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M.Sberna risponde al lettore di Famiglia Cristiana: figli solo per amore

M.Sberna risponde al lettore di Famiglia Cristiana: figli solo per amore

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Caro Direttore,
abbiamo letto la critica alle famiglie numerose del Sig. Scovazzi, ci pare doverosa una risposta. Molto tempo fa, prima che esistesse l’abbondanza di consumismo che conosciamo, la sapienza popolare considerava la nascita di un bimbo come un dono senza prezzo. Oggi una gravidanza viene spesso considerata come una vera e propria catastrofe. Molta gente preferirebbe la nascita di un vitellino a quella di un bambino. Il vitello è utile, si fa di tutto per farlo nascere; un bambino non sempre è utile e dunque si fa di tutto per non farlo nascere: dal contraccettivo, alla sterilizzazione volontaria, all’aborto. I bambini oggi non sono i benvenuti: se insistono nel voler venire al mondo, è legalmente consentito sradicarli dall’utero fin dal concepimento. Come siamo riusciti ad arrivare a tanto? In parte la risposta viene dalla nostra storia recente: nel corso degli ultimi decenni, ci siamo trasformati in solidi materialisti. Tutto è diventato mercato, moneta, commercio. Il vitello è diventato d’oro e al soldo ci siamo convertiti facilmente. I nostri pensieri girano attorno a numeri: di bancomat, di crediti e debiti, di rate, di bollette, di scontrini. Ci siamo fatti i calli sulle mani a forza di contare tanto denaro. Anche i pochi bambini cui permettiamo di nascere sono frutto di calcoli: con certosina precisione, decidiamo in anticipo quando, come, dove, se. Non sembrano figli dell’amore, sembrano figli dei conti. Adesso no, è presto, più avanti forse; prima la casa, il lavoro, le ferie; e quanto lavoro ci daranno quando nasceranno? Quanto tempo ci faranno perdere (il tempo è denaro!); Quanto bene dovremo (potremo) dargli? Quanto guadagneremo con la loro nascita, cioè quanto ci saranno utili? La cosa stupirebbe fino ad un certo punto se, per paradosso, chi pone queste domande non fosse la stessa società che parla in continuazione di diritti umani (soprattutto nei Paesi altrui). Anzi, chi più si impegna a difendere i diritti umani (contro la pena di morte, contro la schiavitù delle donne, contro la barbarie dell’infibulazione…), più si impegna a difendere il diritto di non far nascere. Paradosso, perché il diritto alla vita è il primo e fondamentale. Se non sappiamo difendere quello, come potremo essere credibili nel difendere quegli altri? Noi che contiamo denaro, legalizziamo l’aborto e parliamo di diritti umani, al materialismo aggiungiamo null’altro che l’ipocrisia. E continuiamo a guardarci tranquillamente allo specchio, come se nulla fosse. Che tristezza. Siano benedetti coloro che sanno, desiderano, vogliono ancora “perdere tempo” a cantare tenerissime ninna nanna. Le racconto una storia. Un giorno, i bambini si avvicinarono alla loro mamma intenta a preparare il pranzo e le consegnarono un foglio. C’era scritto: “Per aver pulito le nostre stanze, 2 euro; per aver tagliato l’erba, 3 euro; per aver preso bei voti a scuola, 5 euro. Totale 10 euro”. La mamma guardò con infinita tenerezza quei figli che le giravano intorno colmi di aspettative e sul retro scrisse: “Per avervi portato in grembo nove mesi, nulla; per non aver dormito la notte allattandovi, curandovi, baciandovi e accarezzandovi, nulla; per il cibo sempre pronto, per lavare, stirare e accudirvi, nulla; per accompagnarvi a scuola e aiutarvi nei compiti, nulla; per le preoccupazioni e le speranze che mi aspettano, nulla. Costo totale del mio amore per voi: nulla”. Per amore, solo per amore. Amore totale, disinteressato, grande. Che non chiede, non pretende, non calcola, non compra. Molte persone pensano che l’amore sia sì necessario ma talvolta si debba fermare di fronte a rinunce, dolori, sacrifici, fatiche. Ma l’amore vero è l’amore che dà tutto, nonostante le piccole o grandi sofferenze del quotidiano. In un mondo in cui tutto è calcolato, quantificato, limitato, mercificato, l’amore dei genitori per i figli non ha limiti, poiché la misura dell’amore è amare senza misura. Non c’è da stupirsi se nelle famiglie numerose cresce il futuro migliore del nostro Paese. In queste case la solidarietà, la condivisione, la forza e il coraggio per affrontare le difficoltà, la sobrietà felice, il dono totale, sono pane quotidiano. Quei figli, il domani della nazione, sono tutti voluti, desiderati, coccolati, accarezzati, cresciuti, educati, senza nulla pretendere da loro né dalla società. Si aggiungono posti a tavola, basta solo stringersi un po’. Non significa ridurre la portata dei limiti – culturali, fiscali, tributari – che questa Italia impone violentemente a chi si apre alla vita. Anzi, le famiglie numerose si sono unite in Associazione proprio per denunciare e smantellare quei limiti. Ma, nonostante i Governi, nonostante i bassi stipendi, nonostante le facili ironie, quando la priorità è il bene dei figli, è più semplice fare i conti a fine mese. Quel che ci sta, ci sta; quel che non ci sta, pazienza. Significa fare a pezzi l’egocentrismo, l’individualismo, l’edonismo, la vanagloria, il prestigio, l’arrivismo e sostituirli con quanto di più prezioso c’è: la vita. Ne vale sempre la pena.
Mario e Egle Sberna, presidente Ass.naz. Famiglie numerose