la rete”. Tra le altre c’è il progetto “Teen star”, nato negli anni Ottanta negli Stati Uniti e promosso in Italia dal Centro di ateneo per studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica di Milano. Proprio su questa esperienza ha deciso di puntare l’Age per offrire alle scuole statali un riferimento educativo nell’ambito dell’affettività e della sessualità. «Vogliamo essere concreti e propositivi, senza perderci in chiacchiere e polemiche inutili – osserva il presidente Fabrizio Azzolini – perché, soprattutto in un settore così delicato come l’educazione all’affettività, occorre puntare su un protocollo solido, soprattutto adeguato alle varie età dei ragazzi». Il progetto “Teen star” si rivolge agli adolescenti, ai giovani e ai genitori, sollecitando libertà e responsabilità e mettendo in luce la bellezza della reciprocità fondata sulla differenza sessuale.

Sul fronte dell’impegno antigender c’è da segnalare anche il decalogo diffuso dal “Comitato difendiamo i nostri figli” che offre indicazioni chiare per segnalare eventuali programmi scolastici “a rischio”.

Fonte: avvenire.it di Luciano Moia