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FRANCA: IO DISABILE, 4 FIGLI E SENZA MARITO, NON HO DIRITTI

FRANCA: IO DISABILE, 4 FIGLI E SENZA MARITO, NON HO DIRITTI

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Prepensionamento per le persone che assistono disabili, una conquista che sta prendendo forma.
Ma dalla provincia di Vicenza riceviamo lo sfogo di Franca, su una sedia a rotelle a causa di un incidente stradale, 4 figli, senza marito. Una disabile che non riesce a ottenere aiuti perchè non è ” a carico” di nessuno e cerca di vivere la sua vita in modo indipendente. Un caso? Non troppo: Franca parla di altri nella sua situazione, disabili che vorrebbero essere messi nelle condizioni di fare da soli. MA , per ora, la legge, non li contempla neppure.

Vi inoltro questa mail che ho già scritto alla regione veneto uff pari opportunità, e per conoscenza anche al presidente Luca Zaia, purtroppo.. senza risposta alcuna.

Certo.. i disabili fanno notizia solo quando vengono buttati giù da una rampa o presi in giro, ma vi assicuro che esiste anche un mondo della disabilità che con la stessa ha in comune il fatto di avere solo un mezzo di locomozione: per il resto, siamo e vogliamo vivere una vita normale!

Spero che qualcuno possa dare voce a questa situazione.

Oltretutto, leggo sul sito che è in via di approvazione la legge del prepensionamente ai soggetti che hanno assistito famigliari disabili per almeno 18 anni. Tutto bene, per carità, non voglio rubare diritti a nessuno, ma ancora una volta le categorie più deboli vengono svantaggiate: per categorie deboli intendo le famiglie numerose. Infatti, la maggior parte di famiglie che hanno la (s)fortuna di avere un figlio disabile ne hanno appunto in tutto 1, al massimo 2.

Al momento, il mio stato di salute non mi permette di andare a lavorare, poichè le ernie cervicali che ho sono inoperabili e mi rendono difficoltosa ogni attività lavorativa anche di tipo segretariale, in quanto, dovendo tenere il collo piegato, le stesse mi provocano doloro articolari, mal di testa e torcicollo, ma essendo in carrozzina il problema principale è che sto perdendo l’uso della mano destra, con la conseguente imporssibilità di avere una vita autonoma, pur nella disabilità.

Le mie braccia sono più importanti dei piedi, perchè io con le braccia ci cammino.

Se avete voglia, leggete il mio sfogo,che non riguarda solo me, ma anche altre persone che conosco, nella speranza che a qualcuno interessi..

ALLA CORTESE ATTENZIONE DELLA SIG.RA GIADA

e per conoscenza al presidente Luca Zaia.

Gentile Sigr.ra Giada

Come da accordi telefonici, le sottopongo la questione di cui abbiamo parlato stamattina al telefono.

Sono una persona con disabilità motoria, vivo in carrozzina da 15 anni a causa di un incidente in macchina dovo sono stata tamponata riportando danni permanenti alla colonna vertebrale.

Nonostante questo, ho sempre voluto condurre una vita da protagonista e non passiva, anche nella società. Dopo l’incidente infatti ho avuto 2 gravidanze, ( prima avevo già 2 figli) e ho iniziato a praticare sport a livello agonistico, basket in carrozzina.

Attualmente sono impiegata presso un’azienda chimica con un contratto part time di 6 ore al giorno e percepisco uno stipendio di circa € 2000 mensili ( comprensivi di 704 € di assegni famigliari) dal quale devo togliere 650 di affitto ogni mese.


Per lo stato, sono talmente ricca che non beneficio più della pensione di invalidità poichè ho superato il reddito di 14600 € circa….

Nel mese di ottobre 2009 ho subito un altro tamponamento, in seguito al quale sto avendo dei problemi fisici per cui, anche dopo la chiusura dell’infortunio, dovrò assentarmi da lavoro per molto tempo per terapie fisiche e per riprendere le forze.

Per questo motivo, mi sono informata circa i congedi straordinari, per i quali ci si può assentare dal lavoro per un massimo di 2 anni nel corso della vita lavorativa.
Con mia grande amarezza ho purtroppo scoperto che io non posso usufruire di questo, poichè … la legge prevede una sorta di “assistenzialismo” al disabile, in quanto il disabile DEVE ESSERE A CARICO DI QUALCUNO, e non può essere indipendente.
Nella mia situazione, la questione è un pò diversa, poichè, purtroppo, ho perso mio marito e quindi grazie al mio lavoro vivo da sola e mantengo i miei 4 figli tutti minori.

Mi sono sentita rispondere da più persone piu o meno facoltose e/o competenti che dovrei andare a vivere con i miei genitori per farmi curare(:::)
Io non voglio essere sulle spalle di nessuno, sono grande, adulta, vaccinata e autonoma fintanto che il fisico me lo permette.
Sono una contribuente, pago le tasse, lavoro, sono impegnata nella società,segue le varie attività comunale del territorio in cui vivo, attività parrocchiali, faccio parte della nazionale femminile di Basket in carrozzina… ma per la legge… disabilità significa assistenzialismo.

Ma allora, perchè ci sono molte campagne che promuovono e spingono le persone disabili ad uscire di casa per inserirsi nella società, e che stimolano la società a non trattare i disabili come diversi, quando proprio lo stato per primo ci tratta diversamente e ci discrimina???

Per stare a casa dal lavoro, visto che le mie condizioni fisiche ora non mi consentono di lavorare, dovrei mettermi in mutua, il che significa che secondo il mio contratto dopo 3 mesi il mio stipendio mi verrebbe corrisposto nella misura del 30%, cifra che non mi consentirebbe di mantenere la mia famiglia.


La legge recita… I famigliari che hanno un disabile a carico che necessita di assistenza possono astenersi dal lavoro per prestare le cure necessarie…
Io sono la disabile, non sono a carico di nessuno, mi devo prendere cura da sola di me stessa, facendo delle terapie in acqua tutti i giorni e dando tempo al mio corpo di recuperare la condizione ottimale per andare a lavorare: perchè io sono discriminata? Perchè non posso usufruire di questo “privilegio”?


Conosco molte mamme che hanno figli con disabilità che usufruiscono del congedo parentale (che ricordo serve per assistere i figli e/o un coniuge in stato di disabilità) e poi mandano i figli al ceod o nelle varie cooperative, quindi il disabile è via da casa per quasi tutto il giorno: ha senso? E’ corretto?

Allora è forse vero che le persone con disabilità devono “piangere” per ottenere qualcosa..
Ma io non lo voglio fare, voglio solo essere trattata come gli altri.

Mantengo la mia famiglia, mi occupo dei miei figli, sono cittadina italiana, pago le tasse, voglio essere una risorsa per la società in cui vivo, non un peso.
Per tanto ho bisogno di astenermi dal lavoro per curarmi, e nel frattempo poter pagare una persona che mi aiuti con i bambini se necessario, ma chiedo lo stesso diritto delle altre famiglie.

Se così non fosse, se non ricevessi risposta alcuna neanche questa volta, significa che tutte la campagne sarebbero state vane: il disabile che necessita di assistenza e che possibilmente abbia a bava alla bocca è una sorta di fiore all’occhiello per lo stato Italiano che in questo caso si vanta di prestare aiuto alle categorie più deboli?!?

Invece un disabile indipendente e autonomo per avere aiuto che cosa deve fare? Tra 1 mese finirò l’infortunio, dovrò essere operata e per l’inail sono in grado di tornare al lavoro, ma non è così. Come farò a mantenere i miei 4 figli?

Chiedo solo un modo, una deroga alla legge o una nuova interrogazione che permetta a me, ma anche ad altre persone nella mia situazione, di essere considerati come persone uguali.

Noi l’handicap lo portiamo addosso, perchè dovremmo caricarlo sul 730 di qualcuno?

Perdoni questo mio sfogo, ma le assicuro essere voce di tanti che come me hanno fiducia in una società migliore, che purtroppo non c’è. Almeno per il momento.

Franca Borin
LA FOTO è STATA TRATTA DAL SITO DELL’AASSOCIAZIONE UN AIUTO A UN AMICO ONLUS
http://www.aiutaunamico.it/