• it
Gente di Piazza S. Giovanni

Gente di Piazza S. Giovanni

35 views
Condividi

Un milione mezzo di persone, gente di tutti i tipi e di tutte le provenienze, dal Nord e dal Sud, poveri e ricchi, grandi e piccoli: ecco chi é andato al Family Day a chiedere “Più Famiglia”

Gente che nella propria vita ha fatto spazio ad altre vite. Gente che in molti modi è morta: ai sapori, alle cose, a sé stessi, perché altri potessero vivere. Gente che non era coraggiosa ma ha avuto il coraggio di imbarcarsi in una avventura senza fine. Gente che non ha fatto conti per valutare se un nuovo arrivo era conveniente: ha aperto semplicemente le braccia e spalancato gli occhi colmi di commozione quando ha visto per la prima volta quel nuovo, incantevole arrivo. Gente che non ha fatto test prima di accettare, ha accettato ed era disposta ad accettare, comunque fosse. Perché avrebbe e ha detto, con gioia e tenerezza grandi, “bimbo mio” anche se quel bimbo fosse stato o era deforme. Gente che ha raccontato storie di fate e giganti anche se quelle orecchie non potevano ascoltare quelle storie, quegli occhi non potevano vedere libri di fiabe, quelle mani non avrebbero mai avuto la forza di stringere e accarezzare.
Perché talvolta la natura scorda la regola della “normalità” e dona doni differenti. Gente che non abbiamo lasciato dormire la notte, e il giorno dopo ci ha regalato con dolcezza ancora un altro sorriso. Gente che ha imparato a cucire, cucinare, fare maschere di Carnevale, giocare a rugby e studiare storia, riparare bicilette e cullare bambole, cantare sogni e poesie, tutto questo solo per riempire di gioia il cuore dei loro bimbi. Gente che ha passato interi fine settimana sui campi da gioco unicamente per rispondere “sì!” alla domanda retorica: “Mi hai visto mamma, mi hai visto papà?”. Gente che li ha mandati a scuola anche quando non ne avevano voglia, gente che li ha sgridati quando gettavano i vestiti in un angolo della stanza, gente che ha insegnato a ringraziare, e a pregare per ringraziare. Gente con un cuore grande, sopportando pazientemente che nella adolescenza i loro bimbi cresciuti provassero vergogna di farsi vedere dagli amici in compagnia dei genitori. Gente che ha mantenuto la calma quando i loro bimbi cresciuti andavano a spasso con una nuova innamorata dai capelli verdi e la gonna sempre troppo corta. Gente che ha pianto grandi lacrime, senza che i figli sapessero delle lacrime piante. Gente che si gira di scatto appena sente dire “Mamma!”, “Papà!”, anche se i capelli ormai sono grigi e le rughe profonde sul volto. Gente che ancora prepara i piatti preferiti, conserva come un tesoro i disegni fatti dai loro bimbi tanti anni prima, lascia ancora nello stesso armadietto della cucina la stessa latta per i biscotti. Gente che non ha avuto tempo di vistare tutte le capitali d’Europa, non ha mai messo quel profumo così costoso; gente che è arrivata a dimenticare che esiste la moda, che non conoscerà mai le auto sportive, le vacanze tropicali, lo spumante francese. Gente che non conoscerà mai la noia dell’effimero. Gente così, ed è la stragrande maggioranza del paese, era in piazza il 12 maggio. La meravigliosa quotidianità dell’amore era in piazza. Per dire che c’era, ed era felice di esserci. Per dire agli onnipresenti onnivori politici convenuti in sfilata, magari proprio a quei sette o otto con ventidue o ventitre famiglie sulle spalle, che la coerenza e la testimonianza è ben altra cosa e ben altro valore.
Più famiglia chiede la piazza; più bimbi più futuro, recita lo slogan delle famiglie numerose.
Chissà che, per la prima volta in Italia, se ne siano accorti anche gli stolti.
Mario Sberna

Condividi
Previous articlePatate per i più piccoli
Next articleF.D, un punto di partenza