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Mamma numerosa specialissima: talassemica, partorisce tre gemelli

Mamma numerosa specialissima: talassemica, partorisce tre gemelli

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propongo l’iscrizione “honoris causa” per Virginia Piredda come da articolo dell’Unione Sarda che di seguito riporto:

Ospedale Brotzu: talassemica partorisce tre gemelli

Tre gemelli da madre talassemica. Un parto davvero speciale quello portato a termine ieri dalla cagliaritana Virginia Piredda nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’ospedale Brotzu. Un caso non tanto per il numero dei bimbi, quanto per il fatto che la donna è talassemica dalla nascita. Verso mezzogiorno, alla 29° settimana, sono nati due femminucce e un maschietto, che ora sono ricoverati per precauzione all’ospedale Macciotta.

La mamma e i bebè stanno bene, respirano autonomamente. Mai nel mondo è stato registrato un parto del genere, un caso clinico eccezionale che dà la possibilità a centinaia di donne sarde affette da questa malattia di poter continuare a sperare alla possibilità di avere figli.

L’EVENTO. Al terzo piano dell’ospedale più grande della Sardegna c’è aria di festa. In un letto del reparto diretto da Costantino Marcello c’è Virginia Piredda, 35 anni. Ha la faccia stanca, una flebo attaccata al braccio destro. Nell’altro ha tre braccialetti: per Francesca, Elisa e Gabriele. Sprizza gioia da tutti i pori, sa bene che il parto appena concluso è eccezionale. Certo è stata dura, in molti le hanno sconsigliato la gravidanza. Ma lei non è donna che alza bandiera bianca così facilmente. «Sono abituata a lottare. Qualcuno mi ha detto “sei talassemica, non fare sciocchezze”. Sono credente e la fede mi ha dato la forza di superare tutte le incertezze e i dubbi. La vita è un dono di Dio che dobbiamo rispettare, lotto da quando sono nata per la mia e ho lottato e lotterò per quella dei miei figli». Virginia Piredda guarda Esmeralda Loi, la dottoressa che l’ha assistita durante la gravidanza, come una santa. «La scoperta di un parto trigemino per me e mio marito è stata una piacevole sorpresa. La prima ecografia non ha messo in evidenza niente di particolare: ha rilevato solo un feto. L’esame successivo è stato stupefacente: i bimbi che portavo in grembo erano tre. All’inizio siamo rimasti di stucco, ma mai ho pensato di interrompere la gravidanza, come alcuni mi consigliavano. Ho tenuto duro e ho fatto bene. Siamo felicissimi, soprattutto perché apre un orizzonte inaspettato. Anche noi talassemici possiamo vivere il sogno di diventare madri e questo rappresenta il raggiungimento di un traguardo, come per tutte le donne normali. Un obiettivo che avevo già raggiunto cinque anni fa con la nascita di un figlio, ma ora la gioia è indefinibile». Virginia Piredda ha un carattere di ferro che in questa avventura è stato affiancato da persone speciali. «Voglio ringraziare la mia dottoressa, il primario e l’équipe del dottor Antonio Tedde che ha effettuato il taglio cesareo, medici e infermieri. Hanno lavorato in parallelo con l’ospedale Microcitemico e tutto si è risolto nel migliore dei modi».

IL PARTO. Esmeralda Loi sbuca fuori dal gabbiotto di guardia: è lei che ha seguito per sette mesi la donna. Virginia Piredda è in una stanza di fronte. È guardata a vista: il suo caso viene definito eccezionale, mai accaduto prima d’ora. «In letteratura non abbiamo trovato un riscontro di gravidanza trigemina da donna talassemica. Molte decidono di interrompere la gestazione», afferma la dottoressa. «La collaborazione tra noi e i colleghi del Microcitemico è stata intensa. Abbiamo concordato la terapia: la paziente usava farmaci che favorivano l’accumulo di ferro, che non va assolutamente d’accordo con la gravidanza. Durante la gestazione abbiamo tenuto sott’occhio la gestazione, oltre che con i normali monitoraggi, con frequenti trasfusioni di sangue». Quando è scattata l’ora X? «I feti erano sempre sotto controllo: bisognava controllare lo sviluppo», spiega il primario Costantino Marcello. «Quando la crescita si è interrotta, per evitare sofferenze fetali, abbiamo deciso di procedere con il taglio cesareo». Virginia Piredda è entrata in sala parto alle 12,30. Dopo un’ora era fuori e tre bebè da 1,070 chili, da 1,110 e 1,250 stavano conoscendo per la prima volta la gioia della vita.
ANDREA ARTIZZU