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“Calderoli: è in arrivo il quoziente familiare”

“Calderoli: è in arrivo il quoziente familiare”

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Calderoli: è in arrivo
il quoziente familiare

Calderoli: è in arrivo
il
quoziente familiare

Il ministro: porto la bozza sul
fisco a Bossi in ferie a Ponte di Legno
«Governo tecnico? Altro che
piazza, per me il Nord se ne va»

                     

 

Il federalismo fiscale nasce a
Bergamo. Anzi, siamo precisi: a Mozzo. Ieri, nella sua casa in collina, il
ministro Roberto Calderoli ha dato gli ultimi colpi di lima al pacchetto che
riguarda Regioni e Province. Dopo l’intervento in serata a Pontida («Abbiamo
l’obbligo di realizzare le riforme e il programma. L’alternativa sono le
elezioni, diversamente altro che piazza: per me il Nord se ne va»), il titolare
della Semplificazione normativa è partito per Ponte di Legno. Ad attenderlo
Umberto Bossi: «Due anni fa a Ferragosto gli avevo portato il federalismo
fiscale in generale, l’anno scorso i primi decreti, quest’anno gli ultimi…».
Che comprendono anche novità di peso: il fisco a misura di famiglia, per
esempio. E mentre fuori è tempesta, in senso letterale e (politicamente) figurato,
lui è pragmatico: «Abbiamo dei programmi da rispettare, è la priorità».

Ma se il Pdl scendesse in
piazza per chiedere elezioni, voi sareste con loro?

«Ci sono tanti altri passaggi da
realizzare prima. Questo mese d’agosto sarà fondamentale».

Spieghi.

«Non sto apprezzando il modo di
far politica di questi ultimi due mesi. Perché è tutto tranne che fare
politica».

È d’accordo con il capo dello
Stato che ha chiesto di abbassare i toni?

«Sembra incredibile che la Lega,
che è sempre stata accusata di usare toni alti, debba essere l’elemento di
equilibrio. Noi non apprezziamo né quando i finiani attaccano Berlusconi, né
quando si utilizzano strumenti che non hanno niente a che fare con la politica
per attaccare qualcun altro».

Allude all’appartamento di
Montecarlo?

«Alludo in generale a un
comportamento che, usato da entrambe le parti, non ci piace. Gli attacchi di
Bocchino e Granata sono l’equivalente degli attacchi de "Il
Giornale". Chi la fa, l’aspetti: però non si fa altro che inseguirsi su un
terreno che, francamente, con l’interesse del Paese non ha nulla a che fare».

Sta citando ancora
Napolitano.

«L’interesse del Paese, come ha
detto il presidente, deve essere prioritario per tutti».

La crisi è scoppiata mentre
si realizza a tappe il federalismo fiscale. Ministro, vi rompono le uova nel
paniere?

«Mentre tutti erano presi dalle
loro vicissitudini, noi abbiamo fatto quel che dovevamo fare. Nel maggio 2009
abbiamo fatto una legge delega che utilizza come strumento i decreti attuativi
e che quindi per affinarsi chiede sì al Parlamento un parere, ma non deve più
ricevere un voto».

Sta dicendo che il
federalismo è blindato?

«Per una direttiva del governo
Prodi, e quindi in periodi non sospetti, i decreti legislativi sono fra i pochi
atti obbligati. A fronte di un governo dimissionario, sfiduciato, o anche in
campagna elettorale, il federalismo va avanti. Una gran soddisfazione».

Nessun rischio?

«Si può perdere tempo. Ma
l’unica cosa che potrebbe fermarlo davvero è un governo che non lo vuole fare.
Governo tecnico o allargato che dir si voglia».

E un governo di
centrosinistra?

«Oggi non esiste un governo
alternativo all’attuale».

Par di capire che siete
ottimisti nel caso si andasse al voto.

«Assolutamente. È vero che, come
dice Napolitano, un voto non farebbe bene all’economia. Ma va detto che i conti
sono stati messi in sicurezza con la Finanziaria. Quindi, se devo pensare a
qualcosa che non fa bene, preferisco due mesi di campagna elettorale piuttosto
che un governo tecnico che sai quando si insedia e non sai quando finisce».

Quello non lo digerite
proprio.

«I governi tecnici, non avendo
paternità politica, non devono rispondere a nessuno e fanno sfaceli».

Come uscirebbe la Lega dalla
prova delle urne?

«Siamo l’unico partito che tutti
i sondaggisti confermano in crescita. Ma bisogna avere il senso della
fattibilità delle cose: se anche avessimo il 18 o 20 per cento, ma fossimo
soli, non realizzeremmo il programma».

L’alleanza col Pdl resta
quindi salda.

«Gli unici che hanno rispettato
i patti sono il Pdl e soprattutto Berlusconi, per l’impegno che c’è con Bossi».

Gli elettori di centrodestra
avevano scelto una coalizione che faceva della compattezza un fregio,
contrapponendosi ai problemi del centrosinistra. Per loro la faccenda resta un
bel rospo da ingoiare.

«Chi è fuoriuscito ha tradito il
mandato elettorale. Col centrosinistra si trattava di partiti già esistenti,
qui ci sono gli strascichi di una fusione a freddo Forza Italia-An, fatta
dall’alto. Fusione che noi non abbiamo condiviso alle origini».

La Lega alza il tiro mettendo
sul piatto consensi?

«Non alziamo nessun tiro, non
chiediamo poltrone: vogliamo rispettare i programmi e che anche l’altra parte
li rispetti. È quello che ci interessa. Ed è un programma, il nostro, condiviso
non solo con il Pdl. Per dire, l’unica cosa su cui votano a favore quelli
dell’Italia dei valori è il federalismo».

Proprio loro hanno denunciato
Bossi per vilipendio, perché ad Arcene ha parlato di «Stato delinquente».

«Qualcuno è alla ricerca di
visibilità…».

Ma con Fini si è sentito?

«In questi giorni mi son sentito
con i capigruppo di Lega e Pdl, con Schifani, con Maroni e con Bossi, con
Berlusconi. E oggi sì, mi son sentito anche con Fini».

E cosa vi siete detti?

«È stata una telefonata
cordiale, io con Fini non litigo. Bisogna fare politica, cercare di parlare,
dialogare, condividere certe posizioni. Poi se non è possibile, ognuno fa per
sé. Però io non rinuncio mai: confronto fino all’ultimo».

L’area di «responsabilità»
diventa ago della bilancia. Un ruolo che avete sempre rivendicato come vostro.
O no?

«La Lega oggi è una grande forza
nella coalizione. Ma noi lo facciamo in funzione dei voti, gli altri, invece,
lo fanno con gli eletti anche coi nostri, di voti. È uno scippo».

Montezemolo ha criticato
Berlusconi. Emerge il leader del terzo polo?

«Ma Montezemolo chi è? È
incredibile il ruolo che gli viene attribuito. In Confindustria o alla Fiat
mica l’hanno promosso. Non riesce più a vincere neanche con la Ferrari, e la
Ferrari ha vinto sempre. Ora arriva a insegnare come funziona il mondo?».

Ministro, a Bossi porta le
bozze su federalismo fiscale regionale e provinciale. Dettagli?

«Per la prima volta nella
fiscalità delle Regioni si introdurrà il concetto di quoziente familiare. Deve
esserci un atteggiamento diverso nei confronti dei single e di chi ha la
famiglia, e anche a seconda di quanti sono i componenti del nucleo familiare.
Auspico che questo sia il primo passaggio, perché dopo quello dell’autunno ci
sarà la riforma fiscale generale. Su questo principio ho sempre puntato e,
garantisco, lo faremo digerire anche a Tremonti».

Buone nuove per le famiglie.

«È una cosa di giustizia. La
tassazione di un reddito deve considerare necessariamente i famigliari a
carico. Se i due terzi di un reddito sono già stati spesi per mantenere i
figli, tale reddito va considerato diversamente da quello di chi invece non ha
persone a carico».

Quando sarà una realtà?

«Porto la fiscalità regionale in
Consiglio dei ministri per settembre, poi il Parlamento stabilirà la data di
partenza. Per i Comuni, invece, le novità sono in arrivo adesso».

Dice che per gli enti alla
canna del gas sulle risorse si intravede la luce alla fine del tunnel?

«È appena stata pubblicato sul
sito web del Demanio l’elenco dei beni che vanno a Comuni, Province, Regioni. È
un patrimonio».

E le imposte?

«Tutte le imposte immobiliari
che prima andavano allo Stato ora andranno ai Comuni. E mica chissà quando: a
gennaio del 2011 si parte».

Affitto, compravendita,
possesso. Non è che si rischia la moltiplicazione dei prelievi?

«No. Oggi noi paghiamo una serie
di imposte. Noi proponiamo un’unificazione e, da subito, un abbassamento».

Ce li dica, i vantaggi per il
contribuente.

«Facciamo un esempio: quando
oggi si compra una prima casa si paga un 4% circa di tassa di registro. Dal
gennaio sarà il 2%. Il trasferimento sulla seconda era 10%, diventa l’8%. Così
la cedolare secca sugli affitti al 20%. Soldi che andranno ai Comuni».

E come si compensa il minor
introito nelle casse dello Stato, scusi?

«Sugli affitti, per esempio,
renderà di più un’aliquota ridotta in modo che tutti siano stimolati a
registrare i contratti. Si combatte il nero, anche perché le sanzioni
aumenteranno».

E tutto il comparto
immobiliare farà capo ai Comuni?

«La proposta è quella che ha
fatto cambiare atteggiamento all’Anci rispetto alla Finanziaria. Poi se il
Comune, con le sue banche dati, fa emergere dall’evasione un immobile, emerge
anche un reddito. E se il reddito dell’immobile va al Comune, il reddito
generale va allo Stato. C’è comunanza di interessi. Nella logica di pagare
meno, ma pagare tutti».

Anna Gandolfi


Eco di Bergamo