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Fisco a misura di famiglia, lezione francese all’Italia

Fisco a misura di famiglia, lezione francese all’Italia

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Leggiamo e ci domandiamo che cosa facciamo ancora qui.
La tabella con le differenze fra Italia e Francia che alleghiamo sono solo da guardare.
Qui di seguito il link sulla Francia ; possiamo scegliere dove andare…http://www.infrancia.org/….

CGIA di Mestre: nel nostro Paese chi ha figli è tartassato

Le famiglie italiane sognano la Francia. Non sognano di espatriare, ma di avere lo stesso sistema di tassazione, basato Oltralpe su quel quoziente familiare che invece da noi è confinato da anni nello spazio del dibattito teorico, senza mai trovare applicazione. È solo di pochi giorni fa l’ultimo rinvio, sancito dal premier Berlusconi.
Viene invece dalla CGIA, la prolifica (in fatto di studi e ricerche) associazione degli artigiani di Mestre, la dimostrazione cifre alla mano – dell’estrema convenienza che i nuclei avrebbero se in Italia si adottasse lo stesso sistema transalpino. Prendendo come parametro quello di una famiglia composta da marito e moglie più due figli a carico, titolare di un solo reddito da lavoro dipendente, la perdita netta per il nucleo che vive nel Belpaese varia (vedi la tabella a fianco) dai 4.662 euro se il reddito imponibile annuo è di 30mila euro a 32.346 euro, se il reddito ammonta invece a 150mila euro. Mentre al livello intermedio di 55mila euro l’importo che la famiglia italiana deve versare al Fisco supera di 13mila euro la somma versata dalla sua ‘equivalente’ francese. Le cifre si riducono invece se nella famiglia italiana sono sia il marito che la moglie a portare a casa un reddito (nel nostro sistema, come noto, i nuclei a doppio reddito sono avvantaggiati): in questo caso, le oscillazioni variano da 2.494 euro di risparmio fiscale, a quota 30mila, ai 25mila al livello di 150mila euro. È una situazione che, secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA (e in predicato, in questi giorni, di diventare il candidato governatore del Pd in Veneto), si presta a un solo commento: «Nonostante gli sgravi fiscali dati in questi decenni dai vari governi che si sono succeduti, il peso delle imposte sulle famiglie italiane è ancora troppo eccessivo. Soprattutto per quelle mono reddito che costituiscono quasi la metà dei nuclei italiani».
Peraltro la simulazione sembra togliere consistenza alla motivazione spesso frapposta in Italia al varo del quoziente, quella cioè che favorirebbe troppo i ceti più ricchi: in presenza di un imponibile di 30mila euro, la famiglia di Francia (che per di più non fa distinzioni fra mono e bireddito) si trova a dover pagare appena 348 euro di imposta, ovvero poco più dell’1%. Peraltro la CGIA ricorda che, proprio per evitare situazioni di forti sperequazioni, il legislatore francese ha introdotto un limite di vantaggio, che varia a seconda delle quote di reddito.
L’analisi del centro studi mestrino rappresenta un supporto concreto al dibattito nazionale sul carico fiscale, fortemente condizionato dalle tendenze di una spesa che non si riesce a frenare oltre che dal peso incombente di un debito pubblico vicino ai 1.800 miliardi di euro. Ieri sul tema ha fatto sentire la sua voce, ispirata alla stessa prudenza del ministro Tremonti, Umberto Bossi: «Abbassare le tasse? Io ci vado piano…
Quest’anno poi sarebbe davvero dura, a causa della crisi». Anche Adolfo Urso, vice-ministro dello Sviluppo economico (e politicamente vicino a Gianfranco Fini), ha ripetuto che «purtroppo oggi non è realistico pensare di ridurre a breve» le tasse perché «questi sono gli anni delle formiche e non delle cicale», pur restando l’obiettivo di «riequilibrare il peso fiscale a favore dei salariati e delle famiglie più numerose , attraverso il quoziente ». Per ora a essere danneggiati sono i bilanci familiari. La CGIA ricorda inoltre che, rispetto al resto d’Europa, le famiglie italiane subiscono pure «ulteriori costi», quelli dovuti all’inefficienza dei servizi pubblici, dalla sanità ai trasporti, che «gli altri non subiscono ».

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