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Diario di maestra numerosa: ultimo giorno di scuola

Diario di maestra numerosa: ultimo giorno di scuola

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E’ un quaderno con l’immagine di Heidi sull’altalena sospesa tra due montagne quello che mi viene in mano mettendo a posto l’armadio che per cinque anni si è prestato a farmi da borsa di Mary Poppins.
Non so mai dove di preciso, su quale ripiano o dietro a quali libri, ma so per certo che dentro al mio guardaroba di classe non manca nulla, nemmeno la cosa più impensata. Tempere, pennelli, fogli da collage, righe, squadre, compassi, colla, matite, pennarelli, fogli protocollo a righe e a quadretti (per chi si è casualmente dimenticato il giorno della verifica), penne blu per le unità, rosse per le decine e verdi per le centinaia, abaco, regoli, cartoncini rosa per la festa della mamma e azzurri per la festa del papà, rossi per Natale e gialli per Pasqua stanno più o meno, tutti, in basso.
Libri di lettura e sussidiari dalla prima alla quinta indipendentemente dall’anno in cui siamo, cartoni e film in dvd per i momenti premio, cd dello Zecchino d’oro per ricreazioni a suon di musica e balli, merende di scorta sia per me che per chi la dimentica (e, al momento dell’intervallo, sembra che non mangi da tre giorni), cartelloni di tutti i colori pronti per essere attaccati alle pareti con le tabelline, l’antica civiltà Egizia, il corpo umano, il Sistema Solare, i verbi, i segnali stradali e le stagioni, dizionari quaderni operativi, raccolte di poesie trovano posto più o meno, tutti, sulla mensola centrale, quella, per intenderci, che vedo appena apro l’armadio e ogni cosa mi rotola addosso.
Ho addirittura ipotizzato di stipulare un’assicurazione che mi tuteli nel caso un alunno finisca morto e sepolto sotto i resti dell’armadio della maestra. Carpettine di plastica, album di figurine, gomitoli di lana, cannucce colorate, mascherine di carta, pezzi di stoffa, la mia mantella di lana per quando congelo in gennaio in cortile mentre i bambini si rincorrono in maniche corte, magliette di ricambio per chi si bagna o vomita, un beauty con l’occorrente salvavita nelle giornate in cui entro a scuola alle sette del mattino e torno a casa in tempo per rimboccare le coperte ai figli, sono stipati, più o meno tutti, sul terzo ripiano che, non so bene perché, è anche il più odioso da ordinare (infatti non lo faccio mai, però incarico meravigliose e puntigliose bambine che, estremamente onorate della cosa, lo mettono a posto alla perfezione).
E’ mettendo in ordine questo materiale, tra l’altro nemmeno elencato tutto, che è spuntato fuori da sotto tre mazzi di carte da briscola (ecco, per esempio, cosa ho dimenticato di citare) il quadernone di Heidi in questione: datato settembre 2015 e con i fogli suddivisi in ordine alfabetico dalla A alla V. Ogni foglio corrisponde a un nanetto di 5/6 anni che, cinque lontanissimi anni fa, ha attraversato il lungo corridoio della nostra scuola per approdare nell’aula I B.
Man mano sfoglio le pagine, mi tornano, vivide, le immagini di quei primi giorni, preceduti dai colloqui con i genitori, molti dei quali alla loro prima esperienza scolastica.
Non posso non immergermi nella lettura.
Nel foglio riservato a Giulia, trovo annotato che è una bimba curiosa con tanta voglia di imparare. Per Lorenzo che era entusiasta di cominciare la scuola e non vedeva l’ora che iniziasse. Di un’altra Giulia, trovo scritto lenta nel mangiare ma autonoma, equilibrata e vivace al punto giusto. Della prima Emma dell’elenco, la mamma specifica che è la figlia
di mezzo e un po’ ne soffre ma è attiva, energica e interessata. C’è poi Giorgio che non
fa mai colazione e regala tutti i suoi giochi, un’altra Emma che si ciuccia il dito, impugna male la matita ma adora avere un libro sempre in mano. Veronica, la sua gemella, che si ciuccia il dito pure lei e vuole le posate piccole quando mangia. E’ la volta di Francesca, impaziente di venire a scuola ma anche un po’ impaurita. Ecco Mariachiara che va chiamata proprio così, col nome tutto attaccato e amante del piccolo gruppo. Siamo ormai a più di metà elenco e trovo Matteo, pigro ma ubbidiente, mancino e troppo veloce nel parlare. C’è Eleonora che mangia poco ed è deboluccia, Carolina che è gelosa della sorellina e arrabbiata con la mamma, un’altra Eleonora che sembra più grande della sua età ed è particolarmente energica. Sono arrivata a Cecilia che non si ammala mai ed è gemella di Filippo, un coccolone permaloso a cui non piace essere sgridato. Elisa, che già conoscevo ed amavo da quando era in pancia, iperattiva a casa ma rispettosa delle regole a scuola, poi Marcello agitatello ma bravo se giustamente incanalato. Anna che ha preparato la cartella per la prima elementare durante l’ultimo anno di asilo nido, un altro Filippo, che, senz’altro, non avrebbe voluto fare i compiti al pomeriggio. E, infine, l’ennesima Giulia, fantasiosa e che non tace neanche a morire ma che, secondo la mamma, si sarebbe presentata come taciturna.
Quanti nomi doppi, quanti gemelli, quante femmine, quanti bambini anticipatari! Ero alquanto perplessa dopo i primissimi colloqui, a scuola nemmeno iniziata. Con alcuni genitori, nel corso dei cinque anni, siamo arrivati a vederci, ufficialmente, anche più di venti volte, con altri non oltre sei, sette. Con tutti c’è stato un dialogo continuo, di persona, telefonico, in chat, su registro elettronico, tramite diario, in cerca della collaborazione finalizzata a un bene comune del nostro bambino: figlio loro, alunno mio.
Sono passati, appunto, cinque anni, sessanta mesi, duecentoquaranta settimane, 1680 giorni di vita insieme.
Era il 2015, ora è il 2020: i miei cicli scolastici iniziano/finiscono sempre con le stesse cifre. Quello precedente era cominciato nel 2010 e finito nel 2015, il prossimo inizierà nel 2020 e terminerà nel 2025. Mi piacciono queste cifre, mi danno l’idea della completezza e sono facili da ricordare. A dirla tutta, sono indimenticabili così come ogni singolo bambino che ho incontrato nel mio percorso.
Arrivederci, bambini miei, che in questo giugno 2020, dopo mesi di pandemia e di scuola a distanza, vi affacciate timorosi ma eccitati verso un nuovo capitolo della vostra vita.
Arrivederci a tutti e 26, ai primi 20 che compaiono sul quaderno di Haidi e ai 6 che si sono aggiunti nel corso degli anni: Giovanni, Gian Battista, Claudia, Valentina, Anna, Melania, ognuno con la propria storia e ognuno più meraviglioso dell’altro. Siete rimasti quei bambini raccontati con tanto amore dai vostri genitori ma siete anche completamente diversi. Eravate alti 50 cm e arrancavate in fila con zaini più grossi di voi, ora non siete solo cresciuti fisicamente: ora siete voi stessi.
Buona vita, rendetela bella nel vostro cuore e la sarà davvero per voi e per chi vi vuole bene. Dentro alla confusione del mio armadio ci sarà sempre anche un pezzettino di voi e salterà fuori al momento giusto.

di Barbara Mondelli