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LO SPORT DEI FIGLI, COME SCEGLIERLO, COME VIVERLO

LO SPORT DEI FIGLI, COME SCEGLIERLO, COME VIVERLO

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Ho trovato un bel articolo sul periodico “Famiglia oggi” http://www.sanpaolo.org/fa_oggi/0902f_o/0902fo26.htm

e vorrei condividerne con voi una parte con Voi che potrebbe aiutare molti di Noi.

Ciao da Fulvio

LO SPORT DEI FIGLI

Un’occasione di crescita per i genitori

La prima domanda da porsi riguarda il tipo di aspettative che vengono nutrite rispetto allo sport dei propri figli,le preoccupazioni, le convinzioni, le richieste e i bisogni. È fondamentale che le attività sportive dei bambini abbiano un carattere prevalentemente ludico e non rappresentino fonte di eccessivo stress da prestazione e confronto.

Come scegliere lo sport per il proprio figlio?

Deve essere davvero lo sport per il figlio, non quello praticato dai genitori, quello che loro sognano di fargli seguire, quello che fanno i compagni o che è sotto casa. _Il bambino deve aver chiaro in che cosa consista l’attività sportiva: chi si iscrive ad arti marziali non passerà un’ora a “combattere”. In tutti gli sport ci sono fasi di riscaldamento o di appropriazione delle tecniche, ma soprattutto regole e comportamenti da rispettare. _ Scegliere un’associazione seria, che permetta una o due lezioni di prova alla presenza dei genitori. In questo modo il bambino potrà conoscere l’ambiente e lo schema di svolgimento degli allenamenti, mentre l’adulto potrà valutare se l’approccio e le modalità degli istruttori rispecchiano un sano spirito sportivo, adeguatamente competitivo. _Valutare il carico dell’impegno richiesto: lo sport non serve solo per far “sfogare” il bambino, richiede impegno e disciplina. Dopo aver passato la giornata in aula, il bambino ha bisogno di uno spazio non organizzato da altri: a 5 come a 10 anni è importante che impari a gestire il proprio tempo, a capire quali attività ama e gli permettono di esprimersi (gioco, lettura, disegno, ecc.); nonché a stare da solo e a confrontarsi con i coetanei in modo libero e propositivo.

«Lasciatelo giocare per amore del gioco»


Leggiamo la lettera ai genitori per l’inizio dell’anno sportivo di Aldo Lazzari, docente presso la facoltà di Scienze motorie dell’Università degli Studi di Pavia (Provincia Pavese, 4 Ottobre 2008, p. 15): «Cari genitori, so che voi amate tanto vostro figlio, perché lo dimostrate in ogni cosa, dovunque e in ogni rapporto che vi unisce. Ma per l’amore che nutrite per lui e che lui nutre per voi […]lasciatelo giocare per amore del gioco […]. Non desiderate ora che raggiunga mete che forse saranno importanti per il futuro. Cercare di raggiungerle adesso potrebbe fargliene mancare altre che oggi lui considera più importanti. Lasciate che viva l’età che ha perché sarà ragazzo una volta sola. Non disperatevi per le sue sconfitte o, peggio ancora, non sentitevene colpevoli. La pena che prova dopo una sconfitta scompare non appena le lacrime si asciugano sul suo volto e le dimentica del tutto non appena ritorna in campo, felice di giocare di nuovo e di essere un ragazzo. Non cercate di trionfare tramite vostro figlio, non cercate di modellarlo a vostra immagine o di farne quello che non siete riusciti a fare voi, non sprecate tempo prezioso; è un ragazzo felice di esserlo e di restarlo.

Cari genitori, scegliete una Società sportiva che piaccia a vostro figlio, dove gli istruttori gli insegneranno ad essere un buon atleta, ma non oggi, perché adesso lui vuol fare ciò che gli piace e quello che sa fare. Non cercate di farne un “grande ragazzo”, ma di farne un “buon ragazzo”, un ragazzo saggio. So che soffrite quando gioca una partita, ma non è necessario, perché in quel momento lui è felice proprio perché gioca. Si direbbe quasi che siano gli altri, fuori dal campo, a battersi per lui, come se soffrissero per una vittoria che non è stata ottenuta e per un gioco che vorrebbero perfetto, ma che lui non può dare loro.

Dategli tempo e cercate di capire che adesso le cose devono andare così, e che nello sport, come in ogni altra cosa della vita, tutto giunge a tempo debito. Per favore, lasciatelo giocare da solo, lasciate che si diverta, che sia felice. È un ragazzo […]e sarà un ragazzo una volta sola nella vita».