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Comunicato n° 12

Comunicato n° 12

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Comunicato nr. 12 – 16 novembre 2005 Dopo la grande assemblea di
Roma, “+ bimbi, + futuro!”

 

Segreteria di Stato

 

 – Prima Sezione Dal Vaticano, 6 novembre 2005

Pregiatissimo Sig. Mario Sberna, presidente Associazione Nazionale Famiglie numerose, in occasione dell’Udienza generale del 2 novembre corrente, Ella, anche a nome di codesta Associazione, ha fatto pervenire al Santo Padre, quale segno di filiale ossequio, un pregevole e simbolico altorilievo in legno, scolpito a mano. Riconoscente per il significativo omaggio e per i sentimenti che lo hanno suscitato, il SommoPontefice, che ha apprezzato i lodevoli propositi del Sodalizio e la testimonianza di coraggio e di fiducia nella divina Provvidenza, La esorta a promuovere con sempre rinnovato ardore la centralità della famiglia, cellula fondamentale della società e luogo primario di servizio alla vita e di educazione all’amore. A conferma di tali voti, Sua Santità, mentre invoca dal Signore, per intercessione della Vergine Immacolata “Regina della
Famiglia”, ogni desiderato bene di pace e di cristiana prosperità, è lieto
di rinnovare a Lei e a quanti si sono uniti nel premuroso gesto la Benedizione
Apostolica, estendendola volentieri alle persone care.

Profitto della circostanza per porgerLe cordiali saluti, f.to
Mons. Gabriele Caccia, Assessore

 

Carissima famiglia, iniziamo questo nuovo comunicato con la
lettera appena giuntaci dal Vaticano, attraverso la quale Papa Benedetto XVI
desidera ringraziarci per il dono che le famiglie Marrotta di Napoli e Miceli
di Trieste hanno consegnato a nome di tutti gli associati. In verità siamo noi
a dover ringraziare il Sommo Pontefice per averci accolto e per averci rivolto
quelle intense parole, la cui eco si è fatta sentire ben oltre i confini
nazionali, offrendo così alla nostra piccola e neonata Associazione
l’opportunità di essere finalmente conosciuta e riconosciuta. Diciamocelo
chiaro: senza il papa, avremmo potuto essere anche in diecimila a Roma ma al massimo saremmo finiti sui bollettini parrocchiali. Ora invece, e il numero di nuove adesioni e l’interesse dei mass media è lì a dimostrarlo, possiamo dire di esistere e dunque sperare che il tema della famiglia, e della famiglia
numerosa in particolare, torni a “volare alto” nel nostro Paese.

Fatta questa doverosa premessa, desideriamo aggiornarvi sulle
novità deliberate dalla prima Assemblea nazionale. Anzitutto il grazie più
sincero va ai fondatori dell’Associazione e primi consiglieri nazionali: le
famiglie Dabrazzi, Baitini, Copeta, Cinelli, Sberna e Archetti, tutte di
Brescia, che hanno dato il primo impulso e traghettato il nostro sodalizio fino alla prima Assemblea. Due di loro, la nostra e la famiglia Archetti, si sono ripresentate per il nuovo Consiglio nazionale, che durerà in carica per tre anni, insieme alle famiglie Guarini di Padova, Soprana di Vicenza, Hubbard e Lodolo D’Oria di Milano, Nanni di Rimini, Botti di Ferrara, Caltabiano di Parma, Spitaleri di Bolzano, Ledda di Alghero e Guido di Napoli. Questi i nomi dei nuovi Consiglieri nazionali che presteranno, gratuitamente come sempre, la loro opera per il bene e il futuro dell’Associazione. La presidenza per i prossimi tre anni è stata riaffidata a noi, per il secondo e ultimo mandato: siamo certi che, con il vostro aiuto, troveremo modalità e idee per crescere tutti insieme in termini di solidarietà, affetto, condivisione, amicizia.
E un grazie per averci rinnovato la fiducia.

L’Assemblea di Roma è stata un momento di grande festa, solo parzialmente rovinata dal brutto tempo (ma chi se ne è accorto?) del giorno 1 e dalla disonestà del titolare del Country Club che, mancando palesemente agli accordi verbali presi, si è appropriato indebitamente di somme ben superiori al convenuto. Pazienza, ci servirà da esperienza: la prossima volta, vedremo di firmare un contratto nero su bianco, con l’aiuto dei nostri validissimi avvocati. Il bilancio economico finale vede un passivo di circa 40.000 euro, parte dei quali verranno presto coperti da offerte liberali che stanno giungendo da Fondazioni e Istituzioni.
Inoltre, l’Assemblea ha deliberato la quota associativa fissa annuale di euro
15 a famiglia: uno sforzo che chiediamo a tutti per consentire non solo di
ripianare il debito (al momento coperto, come prestito, dal Vescovo di Brescia) ma anche per dare qualche possibilità in più di sviluppo all’Associazione stessa: basti pensare ai costi per spedire questa lettera, ai costi telefonici, a quelli di viaggi per incontri a tutti i livelli: non possiamo pensare di continuare a gravare unicamente sul bilancio familiare personale deiConsiglieri. Inoltre, abbiamo ormai raggiunto i mille associati, che peraltro crescono ogni giorno di più: è evidente che, insieme alle grandi potenzialità in termini di disponibilità, competenze, capacità, amicizia e affetto, crescono insieme anche le spese. Ma stiamo tranquilli: siamo abituati a far fronte a difficoltà ben superiori che queste!

Le impressioni di chi ha vissuto i due giorni di Roma sono state
magnifiche, nonostante la fatica delle due levatacce (il giorno 1 per giungere
a Roma da tutta Italia, il giorno 2 per arrivare in tempo in Piazza San
Pietro); i nostri bambini hanno mostrato al mondo (c’erano televisioni
giapponesi, danesi, austriache, statunitensi, canadesi, oltre ovviamente a
quelle italiane) la loro gioia e la grande capacità di adattamento, di
solidarizzare, di giocare con bimbi fino al giorno prima sconosciuti. E lo
stesso si può dire dei genitori: sembrava ci conoscessimo da anni, ed era la
prima volta che ci stringevamo la mano! Commovente, davvero, anche per chi – come noi e voi – è abituato alla bellezza che genera la famiglia numerosa.
Ma avremo modo di riparlarne: stiamo infatti procedendo in maniera spedita alla realizzazione del primo libro delle famiglie numerose e lo scriveremo proprio noi, tutti insieme. Inviateci perciò – per posta o per e-mail – i vostri
aneddoti, le vostre storie, le vostre riflessioni su tutto quello che è
l’incantevole mondo della famiglia numerosa: le nostre storie, meritano di
essere conosciute!

 

Aggiungiamo le delibere stabilite dall’Assemblea, affinché ne siate tutti partecipi:

 

1) E’ stato deciso di mantenere l’aggettivo “nazionale” nel nome (v’era stata la proposta di chiamarci semplicemente Associazione Famiglie Numerose, proposta bocciata);

 

2) L’Associazione mantiene inalterato il proprio Statuto per quanto riguarda il numero di componenti necessari per essere soci ordinari (e cioè, sostanzialmente, almeno quattro bambini); viene però introdotto un nuovo
paragrafo che consente l’adesione anche di famiglie con meno di quattro
bambini, con il titolo di soci “sostenitori”.
Questo il testo completo del nuovo articolo: Possono aderire all’Associazione come SOSTENITORI anche quelle famiglie con meno di sei componenti che si riconoscano nei principi espressi nello Statuto e nella Carta dei Valori. Possono partecipare a tutte le iniziative dell’Associazione, con esclusione del voto attivo e passivo, con contributi finanziari o di altra natura. L’ammissione a socio sostenitoreviene deliberata con le stesse modalità previste per i Soci. In sostanza, il socio sostenitore non può votare ed essere votato, tutto qui.

 

3) Istituzione della quota annuale di associazione, pari a 15 euro a famiglia.

 

4) Altre modifiche minori, che si sono rese necessarie per una migliore comprensione e utilizzo dello Statuto stesso.

 

Comunque, tutte le parole dette in Assemblea e soprattutto gli
interventi degli ospiti, troveranno spazio sul nostro sito non appena verranno sbobinate: è un lavoro non breve per cui Vi chiediamo un briciolo di pazienza.
Anche perché gli incontri politici per la Finanziaria (che purtroppo, ad oggi,
restano solo parole, parole, parole…) e gli incontri con amministratori di Enti
locali (Comuni, Province, Regioni) e con dirigenti commerciali ci occupano
molto tempo (e le nostre segretarie… siamo noi!). Aggiungiamo almeno l’unica relazione scritta preparata in anticipo, quella nostra di fine mandato, dove troverete la storia della nascita dell’Associazione e i punti fermi per il
futuro. Presto ci faremo risentire per le novità, nel frattempo vi inviamo il
più fraterno e cordiale abbraccio, nella speranza di ritrovarci tutti alla
prossima assemblea, che sarà in Emilia Romagna nel 2006.

Con amicizia, Mario e Egle Sberna, presidente.

 

Relazione di fine mandato del presidente, Roma 1 novembre 2005
Era un giorno come tanti altri… osservavo una triglia nel banco pesce del
supermercato vicino casa.
Sapevo che non sarebbe finita in una nostra padella, troppo caro il pesce fresco per una famiglia numerosa. Stavo lì, assorto nella compassione che provavo per quegli occhi spenti e lattescenti, che mi fissavano, immobili.
Un colpo ben assestato al mio carrello mi riportò bruscamente alla realtà: mi girai e guardai in volto il mio investitore. Occhi vispi, di una luce intensa, che contrastavano in maniera lampante con quelli della triglia. Era Enrico. Mi disse, più o meno: “Non mi conosci ma so che anche tu hai cinque figli, come me. Perciò quel pesce non lo comprerai mai; insieme, invece, possiamo fare tante cose”. Lì per lì, confesso, non diedi molto peso alle sue parole. Anzi, lo liquidai con un superficiale cenno di saluto e lo illusi, almeno così pensavo, con un “arrivederci ad altra occasione” per approfondire l’idea. Ma non avevo fatto i conti con la costanza, la pervicacia, la tenacia che contraddistingue un papà di famiglia numerosa: tre aggettivi rafforzativi dello stesso concetto. Perché, in una famiglia numerosa, c’è sempre da moltiplicare: pani o pesci, nomi o aggettivi.
E sì che avrei dovuto saperlo, dato che anch’io sono papà di famiglia numerosa.
E infatti, solo poche ore dopo, Enrico suonava già alla porta della nostra
casa. Entrato, si siede e ribadisce il concetto: soli non contiamo nulla,
insieme possiamo trovare accordi commerciali, fare convenzioni, pretendere e ottenere ascolto dalle Istituzioni, inviare segnali positivi alla società.
E’ un fiume in piena, Enrico, fin troppo normale quando alla fine del mese le
bollette da pagare, gelide e sicure nella loro onnipotenza, ti guardano con
aria arrogante sul grande tavolo di casa dove le hai posate. Austere aspettano in silenzio, compassate: sanno che presto riceveranno il tributo della quietanza e non importa nulla se, questo tributo, arriverà solo a costo di grandi sacrifici e rinunce. Perché se non le quietanzi, i tuoi bimbi resteranno al freddo e al buio dal giorno dopo. Loro, le bollette, impietose, questo lo sanno: parrebbero umili pezzi di carta e invece hanno potere di vita o di morte, di serenità o tristezza, di gioia o angoscia sui nostri immediati destini familiari.
Come la spia della riserva nel serbatoio dell’auto, una grande auto, pagata con smisurate rate, perché le grandi auto non sono mai a prezzi di mercato o di offerta speciale. Anche quella spia, arrogante, ogni volta che si accende, sa che provocherà un sussulto al tuo cuore; sa che dirai:
“Oh, no, di nuovo!”. Gode, la spia della riserva, ogni volta che te
lo sente dire: lei sa che non la potrai lasciare accesa ad occhieggiarti per
molto tempo. E, quando davanti alla pompa del carburante, gorgogliando
orgogliosamente, entreranno litri di liquido nauseabondo, un pezzo consistente del tuo sudato salario ingrasserà le accise superlative che gravano sul liquido stesso. Perché la guerra dell’Abissinia e il terremoto del Belice, presentano ancora il conto, dicono. E la spia, felice di averti umiliato ancora una volta, tornerà silente per aspettarti al prossimo varco: stolto, non puoi fare a meno di me, hai troppi figli da portare a scuola, all’oratorio, alle attività sportive… tornerò presto a trovarti e ti punirò per esserti aperto alla vita, oh, eccome se ti punirò! Tutte le idee che hanno enormi conseguenze sono sempre idee semplici, scrisse Tolstoi. L’Associazione ha idee e si pone domande semplici, tanto semplici che qualunque amministratore pubblico dovrebbe essersele poste prima di noi da molto, molto tempo: perché, per esempio, noi che siamo magari in sette con un solo contatore, dobbiamo pagare più di sette single o più di tre coppie e un single, che di contatori ne hanno rispettivamente sette e quattro? E i sette single lavorano tutti, mentre invece i nostri bambini sono piccoli, non lavorano e, perdiana!, non devono lavorare.
E perché devo pagare l’ICI come se vivessi in una reggia quando basta una
divisione, semplice operazione matematica che si impara sui banchi delle
elementari, per comprendere che i metri quadri a disposizione di ogni singolo componente della mia famiglia sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli disponibili individualmente per le coppie di gay o dei single o dei pensionati?
E perché le coppie di fatto in Italia hanno più diritti delle coppie di
diritto? Nella mia famiglia infatti si fa il cumulo dei redditi solo perché ci
siamo sposati, mentre due conviventi o finti separati il cumulo non lo fanno e quindi risultano magari incapienti. I diritti o sono di tutti o sono privilegi,
giusto? E perché per iscrivere i figli a scuola, per comprare i libri, per
mandarli alla mensa, perché per la tariffa sullo sporco o per il biglietto
dell’autobus ogni singolo mio figlio vale “uno” mentre quando compilo
l’ISEE per avere un aiuto dallo Stato vale solo 0,35? E perché l’acqua al metro
cubo per uso abitazione ha una tariffa sociale più alta della tariffa
zootecnica? E perché tale tariffa sociale cessa dopo i primi 108 metri cubi,
uno sciacquone del water a testa per pochi giorni, mentre la tariffa agevolata
zootecnica non cessa mai? Perché dunque le vacche possono bere a volontà e pure farsi la doccia, mentre ai miei bimbi nemmeno l’acqua per lavarsi i denti riceve venia? E’ meglio allevare vacche che allevare figli: ma che razza di società è mai questa? E, soprattutto, perché quando diciamo queste cose a chi di dovere, costui non capisce che ne va del futuro del Paese? Perché gli occhi che ci guardano, annoiati, sono tanto simili a quelli della triglia nel banco pesce del supermercato vicino casa? Quando va bene. Perché quando va male, ci sentiamo dire che siamo degli incoscienti, che nessuno ci ha obbligato a fare tanti figli, che i nostri figli sono un peso per la società, che siamo già troppi in Italia. Fino alla volgarità: che le nostre mogli sono sempre in calore.
La ritenete una frase troppo forte per stare in una relazione di fine
mandato? Per chi legge e non ha famiglia numerosa forse sì, ma per noi papà e mamme – che la ascoltiamo umiliati e impotenti ogni giorno, che abbiamo
imparato a trattenere le lacrime di fronte alle offese – spiacente, no: ha solo
la crudezza del doverci fare i conti ogni giorno, con questa frase. Perché
volgare, da vulgaris, significa semplicemente: diffuso. Di questo e altro
parlammo quella sera. Poi Enrico tornò alla sua casa, anch’essa situata come la nostra nel Quartiere La Famiglia di Brescia. Un nome, un destino. Nessuno, né Egle e Mario né Angela e Enrico, sapeva che, quel giorno, avremmo iniziato una nuova, splendida avventura. Dolce e faticosa insieme, impegnativa e semplice insieme, come tutte le avventure. Fu facile per me, consigliere comunale, avere accesso ai dati delle famiglie numerose di Brescia: il mio Comune vanta uno dei più efficienti Uffici Statistica del Paese. Pochi minuti dopo la richiesta, sapevo già vita, morte e miracoli delle 468 famiglie numerose residenti in Comune. E, efficienza per efficienza, avevo i loro nomi e indirizzi su etichetta. Fu ancora più facile trovare il primo di quella serie notevole di uomini e donne che da allora ci seguono e incoraggiano con affetto.
Era don Alfredo, il prete del nostro sposalizio. Don Alfredo ci offrì gratuitamente il teatro parrocchiale, la piccola Marialetizia a sette anni iniziò la sua opera, che continua ancora oggi, di provetta segretaria dell’Associazione, piegando, imbustando, etichettando e francobollando le lettere che partirono con dentro l’invito ufficiale al “Primo Forum delle famiglie numerose bresciane”.
Nome pomposo, prometteva bene. Infatti, quella sera, nella Parrocchia San Filippo Neri del Villaggio Sereno, c’erano un centinaio di famiglie pronte a raccogliere la sfida. Alcune tra esse vollero fare di più: trovarsi per sei mesi, ogni quindici giorni, a casa nostra per elaborare una Carta dei Valori e uno Statuto di quella che sarebbe stata la nostra Associazione.
Erano Franco e Gabriella, Giorgio e Donatella, Stefano e Germana,
Gianni e Cristina, Enrico e Angela, Mario e Egle.
Dodici, come gli apostoli. E nessuno che ha tradito. Costanza, speranza, fede e carità: così è iniziata una bella storia. Il resto non lo racconto, lo sapete anche voi perché, questa storia, l’avete costruita. Dal giorno in cui andai all’Ufficio del Registro per la prima di un’infinita battaglia contro la burocrazia e l’indifferenza, l’Associazione ha iniziato ad esistere davvero solo grazie a voi. A voi,
Alessandro e Mariuccia da Valdagno, primi tra i non bresciani ad iscriversi, a
voi Pierluigi e Francesca, presenti al forum di Brescia e provenienti
dall’allora lontana Modena, oggi così vicina rispetto ad Alghero, a Volla, a
Catania, a Martina Franca. A te fratello e sorella, collega genitore, che hai
creduto in noi senza nemmeno conoscerci ed hai accettato di associarti o
diventare coordinatore nel tuo paese, nella tua città, nella tua provincia,
nella tua regione di un’Associazione dal nome nuovo eppure a te così familiare e dolce: famiglie numerose. A te voglio dire il nostro grazie, per aver iniziato a riscrivere la storia della famiglia numerosa in questo Paese.
E’ proprio vero, coma canta il poeta: “la storia siamo noi, nessuno si senta
escluso… siamo noi, bella ciao, che partiamo… siamo noi questo piatto di
grano…”. A te che oggi con noi sei in prima fila, a te che sai bene cosa
significa: “non si può più indietreggiare, solo andare avanti”, perché l’hai detto tante volte, guardando l’azzurro del test di gravidanza, e non hai mai pensato, nemmeno per un momento, che una nuova vita sarebbe stata
un peso per la tua famiglia. A te dico un grazie, e una certezza: non metteremo in freezer i nostri sogni, perché sappiamo che, scongelandoli, li troveremmo tutti morti. A te voglio dire grazie anche a nome della Chiesa perché, anche se magari non credi, hai fatto tue “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono”. Hai fatto tuo cioè l’invito che apre uno dei più splendidi documenti mai composti, la Gaudium et Spes, guida sicura per l’impegno dei laici d’oggi che ricercano solidarietà e convivenza, pace e amore, verità e giustizia, equità e condivisione. A te, che ricevi da sempre il sorriso misericordioso di Dio – come noto Padre di famiglia molto, molto numerosa – oggi vada anche il nostro sorriso di gratitudine per aver accettato di condividere questa nuova avventura. Siamo di religioni diverse? Tanto meglio, Dio è poliglotta e ci manda comunque buoni traduttori, gente docile e umile, ci capirà e ci capiremo di sicuro. Qualcuno si è chiesto come sia possibile che un’Associazione appena nata e scalcinata come questa, senza fondi, senza santi in paradiso (tutto minuscolo, perché Santi ne abbiamo, eccome, un’intera schiera in Paradiso), con 
“dirigenti” che ritagliano – volontariamente – il tempo a favore dell’Associazione dal poco che resta dopo il lavoro, la famiglia, le attività del quotidiano; che prendono giorni di ferie e permessi non retribuiti per scorazzare nei luoghi del potere politico ed economico, sociale ed ecclesiale a perorare una giusta causa; che viaggiano in seconda classe per raggiungere Roma, camminano molto a piedi e poco in taxi e mangiando solo panini, quando va bene, che pagano di tasca propria le chilometriche bollette telefoniche conseguenza di sollecitazioni che ricordano, nemmeno troppo vagamente, la parabola della vedova e del giudice iniquo; che scrivono e parlano magari in un italiano poco forbito, che sanno di tutto un po’ e di specifico nulla, che proprio per questo si sono messi a studiare quanto e più dei loro figli per capire
qualcosa del linguaggio arzigogolato degli azzeccagarbugli, qualcuno – dicevo – si è chiesto come un’armata Brancaleone come questa sia riuscita ad ottenere in poco tempo risultati così apprezzabili. A questi qualcuno non rispondiamo a parole.
Li invitiamo ad uscire da questa stanza, oggi, e guardare fuori: lì c’è la risposta. Nel vociare gioioso dei nostri bambini, nelle loro grida, nei loro
giochi, nei loro pasticci e nei loro capolavori, nei loro sogni, nei loro
sguardi, nei loro pianti e nei loro sorrisi, nelle loro fatiche e nei loro
traguardi raggiunti e superati, nei loro baci e abbracci a mamma e papà, nel
loro imparare fin dalla culla a condividere e vivere la solidarietà e la
gratuità coi fratelli e le sorelle, a stringersi, ad aggiungere un posto a
tavola, a volersi bene: lì, tra loro e con loro, troverete la risposta alla
vostra domanda. Guardateli, guardateli adesso: capirete. Un proverbio spagnolo dice: “Parlare di tori non è la stessa cosa che essere nell’arena”.
Preparatevi, italiani, brava gente: preparatevi perché non ci fermerete più.
Non siamo gente che “dà buoni consigli se non può più dare cattivo
esempio”, come cantava il poeta genovese. Noi siamo nell’arena. Giochiamo a mani nude e a carte scoperte, nessuna loggia massonica o nuova setta esoterica; ve lo diciamo con chiarezza quel che siamo e desideriamo.
Abbiamo solo una grande passione: cambiare, da subito, la cultura di morte e di fastidio nei confronti della famiglia che attanaglia questo Paese, per
trasformarla in cultura di “sì alla vita, sì al futuro”. E la cambieremo.
Nel blog del sito Radicali.it si parla di noi, incoraggiando i lettori a serrare i ranghi: “ecco, abbiamo un nuovo nemico clericale da affrontare”.
Contateci. Signori dell’individualismo e dell’egoismo, Signori dell’edonismo e del liberismo, contateci. Lor Signori hanno già visto il nostro comunicato sociale? No? Lo guardino: in trenta secondi c’è tutto un programma. E’ il nostro programma. Lor Signori si preparino, c’è da aggiungere posti a tavola: le famiglie numerose sono tornate. Per restare.

Mario e Egle Sberna, presidente.

 

 

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