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RU486: è una scelta senza problemi?

RU486: è una scelta senza problemi?

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I giorni dell’estate sono stati attraversati da argomenti non proprio vacanzieri ma sui quali occorre riflettere; ci riferiamo all’annuale relazione sullo stato di attuazione della legge 194 che il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha consegnato nei giorni scorsi al Parlamento e alla decisione assunta dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) di autorizzare l’uso della RU486 per la finalita’ abortiva”.
La relazione ministeriale segnala che le interruzioni di gravidanza nel 2008 si sono ridotte rispetto all’anno precedente del 4,1% che equivale quasi a un dimezzamento rispetto al 1982, l’anno del record di aborti in Italia. E qui corre l’obbligo di puntualizzare che nonostante sia in crescita il numero di medici obiettori, arrivati a superare il 70% del totale, le nude cifre rivelano che l’attesa tra il rilascio del certificato e l’intervento s’è complessivamente ridotta. Dunque, nessuno scoraggiante intoppo per chi decide di abortire. Le ragioni del fatto che gli aborti continuino a diminuire e che tra le giovanissime non vi sia alcun aumento delle interruzioni di gravidanza – come invece si osserva altrove in Occidente – suggeriscono un dato che sfugge alle statistiche e che attiene allo stato di salute profondo del Paese, a quel tessuto di valori e di relazioni che impedisce di guardare all’aborto come a una ‘scelta di libertà’, e lo mostra così com’è.
L’altra notizia di questi giorni, legata alla possibilità di intraprendere un’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) mediante l’assunzione della RU486, richiede di essere meglio approfondita nella sua complessità sia scientifica che umana per evitare un processo di banalizzazione dell’aborto.
L’assunzione dell’RU486 deve essere preceduta da un’accurata ecografia, per stabilire l’età gestazionale del feto visto che l’aborto chimico non può essere praticato oltre le sette settimane di vita del nascituro. La RU486 (Mi¬fegyne è il nome del prodotto commerciale), non è una pillola, ma sono quattro. Tre pillole di mifepristone vanno assunte il primo giorno, a distanza di poco tempo l’una dall’altra. La quarta, la prostaglandina (misoprostolo) viene assunta dopo tre giorni per condurre all’espulsione dell’embrione morto grazie alle contrazioni dell’utero. Non è ben definito il tempo di espulsione dell’embrione ne se l’eliminazione del “materiale abortivo” sia completa o meno. Quindi la donna attraversa un travaglio abortivo di almeno tre giorni, tempo drammaticamente ampio rispetto ai pochi minuti dell’aborto chirurgico.
Il più autorevole consesso medico italiano, il Consiglio superiore di Sanità, in ben due pareri – 2004 e 2005 – ha indicato che «la donna deve essere trattenuta fino ad aborto completo» in ospedale, vista l’impossibilità di prevedere il momento dell’espulsione dell’embrione, e considerati i rischi del metodo chimico rispetto alla procedura chirurgica.
I sostenitori più convinti della pillola hanno già messo in campo una violenta polemica proprio contro questa modalità di ricovero, lanciando accuse di voler tenere forzatamente in ospedale le donne che richiedessero la Ru486: si agita lo spettro del ricovero coatto. Ma in Italia esiste già la possibilità per tutti di firmare le dimissioni volontarie dall’ospedale.
L’ultima non trascurabile considerazione relativa alla sicurezza del “farmaco” è che in vent’anni di impiego sono stati descritti 29 decessi oltre alle numerose gravi complicanze, secondo quanto ammesso dalla stessa azienda produttrice.
Un altro aspetto non ben chiarito riguarda i giorni di degenza ospedaliera visto che questa “terapia” deve essere condotta in regime ospedaliero. Sorgono spontanee alcune domande:
E’ possibile che tutta la procedura si espleti in ospedale?
Quattro giorni di degenza???
E se l’aborto non si esaurisse in quattro giorni?
Quanto tempo aspettare prima di intervenire chirurgicamente con la revisione di cavità?
E la pleonastica domanda sui costi?
Con questo nostro intervento intendiamo ribadire con forza la nostra vicinanza alle donne che vivono sulla loro pelle il dramma dell’aborto, chimico o chirurgico che sia e rinnoviamo il nostro impegno di promozione delle politiche di educazione alla sessualita’, di sostegno alla vita della famiglia e delle persone.
Luigi Ippolito
coord. prov. Parma
Presidente AMCI (Associazione Medici Cattolici Italiani) sezione di Parma

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