• it
Il tempo con i figli: un bene prezioso, anche in vacanza

Il tempo con i figli: un bene prezioso, anche in vacanza

50 views
Condividi

Lo spunto viene dal simpatico articolo di Barbara Mondelli che su Test+ aveva avanzato dubbi sulla eccessiva lunghezza delle vacanze estive. Risponde oggi Elena Citterio altrettanto simpaticamente allargando il tema: viviamo in una società che fa di tutto per sollevare i genitori dal “peso” di stare con i propri figli, con il tempo pieno e prolungato- 8 ore a scuola, più di un metalmeccanico!- anche per bambini piccolissimi, le attività extra-scolastiche, persino i baby club in vacanza e i ristoranti con aree separate…
e le case restano vuote (ma ordinate), e le vite di adulti e bambini scorrono su binari sempre più lontani.
Il figlio è un fastidio, e rischia di diventare un estraneo ai suoi stessi genitori con cui ineffetti vive pochissimo… ma è questo che vogliamo?

“VACANZE SCOLASTICHE TROPPO LUNGHE?”
NOI NON SIAMO D’ACCORDO!

Risposta (assai tardiva) allo scritto di Barbara Modelli su “Test Positivo” luglio-ottobre 2009

Sarò una mosca bianca, o una pecora nera, non so… mi rendo conto comunque di poter contare sulla punta delle dita le mamme (numerose o no, lavoratrici o no) che la pensano come me. Sul piazzale della scuola non odo che lamentazioni sulla quantità eccessiva di tempo trascorso a casa dai propri figli. “Finalmente ricomincia la scuola, non sapevo che far loro fare!”, “Che strazio il mercoledì, non abbiamo trovato un impegno per il pomeriggio!” e via dicendo, come se la presenza dei propri bambini e ragazzi in casa fosse una sciagura da prevenire con tutti i mezzi.

Nota bene: non mi riferisco solo alle madri che per necessità lavorano fuori casa e a tempo pieno, per le quali il problema di dove e come sistemare nel frattempo i ragazzini diviene sicuramente prioritario e che pure, possiamo scommetterci, darebbero qualsiasi cosa pur di trascorrere più tempo e vacanze con i loro cuccioli. Ciò che mi lascia più perplessa è l’atteggiamento generale, condiviso anche dalle mamme casalinghe o lavoratrici da casa (per le quali la gestione familiare è sicuramente più semplice), secondo il quale più i figli se ne stanno impegnati fuori dalla loro vista, meglio è.
Ma stiamo scherzando? Parliamo tanto di famiglia e poi…

Sull’onda di tale atteggiamento vedo i figli di amiche e conoscenti arrivare al sabato sull’orlo di reali crisi di nervi dopo una settimana di scuola fino alle 16,30, sport o attività varie sino alle 18 (con attraversamenti della città da un capo all’altro e relativi lamenti delle madri o nonne-tassiste) e, tornati a casa, compiti sino all’ora di cena.
Alla scuola dell’infanzia vengono spediti piccolini di 3 anni mezzi convalescenti, col sistema “tachipirina e vai”, che se sono fortunati vengono recuperati alle 16 anziché al termine del post-scuola.
Nelle scuole pubbliche del mio quartiere si è costretti di fatto a scegliere per i propri figli il tempo pieno, anche se – come nel mio caso – il pomeriggio si avrebbe la possibilità di gestirli a casa anche solo un paio di volte la settimana. È apparentemente una lotta persa in partenza, ma credo sia nei limiti dell’illegalità non favorire o non permettere la possibilità concreta di trascorrere più tempo con i propri figli, quando per legge dovrebbe essere consentito e quando ve ne sia la richiesta da parte della famiglia.

Da parte mia – e di poche altre mamme, forse – attendo come un miraggio, insieme ai miei cinque figli (dai 13 ai 2 anni) le vacanze di Natale, quelle di Pasqua e il mese di giugno, arrabbiandomi ogni anno quando scopro che su da noi al nord le scuole riprendono l’8 di settembre mentre al sud tirano anche il 23.
Non sono certo la migliore delle madri e ho molto da imparare su tutti i fronti, ma anche i terribili compiti delle vacanze (che a Natale e Pasqua abolirei anch’io) non sono più un problema da quando ho imparato ad organizzarli con un minimo di criterio: se si tratta degli “inutili libretti di ripasso” delle elementari, ne contiamo le pagine e le suddividiamo per i giorni di vacanza, a partire dalla seconda settimana ed escludendo sabati, domeniche, la settimana al mare e le feste comandate. Stendiamo una tabella di marcia scritta, con tanto di data e numeri di pagina da spuntare, avendo cura di alternare italiano e matematica. Il risultato è che le pagine da eseguire non sono più di due al giorno e i ragazzini le reggono senza sforzi ne’ lamenti, con continuità, evitando quel buco di due mesi e il recupero folle ad una settimana dal rientro. Il lavoro di organizzazione iniziale non richiede che un’oretta di tempo e risparmia un’infinità di patemi estivi.

Sì, forse mi innervosirei anch’io nel vedere “bighellonare per casa dei giovanotti che non hanno intenzione di far proprio nulla…”, ma grazie al cielo per ora non è così. Nei lunghi periodi in cui siamo in città (tra i giorni di mare con mamma e papà e le settimane in montagna coi nonni) i piccoli giocano con un catino d’acqua sul balcone, trasformato in una piscina per le bambole, i più grandi si conciano da paura di terra in cortile con palla o bicicletta o si dedicano chi alla musica, chi alla lettura o alle costruzioni inventate con quel che si trova in casa; il “non so cosa fare” è davvero piuttosto infrequente e la scuola non manca proprio a nessuno.

Forse, ripeto, più che ridurre le vacanze scolastiche dovremmo lottare tutti insieme, anche come Famiglie Numerose, per una legge sul lavoro, specie quello femminile, che rispetti la famiglia, genitorialità e le esigenze dei più piccoli, dando la possibilità alle madri lavoratrici di gestire con serenità anche il periodo della lunga pausa estiva.

Dai che lo cambiamo, ‘sto Paese?

Elena Citterio
Elena Citterio