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Un modo diverso di essere imprenditori

Un modo diverso di essere imprenditori

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Poniamo alla vostra attenzione il modo di essere di un noto imprenditore dell’Alto Adige, avere il coraggio di intraprendere percorsi diversi da quelli normalmente proposti come validi e necessari a quanto pare è possibile.

Oberrauch porta 450 dipendenti in vacanza: “Serve a fare gruppo”
Salewa & Oberalp: l’imprenditore organizza un viaggio collettivo. “La meta la scelgono loro”

di Antonella Mattioli
altoadige.it

BOLZANO. Alla cena di Natale con i dipendenti Heiner Oberrauch, 55 anni, presidente del gruppo bolzanino Oberalp-Salewa, ha annunciato le tre possibili mète del viaggio aziendale di una settimana che si farà a maggio: deserto del Marocco, Albania, Turchia. Il numero uno dell’azienda leader nel settore dell’abbigliamento tecnico per l’avventura in genere e la montagna in particolare è uno che crede davvero che il collaboratore sia una risorsa preziosa da premiare e valorizzare. In tempi di crisi, in cui si parla ormai soltanto di tagli, esuberi, prepensionamenti, sembra appartenere ad una specie in via di estinzione o, forse, è semplicemente un imprenditore lungimirante. «Il viaggio che organizziamo ogni cinque anni – spiega Oberrauch, grande appassionato di scialpinismo, arrampicata, bici – è il mio modo per ringraziare tutti e festeggiare assieme il successo dell’azienda».

Come è nata l’idea?

«Io e mio fratello Georg (Gruppo Sportler) abbiamo ereditato da mio padre Heinrich (gruppo Oberrauch Zitt) un certo stile nei rapporti con il personale. Il viaggio con i collaboratori fa parte della nostra filosofia aziendale. Tanto per fare un esempio: cinque anni fa siamo stati in tenda nel deserto del Marocco e dieci anni fa in barca a vela. Cambiano le mete, non lo spirito che è quello dell’avventura. Sono convinto che nelle condizioni di massima semplicità si crea e si rafforza lo spirito di squadra che serve per far funzionare un’azienda. L’esperienza mi ha insegnato che uno può essere un grande imprenditore ma da solo non va da nessuna parte. Per questo, se è importantissimo il momento della selezione del personale, lo è altrettanto la valorizzazione per consentire alle persone di dare il meglio».

Alla fine, tra le tre proposte, quale sarà la meta scelta?

«La sceglieranno loro, i miei collaboratori, ma credo che al momento la più gettonata sia l’Albania. Io ci sono stato due volte: la prima ho fatto scialpinismo, la seconda in bici con mia moglie. Mi sono innamorato di quel Paese e della sua gente. Andare lì serve a sfatare anche certi pregiudizi ».

Quanti dipendenti ha il gruppo Salewa-Oberalp?

«450».

E in genere partecipano tutti?

«Circa 200. Ma credo che quest’anno faremo due gruppi: uno più “avventuroso” e un altro per chi ama le cose più soft».

Le spese sono a carico dell’azienda.

«Sì. A chi lavora da noi solo da un anno si chiede un piccolo contributo. Io comunque non lo considero un regalo: ritengo che se l’azienda va bene il merito è di tutti e i benefici vanno condivisi».

In effetti quando come nel caso del suo gruppo gli affari vanno a gonfie vele è “facile” organizzare anche questo tipo di iniziative.

«La crisi per la verità la sentiamo anche noi. Ma bisogna riconoscere che in tempi come questi le persone riscoprono il contatto con la natura e noi offriamo un prodotto che va in questa direzione. In ogni caso, se prima si cresceva al ritmo del 10-15% all’anno, adesso siamo sul 3-4%. Comunque siamo riusciti a mantenere il fatturato sulle cifre dell’anno precedente: 175 milioni».

Cala il mercato europeo, cresce quello asiatico.

«Proprio così. Abbiamo 40 negozi monomarca in Europa, 50 in Cina e 90 in Corea. Gli asiatici apprezzano tantissimo il nostro prodotto perché unisce il design italiano alla tecnologia tedesca».

Lei davvero è convinto che certe iniziative a favore dei dipendenti alla fine premiano.

«Il momento non è facile per nessuno. La concorrenza è forte: scandinavi, germanici, americani sono concorrenti agguerriti. Bisogna investire continuamente in ricerca. Ma è proprio nei momenti di crisi che è necessario fare squadra, sentirsi orgogliosi di far parte di un gruppo. Anche per questo mi piace mettere a disposizione dei miei collaboratori con figli e una certa anzianità aziendale un maso a Tires e una casa sul Gargano: così 40 famiglie in questi anni hanno potuto andare in vacanza. Non tutti oggi possono permettersi le ferie al mare o in montagna ».

E’ vero che nella sua azienda non si timbra il cartellino?

«È così. Per quanto mi riguarda la trovo una prassi assurda. Se uno esce mezz’ora prima un giorno per andare a farsi una corsa, so che la recupererà il giorno dopo o appena ci sarà la necessità».

Non teme che qualcuno ne approfitti?

«No. Così i dipendenti lavorano di più e meglio. Con loro faccio molte cose: il mercoledì, ad esempio, si esce spesso assieme a fare sport all’aria aperta».

Avete dipendenti che fanno il telelavoro?

«Sì, ci sono e funziona bene».

E part-time?

«Il part-time non è facile da organizzare, ma si cerca di venire incontro alle esigenze in particolare delle mamme che magari dopo qualche anno rientrano a tempo pieno».

In azienda comunque avete anche il nido.

«Abbiamo una struttura con quindici posti ed è motivo di orgoglio. Non solo: i bambini portano tanta allegria. Noi comunque preferiamo che almeno per un po’ la mamma stia a casa e favoriamo questa soluzione».

In che modo scusi?

«Dopo i primi tre mesi di aspettativa la dipendente prenderebbe il 30% della retribuzione, noi garantiamo il 50%».

Visto il clima pochi saranno invogliati a cambiare lavoro.

«Abbiamo collaboratori che lavorano da una vita, ma c’è anche chi cambia per fare nuove esperienze. Qualcuno poi torna e per noi è positivo perché porta in azienda nuovo know-how ».


Chi non conoscesse l’azienda in questione può visitare i seguenti link: www.salewa.it e www.salewa-cube.com/it

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