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Famiglie numerose: la cinquina degli Sberna

Famiglie numerose: la cinquina degli Sberna

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«Berlusconi e Tremonti non hanno mantenuto le promesse del Family day» La «vertenza» con la Loggia

E cinque. Mario Sberna e la moglie Egle sono stati acclamati per la quinta volta consecutiva presidenti nazionali dell’Associazione famiglie numerose. Il nuovo incarico (l’ultimo ammesso dallo statuto dell’associazione) è giunto al termine dell’affollata, coloratissima assemblea di Fiuggi animata da star della tv come Lorena Bianchetti o del sistema mediatico come il direttore di Famiglia Cristiana don Antonio Sciortino. Ma soprattutto da un nugolo di bambini, vera «anima» delle famiglie numerose. Quella di Mario e Egle, peraltro, da poco s’è allargata, aggiungendo non uno ma… due posti a tavola: ai tre figli naturali e al figlio adottivo si sono aggiunti due bimbi in affido.
Ma fra le «creature» di Mario e Egle rientra a pieno titolo anche l’associazione che cinque anni fa hanno ideato, fatto nascere e poi crescere. All’inizio semplicemente per condividere con altri genitori i problemi e le esigenze di chi ha tre figli e più in casa. Poi riuscendo a far entrare il tema della famiglia (e di quelle numerose in particolare) nell’agenda di governi e amministrazioni locali.
Molte le promesse raccolte, specie a livello nazionale, soprattutto a rid osso delle elezioni. Assai più esigui i frutti concreti. Sberna, nel suo discorso alle assise nazionali, ha ricordato in negativo la finanziaria 2008 di Tremonti, un politico «che non ha dimostrato il benchè minimo interesse per le famiglie», ma anche l’ultimo Dpef: «Un blocco oltremodo deludente anche per i precisi impegni presi dall’on. Berlusconi nel corso dell’ultima campagna elettorale e sul palco del family day». Parlando di politici, una frecciata Sberna l’ha dedicata anche «alle festine che – pur private – contribuiscono anch’esse a denigrare la famiglia e squalific! arne i valori». Da qui «la decisione di rinunciare per sempre a invitare politici politicanti alle nostre assemblee».
MA NON SONO questi aspetti a scoraggiare le famiglie numerose, vero fenomeno nel panorama un po’ asfittico dell’associazionismo di casa nostra: le 300 famiglie associate nel 2005 sono diventate oggi 8 mila (con più di 50 mila persone coinvolte) di cui 400 bresciane. L’incremento medio è di oltre 60 famiglie iscritte ogni settimana. Una sede associativa c’è ormai in 96 province: quella di Brescia è presso le Acli provinciali in via Corsica. L’associazione organizza oltre 100 incontri all’anno, convegni, e il sito internet con 5000 contatti quotidiani è il più cliccato in Italia sul tema «famiglia».
Non mancano i risultati operativi: l’associazione ha convenzioni con le maggiori case automobilistiche e con esercizi commerciali, parchi divertimento, eventi culturali; ha inoltre ottenuto riconoscimenti economici da parte del governo e degli enti locali (detrazioni, assegni familiari, family card, riduzioni su tariffe energetiche, buoni casa, bonus per famiglie numerose ecc.). Nulla è piovuto dal cielo: tutto è stato ottenuto, da quella grande «famiglia di famiglie» che è l’associazione.
E a Brescia? Qui si trascina da tempo una vera e propria «vertenza» con la Loggia di ieri e di oggi. «Sia chiaro – spiega Sberna – che qualche risultato è stato ottenuto. L’assessore Capra aveva introdotto un contributo annuo di 500 euro una volta e di 600 euro l’anno successivo. Quest’anno l’assessore Maione ha portato la somma a 700 euro, e a beneficiarne sono state 360 famiglie numerose bresciane».
MA QUESTA è anche la forma assistenziale cui l’associazione è meno affezionata. «Le richieste che abbiamo fatto al Comune come a molte amministrazioni locali – spiega Sberna – riguardano la card per i trasporti pubblici! , una “carta-famiglia” che renda accessibili i costi di cinema e musei per famiglie numerose, sconti alle mense che siano commisurati al numero di figli di una famiglia». Tutti strumenti di una vera e propria «strategia dell’attenzione» alle tante famiglie che rendono la città più giovane e più ricca di vita. «Molti Comuni, anche di centrodestra come Parma, hanno già adottato strumenti come questi», ricorda Sberna.
A Brescia, invece, la «vertenza» è ancora aperta.

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