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Storia di Francesco

Storia di Francesco

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Francesco ha compiuto un anno. Che cosa c’è di tanto strano? Per capire la meraviglia di questo evento occorre sapere chi è Francesco.

E’ nato l’otto febbraio 2006, idrocefalo, cerebro leso, con l’esofago piegato in due. Abbandonato dalla madre in ospedale subito dopo la nascita.

Appena nato, è stato sottoposto a un delicato intervento chirurgico, nella convinzione che non ce l’avrebbe fatta. Ma Francesco ce l’ha fatta.

Ha trascorso i suoi primi dieci mesi di vita in un lettino del reparto di terapia intensiva della pediatria, avendo come famiglia le infermiere e i medici e come uscite i trasferimenti nella sala operatoria o in radiologia. Le sue “distrazioni”, se così possiamo chiamarle, erano le flebo, i prelievi, le TAC, la sostituzione della PEG (il sistema di alimentazione attraverso un tubicino che va direttamente nello stomaco) ecc.

Ma nonostante tutti i problemi, i suoi occhioni profondi dicevano semplicemente che lui voleva vivere.

A ogni problema, reagiva in modo sorprendente, perché voleva vivere.

Nessuno lo voleva. L’assistente sociale ha provato tutte le strade possibili per trovare una famiglia disposta ad accoglierlo, ma niente.

Siamo venuti per caso a conoscenza che Francesco cercava famiglia. Noi non pensavamo assolutamente all’adozione né a dare la disponibilità all’affido. Avevamo già otto figli e, avendo superato entrambi la cinquantina, pensavamo di poter finalmente respirare un po’, visto che Pietro, l’ultimo nato ha iniziato le elementari. Basta asilo, basta pannolini, lettini, passeggini, autentici traslochi in occasione di qualsiasi piccolo spostamento.

Ma il Signore era in agguato. Al pensiero di Francesco ci sentivamo inquieti. Raffaella, in particolare, è sempre stata terrorizzata al pensiero di un figlio handicappato. Una sera ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti: lo prendiamo? Per poter capire ci siamo messi in silente e fiduciosa preghiera, alzandoci anche di notte per capire se quella era veramente la volontà di Dio.

E’ vero che il Signore manifesta a noi la sua volontà donando una grande pace al cuore che la accoglie; in una settimana avevamo la risposta: lo Spirito Santo aveva fretta per Francesco e ci ha fatto chiaramente capire che lui era il nostro nostro “numero 9”.

Restava il problema dei figli. I più piccoli (9-8-6) anni non avevano problemi: per loro era una meravigliosa avventura poter accogliere un fratellino più sfortunato di loro. Per i più grandi (26-25-22-19-17anni) è stato più difficoltoso. Noi li abbiamo lasciati completamente liberi di decidere. Abbiamo suggerito loro di mettersi in preghiera e di farci sapere: il no di uno sarebbe stato il no di tutti.

Lo Spirito Santo deve averli abbindolati ben bene perché tutti hanno detto: sì, lo accogliamo.

In soli tre giorni abbiamo ottenuto l’affidamento dal Tribunale per i minorenni e per il primo mese l’abbiamo assistito in ospedale. La prima volta che abbiamo visto quel corpicino ripiegato su se stesso nel lettino dell’ospedale, abbiamo avuto la certezza che lì c’era Gesù sofferente. Per noi subito Francesco è diventato Gesù da curare, coccolare, consolare. Si è subito instaurato un feeling incredibile tra noi e lui e ha cominciato a reagire in modo assolutamente straordinario, tanto a stupire medici e infermiere. Finalmente, il 1° dicembre, Francesco è uscito dall’ospedale e ha fatto trionfale ingresso nella nostra casa.

In questi tre mesi, nonostante i problemi (temiamo debba affrontare un nuovo intervento), Francesco è cresciuto e ha fatto enormi progressi. Ci ha rivoluzionato la vita, ma ne valeva la pena.

Siamo davvero grati al Signore che ci ha di nuovo rimesso in pista a servizio della vita, sofferente, difficile, con mille problemi, ma VITA. Francesco è la dimostrazione lampante che la vita non si può misurare in base alla sua qualità, come una bottiglia di vino. Francesco è l’immagine del Cristo sofferente e il poterlo servire ci sta dando una pace e una gioia indicibili. E’ vero: non abbiamo più la possibilità di disporre liberamente del nostro tempo, non possiamo muoverci insieme per qualche giorno, non sappiamo ancora se potremo andare in vacanza questa estate. Ma che importa tutto questo? Basta guardare Francesco negli occhi e capiamo che la vita sta lì, che la nostra felicità sta nel servire notte e giorno questa creatura.

Non siamo bravi: chiunque potrebbe fare quello che abbiamo fatto noi. Siamo invece dei privilegiati perché il Signore ha scelto due persone fragili come noi per accoglierlo in Francesco, facendoci sperimentare una pace e una gioia tali che ci sentiamo degli sposini innamorati alle prese con il loro primo figlio.

Grazie Francesco di esserci. Grazie ignota mamma che non lo hai abortito, ma lo hai lanciato nella vita: non disperarti, perché Francesco veglia su di te, perché tu possa trovare pace e incontrare quel Dio che forse non conosci, ma che tutto può nel suo amore provvidente.

Giovanni e Raffaella