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Ghiaie di Bonate, un anniversario

Ghiaie di Bonate, un anniversario

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Oggi 31 maggio ricorre il 63 esimo anniversario dell’ultima apparizione della Madonna a Ghiaie di Bonate.

Le Ghiaie di Bonate é una frazione in mezzo a superstrade e capannoni, nel Bergamasco. Nel 1944 qui c’erano campie cascine e una bambina, di sette anni, Adelaide Roncalli, che caduta in trance, in una sera di maggio,(il 13), “vede” la Madonna. Le parla in bergamasco, la lingua che conosce meglio, la vede accompagnata dal Bambino e da San Giuseppe. Quando Maria le parla, dice, passa, con un gesto molto umano e familiare, il Bambino allo sposo.
Le apparizioni di Ghiaie non hanno ancora avuto il riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa. Nonostante il grande valore spirituale che vi si attribuisce – sarebbero la “continuazione” di Fatima, portano un grande profetico messaggio sulla famiglia in tempi in cui era ancora apparentemente solida e addirittura Padre Pio, avrebbe detto a un pellegrino giunto da Bergamo: cosa fai qui, che avete la Madonna alle Ghiaie!- su questa vicenda grava ancora il ” non consta” riservato alle cause da definire.
Ma se ci si reca là, alla semplice squadrata cappella che ricorda il punto esatto degli avvenimenti, l’andirivieni di persone é continuo. Tanti sono uomini soli. Si inginocchiano alle sbarre che rinchiudono la statuetta della Madonna, vestita con un insolito abito rosso e un mantello verde, e pregano. Perché questa é la Madonna delle famiglie, la Signora dell’unità familiare, che ha profetizzato 40, 50 , 60 anni prima, la fuga della donna da se stessa, la sua confusione, lo smarrimento del suo ruolo e della sua dignità. Un messaggio particolarmente “duro” anche se avvolto nell’usuale tenerezza di madre, che però potrebbe spiegare la diffcoltà ad accettarlo.
Da quanto si é riusciti a capire dalle spezzettate testimonianze della veggente (una bambina, di soli sette anni! che fatica a parlare italiano e che presto sarà allontanata dalla famiglia e sottoposta a tremende pressioni psicologiche) la Madonna avrebbe spiegato le malattie dei figli con i peccati delle madri.
Nella visione centrale, la più signiifcativa, la bimba avrebbe visto alcuni animali pregare in chiesa al cospetto della Madonna, del Bimbo e di San Giuseppe, finché il cavallo si sarebbe alzato, e sarebbe uscito correndo dalla chiesa, per fermarsi a mangiare, distruggendoli, i gigli di un campo.
Sarà San Giuseppe ad andare amorevolmente a riprendere il cavallo, per riportarlo in chiesa, dove gli altri animali (la pecora, l’asino, il cane, mitezza, perseveranza e fedeltà, le virtù dell’unione familiare) lo attendono pregando.
Quel cavallo é forse la donna del nostro tempo, ribelle e volitiva come una donna sa essere, ma creatura che decide di fare da sè, la cui fuga porta la distruzione nel campo di gigli?
Nella visione é San Giuseppe a riportarla in chiesa, il marito per antonomasia, l’uomo buono e saggio, presente e protettivo di cui noi donne abbiamo ancora bisogno.
Sono passati molti anni da quelle apparizioni, ma il messaggio di Ghiaie é più attuale che mai.
Regina Florio