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Creati per l’amore

Creati per l’amore

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Scrutando la Bibbia qualche giorno fa mi sono imbattuto nel capitolo 3 del Cantico Dei Cantici e, leggendo i primi capitoli, mi ha subito colpito come la donna menzionata nel Cantico cerchi così intensamente il suo amato tanto che in ben due versetti la parola ‘cercato-cercare’ è citata ben 4 volte.
Cantico 3:1 Sul mio letto, lungo la notte, ho CERCATO
l’amato del mio cuore; l’ho CERCATO, ma non l’ho trovato.
Cantico 3:2 «Mi alzerò e farò il giro della città; per le strade e per le piazze;
voglio CERCARE l’amato del mio cuore».L’ho CERCATO, ma non l’ho trovato.
Che cosa spinge questa donna a cercare il suo amato nella notte con tutti i pericoli, rischiando anche la sua vita (dai capitoli successivi del Cantico si evince quanto questo pericolo sia reale, infatti verrà percossa, ferita e infine spogliata dalle guardie delle mura)?
Cantico 5:7 Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;
mi han percosso, mi hanno ferito,
mi han tolto il mantello
le guardie delle mura.
Qual è la molla così potente che scatta per cercare così intensamente il “suo” amato, senza tener conto dei pericoli che incontrerà lungo la sua strada? Non può essere solo un desiderio fisico che la spinge a rischiare la sua vita per trovare l’amato, deve essere qualche cosa di più forte, di più potente, al di sopra della sessualità stessa e della sua stessa vita.
Per capire questa tensione tra l’uomo-donna come scrive il Cardinale Caffarra nel suo illuminante libro “Creati Per Amare”, dobbiamo rifarci alla Genesi dove viene narrata la creazione:
Genesi 2:18 Poi il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile»
Genesi 2:22 Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo.
Genesi 2:23 Allora l’uomo disse:
«Questa volta essa
è carne dalla mia carne
e osso dalle mie ossa.
La si chiamerà donna
perché dall’uomo è stata tolta».
Genesi 2:24 Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.
Nel primo versetto si legge come l’uomo, nonostante Dio avesse creato l’universo e fosse a sua disposizione, si senta solo. E’ Dio stesso che vede la sua solitudine “ NON E’ BENE CHE L’UOMO SIA SOLO”.
Il motivo è che Adamo è solo, non può relazionarsi pienamente con nessuna cosa del creato perché profondamente diverse da lui: gli animali, le piante, le stelle, il cielo sono cose sue e può farne uso ma non riesce a mettersi in relazione (carne della mia carne) tutte cose da usare, non da amare.
Dio prende la “costola” dell’uomo e crea la donna traendola dall’uomo. Da quel momento l’uomo, per essere creatura completa (amare ed essere amato), potrà relazionarsi con questa nuova creatura, la donna. Questa relazione e unione con la donna permetterà all’uomo (e viceversa) di essere completo ed insieme creeranno una nuova immagine, una creatura veramente completa.
Forse incominciamo a capire cosa spinge questa donna-uomo a cercare con tanta insistenza, rischiando anche la vita: cerca la “sua parte mancante” o, meglio, cerca di diventare una nuova creatura veramente completa e felice. E’ questa incompletezza che spinge le due nature a cercarsi, questa è la vera molla, la sofferenza di sentirsi incompleto, che lo induce a cercare l’amore, cioè sentirsi amato ed è disposto a rischiare anche la sua vita per raggiungere questa sua completezza. Che gli gioverebbe vivere in solitudine? Non sarebbe meglio morire, se nessuno ti può amare? Non ci può essere amore se sei solo. Come potremmo amare ed essere amati se siamo soli? Come poteva Adamo provare l’amore se non c’era un’altra creatura simile a lui ma non uguale? Avrebbe rischiato se non ci fosse stata la donna di amare uno uguale a lui (se stesso) come oggi sta succedendo, mi riferisco in particolare alle relazioni omosessuali, relazioni sterili che non producono valore sociale (vita) ma lo consumano.
Uomo-donna non si possono completare con la loro stessa natura, ci vuole qualcosa che sia simile a loro tanto da esclamare: “Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dalle mie ossa”, che sia simile ma non uguale. Come possono completarsi due cose uguali?
Un altro errore che spesso facciamo è analizzare il mondo femminile separato da quello maschile e viceversa.
Evidentemente se Dio ha concepito la sua creatura ’A SUA IMMAGINE’ Maschio e Femmina, l’analisi dei due generi, se fatta separatamente, diventerebbe parziale perché la donna e l’uomo si completano e si realizzano pienamente insieme e non separatamente, come si voleva far credere fin dal lontano ma sempre attuale ’68. Non sarebbe un’analisi corretta evidenziare le diversità per capire il mondo femminile e quello maschile, è invece indispensabile analizzare sempre i due generi creati uno per l’altro per capire veramente l’uomo (maschio e femmina), ognuno dipendente dall’altro, che si completano nell’altro.
Siamo stati creati per essere una cosa sola, creati per l’amore e se pensiamo di capire il genere umano separando le due nature, perderemmo la dimensione centrale dell’uomo-donna.
Anche la famiglia è composta da persone diverse (uomo, donna, figli, nonni, ecc), con tutte le conseguenze che derivano da queste diversità: diversi sentimenti, diverse attitudini e gusti. Il successo di un matrimonio e di una famiglia dipende dalla misura con cui questa diversità saprà tendere a una superiore unità: unità di amore, di intenti, di collaborazione.
Marito e moglie non devono essere uno “la dolce metà” dell’altro, ma nel senso che ognuno è la metà mancante dell’altro e il complemento dell’altro.
Il Cardinale Caffarra nella sua analisi fa presente un pericolo che nei nostri matrimoni possiamo correre fin dalla partenza: abbiamo cercato il nostro sposo-sposa per utilità, per poterla usare come un oggetto, per assicurarci il piacere fisico, affettivo? Oppure tenendo presente la sua dignità “come è bello che tu esista”? Questa espressione nasce dal vero amore, cioè pensare che l’altro ti sia uguale e indispensabile per la nostra felicità, rispettoso dell’altra persona; inoltre ricordiamoci che nel matrimonio se non c’è l’umiltà, l’amore muore!
Questa tensione verso l’altro è tanto forte che fa anche abbandonare “tuo padre, tua madre”, per poter diventare una carne sola, nuova creatura simile all’immagine di Dio.
Genesi 1:27 Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò.
Mi piace pensare che questa incompletezza sia stata permessa da Dio perché l’uomo-donna si potessero spendere non per se stessi, ma per l’altro, come dono (amore) cioè la nostra completezza e felicità dipenda da un altro-a.
Così è anche la Trinità, possiamo intuire che Dio non può che essere così: uno e trino allo stesso tempo. Non può esserci amore se non tra due o più persone; se dunque “Dio è amore”, ci deve essere in lui uno che ama, uno che è amato e l’amore che li unisce. I cristiani credono in un Dio che è unico, ma non solitario.
Sì, la famiglia è quella cosa che più nel creato presenta e testimonia la Trinità (DIO) nel mondo; forse è per questo che la Chiesa si sta battendo in ogni ambito e con tutte le sue forze affinché non passino forme di convivenza dettate da un falso sentimentalismo (poverini se si amano …) o menefreghismo (affari loro), che non hanno nulla a che vedere con l’immagine trinitaria e valoriale intrinseca della famiglia a prescindere della sua cattolicità o meno.

Gianni e Cristina