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Fisco più equo per le famiglie

Fisco più equo per le famiglie

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ll modello francese
Fisco più equo
per le famiglie

Il quoziente familiare è un meccanismo fiscale semplice che consente di trattare in modo uguale famiglie di differente composizione: al nocciolo il quoziente familiare elimina la progressività d’imposta dovuta al fatto che, a parità di reddito imponibile, le famiglie hanno un diverso numero di componenti. Se consideriamo un reddito imponibile di 45 mila euro si divide questo valore per il numero di componenti e il valore così ottenuto è quello su cui si calcola l’aliquota marginale di imposta. In questo modo si riconosce implicitamente ciò che appare ovvio nella vita quotidiana e cioè il fatto che la fondamentale unità decisionale, per il lavoro come per la spesa, è la famiglia. Con un sistema progressivo d’imposta l’aliquota marginale aumenta all’aumentare della base imponibile: ma ragioni di equità suggeriscono che a parità di reddito l’aliquota marginale dovrebbe essere più bassa quanto maggiore è il numero di componenti. Nel caso di un singolo la divisione darebbe ancora 45 mila euro mentre per una famiglia con due genitori e due figli (che pesino fiscalmente la metà) la divisione darebbe 15.000 euro. In Italia l’aliquota marginale diventerebbe del 38% per il single e del 23% per la famiglia: è equo che l’aliquota marginale sia più bassa perché a parità di reddito nella famiglia vivono quattro persone anziché una e quindi la sua capacità contributiva, come stabilisce anche la Costituzione, è ovviamente più bassa. In teoria è possibile arrivare al medesimo risultato con meccanismi di detrazioni, ma in concreto ciò non avviene, se non casualmente: il sistema di detrazioni o deduzioni, che potrebbe far coincidere teoricamente i due valori, è il risultato discrezionale di una decisione politica. In aggiunta a ciò le detrazioni vengono sempre più agganciate al reddito, come una concessione piuttosto che un diritto.

La conseguenza è che fra il 2002 e il 2009 il valore della detrazione per un figlio a carico di una famiglia a medio reddito è diminuito, al netto dell’inflazione, mentre è rimasto costante il valore reale delle detrazioni per il coniuge a carico fra il 1995 e il 2009. Così come il valore limite del reddito per essere considerati a carico è lo stesso da 14 anni. Con il meccanismo del quoziente familiare ciò non sarebbe potuto avvenire e se fosse accaduto si sarebbe rivelato chiaramente, anche a livello politico, come un aumento della pressione fiscale sulle famiglie, in particolare se numerose. Secondo alcune stime l’introduzione del quoziente familiare in Italia avrebbe un «costo» di circa 8 miliardi di euro, e questo modo di esprimersi rispecchia in realtà una grave imprecisione: il cosiddetto «costo», quale esso sia, misura in realtà l’eccesso di pressione fiscale sulle famiglie, in particolare quelle con figli. La chiarezza e semplicità dei meccanismi fiscali sono una questione di democrazia, la cui mancanza porta a indesiderabili eccessi di discrezionalità politica e ad una economia più debole. Il quoziente familiare è stato introdotto in Francia il 31 dicembre 1945 e da allora nessun governo in carica ha mai pensato di rimetterlo in discussione, ma se mai di migliorarlo, perché i francesi ne sono pienamente soddisfatti. Ciò è parte di una più ampia politica per le famiglie, di sostegno dei redditi e della domanda interna, il cui beneficio emerge con chiara evidenza nel corso di questa grave crisi: i consumi delle famiglie francesi hanno continuato a crescere anche nel corso dell’ultimo anno, nonostante la grave crisi. In Italia il quoziente familiare potrebbe essere introdotto senza scosse nel giro di quattro anni, con evidenti benefici per le famiglie e l’economia.
Luigi Campiglio, Eco di Bergamo