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Assegno unico e trappola fiscale

Assegno unico e trappola fiscale

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Oggi le famiglie con figli possono contare su due specifici interventi economici:
– l’assegno unico temporaneo, soluzione intermedia tra gli assegni familiari e l’assegno unico universale
– le detrazioni per figli a carico.

Il primo intervento si struttura come un contributo, un sostegno alla crescita dei figli, con finalità in parte anche assistenziali, in quanto l’importo è legato all’ISEE.
Le attuali detrazioni per i figli, invece, intervengono a livello fiscale per riconoscere ai fini del reddito i carichi familiari.
Ora esistono quindi due ambiti ben definiti: quello della contribuzione e quello fiscale.

Dal 1° gennaio, con l’introduzione dell’Assegno Unico Universale, è prevista una riunificazione dei due interventi, in quanto le detrazioni verranno sostituite dall’assegno Unico, con modalità ed importi ancora da definire.
Se da un lato questa operazione rappresenta una semplificazione, dall’altra però produce una notevole stortura.
L’eliminazione delle detrazioni, infatti, toglie l’unico elemento di equità orizzontale attualmente riconosciuto dal nostro sistema fiscale.
L’assegno unico, del resto, non può definirsi uno strumento fiscale, in quanto:
– è scollegato dal calcolo delle imposte
– introduce elementi selettivi, come l’ISEE, non applicati dal nostro sistema fiscale per il calcolo dell’IRPEF.

Dal 1° gennaio, quindi, l’Italia sarà caratterizzata da un effetto distorsivo del nostro regime fiscale, che sarà improntato solo a criteri di equità verticale (chi più guadagna, più paga), ma ignorerà qualsiasi criterio di equità orizzontale, che considera quante persone vivono con quel reddito prodotto, ai fini della determinazione del carico fiscale.
Al contrario degli altri paesi europei, che adottano contemporaneamente sia assegni universali per i figli, sia riconoscimenti fiscali, come ad esempio il quoziente familiare francese, in Italia avremo un fisco esclusivamente individuale, che non considera minimamente il valore dei figli, oggi sempre più un bene prezioso per la società, alla luce delle preoccupanti dinamiche demografiche.
Tutto questo in sfregio all’art. 53 della costituzione che recita: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Ma a parità di reddito, la capacità contributiva di un genitore con figli a carico non può essere la stessa di un genitore senza carichi familiari.
L’assegno unico non può essere considerato uno strumento di equità orizzontale, per diversi motivi.
Innanzitutto, la presenza dell’ISEE, che introduce elementi patrimoniali che oggi non sono assolutamente considerati con le attuali detrazioni per carichi familiari.

Dal 1° gennaio verrà quindi introdotta, attraverso l’ISEE, una sorta di patrimoniale sui figli: se hai patrimonio, non ti riconosco le spese di accrescimento e mantenimento dei figli. E paghi le stesse tasse di chi non ha figli.
Paradossalmente, però, se hai un patrimonio immobiliare ti beneficio con i vari superbonus, ecobonus e bonus vari. Il messaggio è molto chiaro: si è scelto di agevolare il passato (ossia i patrimoni immobiliari costituiti con la ricchezza prodotta in passato), tassando il futuro, ossia la ricchezza che verrà prodotta dai nostri figli.
Del resto, è più facile agevolare i diritti degli adulti, che votano, piuttosto che quelli dei figli, gran parte dei quali non vota…
Con l’assegno unico, inoltre, molte famiglie riceveranno meno di quanto ricevono oggi con le detrazioni. O nulla se non presentano la domanda…
Per richiedere l’assegno unico, infatti, sarà necessario non solo fare una apposita domanda, ma anche richiedere l’ISEE (che peraltro ha un costo per lo Stato: 117mln. nel 2020). Due ulteriori pratiche burocratiche in più.

A gennaio quindi l’introduzione dell’assegno unico (poco universale), genererà una trappola fiscale, eliminando l’unico elemento di equità orizzontale (le detrazioni) presente nel nostro sistema fiscale, in sfregio all’art. 53 della costituzione.
Come si esce da questa trappola? Semplicemente con il buon senso del padre di famiglia.
Il buon padre di famiglia manterrebbe l’attuale struttura dell’assegno temporaneo, destinandone una parte come importo universale ed una parte a fini assistenziali alle fasce più povere, attraverso l’utilizzo delle risorse attuali degli assegni familiari e dei fondi aggiuntivi destinati dal governo.
Contemporaneamente, lascerebbe in essere le attuali detrazioni; anzi, in un’ottica di riforma del fisco, queste andrebbero sostituite e potenziate con una no tax area per ogni figlio a carico: il Fattore Famiglia.
Per una manovra che guardi al futuro dei figli, e non al passato dei nostri patrimoni.

Alfredo Caltabiano