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Mons. Crepaldi: “politiche familiari insufficenti, serve una cultura rinnovata”

Mons. Crepaldi: “politiche familiari insufficenti, serve una cultura rinnovata”

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La famiglia ha bisogno di una rinnovata cultura
Monsignor Crepaldi spiega le contraddizioni della modernità sulle politiche familiari

di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 18 febbraio 2008 (ZENIT.org).- “Non bastano le politiche sociali per sostenere le famiglie, ma serve una rinnovata cultura che promuova un’idea di famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita”, afferma monsignor Gianpaolo Crepaldi.

E’ quanto ha detto il Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace a Rimini, sabato 16 febbraio, in un incontro organizzato dalle associazioni diocesane, nello spiegare la relazione tra famiglia e bene comune alla luce della dottrina sociale della Chiesa.

Prendendo spunto dal Messaggio per la Giornata mondiale della Pace in cui Benedetto XVI scrive che “la famiglia nasce da un ‘sì’ responsabile e definitivo di un uomo e di una donna e vive nel ‘sì’ consapevole dei figli che vengono”, il Vescovo Crepaldi ha precisato che esiste “un nesso chiarissimo tra la vocazione naturale alla famiglia” e la vocazione ad “un altro progetto su di noi che consiste nel far parte della grande famiglia umana”.

“Se l’uomo non riesce a cogliere la famiglia come vocazione naturale, come potrà accogliere l’appartenenza alla più vasta famiglia umana come un’altra vocazione naturale da assumere responsabilmente?”, si è chiesto il Segretario di Giustizia e Pace.

Monsignor Crepaldi ha sottolineato che la famiglia non può essere una “produzione convenzionale e contrattuale” altrimenti intenderà “il bene comune al massimo come un regolamento condominiale”.

Mentre, ha aggiunto il presule, per la dottrina sociale della Chiesa il bene comune della famiglia è inteso come “una comunità di fratelli e sorelle” che condividono “una vita buona nella verità e nella giustizia”.

Per realizzare “politiche familiari di sostegno alla famiglia tramite la valorizzazione della famiglia” – ha ffermato il Segretario del Dicastero Vaticano –, “la questione principale è di ordine culturale”, attiene cioè alla “comprensione che le persone hanno della famiglia e del suo valore unico”, senza di cui “anche le politiche tarderanno a venire oppure verranno secondo modalità addirittura negative per la famiglia stessa”.

Secondo il Vescovo Crepaldi, se “le politiche familiari considerano la famiglia solo come il terminale della burocrazia dei servizi sociali, capita che gli interventi siano più dannosi dei danni cui vorrebbero rimediare”.

A questo proposito il presule ha indicato quanto sta succedendo nei Paesi del Nord Europa caratterizzati da provvidenze ed aiuti efficientissimi verso la famiglia, ma, nello stesso tempo, alla crisi della famiglia, ad un numero altissimo di figli nati fuori del matrimonio, ad una durata brevissima dei matrimoni e a forme di poligamia diacronica.

“Questo perché – ha rilevato monsignor Crepaldi – le politiche fiscali sono accompagnate ad una legislazione che equipara la convivenza di fatto, compresa quella tra omosessuali, alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, oppure prevede il cosiddetto divorzio breve”.

“Se le politiche della famiglia non hanno alla base una corretta interpretazione culturale della famiglia stessa, rischiano di essere controproducenti e soprattutto di non essere valorizzatrici della famiglia stessa, in quanto protagonista”, ha ribadito il Segretario di Giustizia e Pace .

“Per questo motivo – ha continuato – dobbiamo richiedere che la prima politica familiare sia una politica culturale a favore della famiglia, che cioè promuova un’idea di famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita”.

In questo contesto, il Segretario di Giustizia a Pace ha menzionato il documento ‘Proposal for a Strategy of the European Union for the Support of Couples and Marriage’, approvato dall’Assemblea dei Vescovi dell’Unione Europea nel novembre 2007.

Nel documento si mette bene in evidenza come le crisi familiari generino povertà per i bambini costretti a vivere in famiglie monoparentali, per le mamme sole ed anche per gli anziani e i disabili che hanno minori possibilità di assistenza e per i quali aumenta la dipendenza dai meccanismi della protezione sociale.

Nella Proposal i Vescovi europei sottolineano che “l’alto tasso di divorzi nella Unione Europea dovrebbe preoccupare seriamente i politici”. Negli ultimi ultimi 15 anni, infatti, 13,5 milioni di divorzi hanno riguardato più di 21 milioni di bambini.

Davanti a questo quadro drammatico, ha rilevato monsignor Crepaldi, i Vescovi europei non hanno però chiesto le tradizionali e generiche politiche per la famiglia, ma hanno chiesto “una politica di promozione culturale della famiglia fondata sul matrimonio e politiche di sostegno alla vita di coppia e all’allevamento dei figli, compresa una prevenzione delle crisi matrimoniali e una educazione ai giovani affinché ai loro occhi la famiglia e il matrimonio tornino ad essere attraenti”.

Infatti, ha commentato il presule, “abbiamo bisogno sì di politiche per la casa o di un sistema fiscale che non faccia di un figlio un lusso, ma prima di tutto abbiamo bisogno di promuovere agli occhi delle giovani generazioni la verità della famiglia”.