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Comunicato sulle misure previste dal decreto-legge 18/2020

Comunicato sulle misure previste dal decreto-legge 18/2020

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Stiamo vivendo – chi più chi meno – tempi molto difficili a causa della pandemia del Coronavirus.

In ordine alle conseguenze sul piano economico e sociale determinate dal blocco delle attività lavorative, è stato varato il D.L 18/2020 denominato “Cura Italia”.

Si tratta di un documento alquanto complesso, suddiviso in cinque parti.

In una parte sono descritte le misure a sostegno della liquidità di famiglie e imprese attraverso il sistema bancario. Qui si fa strada la possibilità di sospendere il rimborso dei mutui per un periodo massimo di 9 mesi con concorso di garanzie statali. Per richiedere la sospensione del mutuo non necessita ISEE e questo è certamente un fatto positivo.

Un’altra parte contiene le misure a sostegno del lavoro con l’estensione degli ammortizzatori sociali e il sostegno diretto ai lavoratori dipendenti pubblici, privati ed autonomi.
Qui si trovano le principali misure che riguardano direttamente le famiglie con figli.
E’ prevista infatti, per chi anche un solo figlio sotto i 12 anni, un’estensione di 15 giorni dei congedi parentali con retribuzione al 50%. In alternativa, si può optare per un voucher baby-sitter “una tantum” di 600 euro. Queste misure sono motivate dalla chiusura delle scuole: le famiglie infatti si trovano a dover provvedere alla cura dei figli rimasti a casa. Certo, l’intenzione è lodevole, ma le misure sono davvero poca cosa e soprattutto non risolvono il problema. La chiusura delle scuole infatti ha avuto inizio il 24 febbraio; ora siamo oltre la metà di marzo e le autorità hanno già affermato che questo stop si protrarrà ben oltre le vacanze di Pasqua. Si potrebbe arrivare ad una chiusura di 2 mesi, ma sulla base dell’andamento della forma virale, qualcuno ipotizza che le scuole non riapriranno più fino a fine anno scolastico. E’ chiaro dunque che 15 giorni di congedo parentale o 600 euro sono insufficienti.
Come poter fare quindi? Bastava rapportare questi benefici a settimana (ad es. 5 giorni di congedo per ogni settimana di chiusura delle scuole).

Altro punto critico: per entrambi i benefici (congedo e voucher baby-sitter) la condizione è che entrambi i genitori abbiano un lavoro. Ciò significa che una famiglia numerosa con la mamma dedicata unicamente (unicamente???) alla cura dei figli non ha diritto a nessuna di queste misure. Noi abbiamo fatto presente questo vulnus al Ministero per la famiglia, purtroppo evidentemente senza esito. Eppure sarebbe facile inserire una piccola clausola che dica: “questa condizione (il fatto di essere entrambi i genitori occupati) non ha luogo qualora i figli minori di 12 anni siano più di 3”.  Quante saranno le famiglie in questa condizione in Italia? Molto poche per incidere sulle casse pubbliche. Eppure sarebbe un segno di attenzione alle donne che stanno dando un futuro all’Italia dell’inverno demografico. E vorrebbe dire riconoscere che una mamma che decide di rinunciare ad uno stipendio per occuparsi pienamente dei figli non è una donna di serie B.
E aggiungiamo, anzi, forse non solo è di serie A, ma anche di alta classifica!

Noi chiediamo a tutti i parlamentari di tener conto, nella fase di approvazione di questo decreto, di questi nostri rilievi.
Il premier Conte ha già annunciato per il mese di aprile nuovi provvedimenti: anche quello può essere il momento di ricordarsi dell’ articolo 31 della Costituzione con quelle 6 parole da tempo dimenticate: “CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLE FAMIGLIE NUMEROSE”.

L’unità politica Anfn