• it
LA CASSAZIONE DICE: ATTENTI A FARE TROPPI FIGLI

LA CASSAZIONE DICE: ATTENTI A FARE TROPPI FIGLI

277 views
Condividi

Ma in che mondo viviamo?
La sentenza 24589/09 della Cassazione ha legittimato un principio aberrante: lo stato può sindacare sul numero dei figli che una coppia può o vuole generare.
Il caso sottoposto alla Suprema Corte riguardava il ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello di Bologna (cha a sua volta aveva respinto l’appello avverso una sentenza del Tribunale per i minorenni dell’Emilia Romagna) che aveva ritenuto corretto dichiarare lo stato di adottabilità di quattro sorelline per la mancanza nei genitori di senso di responsabilità evidenziato dalle continue gravidanze, nonostante la assoluta inadeguatezza degli stessi e l’assoluta precarietà logistica ed economica della famiglia.
Tale stato di cose era emerso dalle relazioni dei servizi sociali.
Pur non volendo e potendo entrare nel merito della vicenda, che non conosciamo nei dettagli, questa sentenza appare aberrante sotto tre diversi aspetti.
1) La Cassazione ha sanzionato il principio che avere gravidanze ravvicinate, se non si è in condizioni economiche e logistiche adeguate, è segno di irresponsabilità.
La cosa ci lascia esterrefatti.
Ma questi signori che hanno il potere di vita e di morte (in senso figurato, si intende) sui cittadini, da dove hanno tratto tale convincimento?
Dov’è scritto che per fare figli bisogna essere ricchi o almeno “stare bene”? Se ciò fosse, quante famiglie numerose oggi, con la terribile crisi in atto di cui sono le principali vittime, sarebbero a rischio di vedersi sottrarre legalmente i figli!
Ma dov’è scritto che prima di procreare bisogna presentare l’ISEE all’Autorità, perché ci possa dare il proprio placet?
Ma dov’è scritto che la felicità dei nostri bambini sta nella sicurezza economica, in una casa bella e spaziosa, nell’essere puliti e ordinati?
L’amore, la fratellanza, il calore degli affetti nulla contano di fronte al dio denaro, al dio “pulizia”, al dio “igiene”!
2) Il secondo aspetto aberrante è dato dal fatto che durante tutto l’iter processuale nei tre gradi di giudizio, l’unico dato probatorio acquisito sono state le relazione dei servizi sociali. Nessuno si è preso la briga di svolgere una approfondita consulenza tecnica sulla capacità genitoriale del padre e della madre, sulla situazione affettiva e psicologica delle minori ecc.
No, ci si è accontentati delle relazioni di servizi, i cui operatori (assistenti sociali), non possono avere la preparazione tecnica e psicologica per formulare giudizi. Spesso li troviamo ideologicamente schierati, nemici della procreazione specie se abbondante, freddi burocrati lontani dai bisogni della gente e incapaci di comprenderli. Ma loro hanno il potere di decidere se dei bambini possano o meno restare in famiglia. Si creano così degli orfani con una superficialità e leggerezza esecrabile.
3) Il terzo aspetto riguarda la misura adottata e cioè lo stato di adottabilità, che significa per i bambini la perdita della propria identità. Si è utilizzato un provvedimento estremo, che sradica brutalmente le minori dalla propria famiglia, anziché utilizzare l’affido famigliare, istituto creato appositamente per venire in aiuto alle famiglie in difficoltà. Nella sentenza si dice che i genitori sono stati poco collaborativi con i servizi, ma siamo davvero certi sia stato studiato e attuato un progetto per l’affido o il c.d. semi-affido?
Per concludere, ciò che allarma è la sempre più penetrante ingerenza dello stato nella sfera più personale e intima dei cittadini.
L’ingerenza irresponsabile di uno stato che approva il feticidio; di uno stato che approva la disgregazione delle famiglie facilitando il divorzio; di uno stato che non si preoccupa affatto della sorte degli adolescenti che subiscono in modo traumatizzante la separazione dei propri genitori; di uno stato che vuole imporre limiti all’amore e alla vita, arrogandosi il diritto di verificare la bontà o meno della scelta di avere tanti figli.
Basta e gridiamo forte: meno stato + famiglia + bimbi + futuro.

Giovanni Avesani
Responsabile affari legali ANFN

Leggi Sentenza n. 24589/2009 – Corte di Cassazione