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Amore e sessualità: una scissione ormai irreversibile?

Amore e sessualità: una scissione ormai irreversibile?

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È stato presentato a Roma lo scorso 23 maggio il “Rapporto Censis-Bayer sui nuovi comportamenti sessuali degli italiani”, che segue il precedente a vent’anni di distanza. L’indagine analizza le abitudini di uomini e donne in Italia di età compresa tra 18 e 40 anni e nel darne conto, il rapporto descrive schiettamente un sesso più frequente, decomplessato, trasgressivo, variegato, sganciato dall’amore e dall’affettività e con un minor ricorso alla contraccezione. Il documento fornisce diversi elementi da non sottovalutare; ne evidenziamo qui alcuni.

Rispetto al 1999 risultano in deciso aumento le pratiche alternative ai rapporti completi, con comportamenti quantomeno discutibili, come ad esempio, il sexting (invio di immagini sessualmente esplicite via cellulare), il ricorso alla pornografia con il partner o senza, i rapporti a tre (o più) partner, le variabili sadomasochiste. Pare che tutte le pratiche siano messe sullo stesso piano: si fa così e va bene, non si deve commentare nulla. Al di là della mera quantificazione della frequenza dei rapporti, risultano in aumento anche il numero di partner sessuali (anche oltre 10) denotando una evidente instabilità nelle relazioni che non può lasciare indifferenti. Preoccupa il dato che per quasi 8 persone su 10 la sessualità è scissa da amore ed affettività: significa che il rapporto con l’altro è strumentale al piacere personale e l’uso c’è finché uno dei due non si stufa o trova qualcun altro di più attraente. Se, come indica il rapporto a p. 15, il rischio della noia è sempre in agguato, e le pratiche alternative sembrano necessarie per mantenere un rapporto vivo, la sempre più difficile tenuta delle coppie pare purtroppo indicare proprio il contrario. Pare fra l’altro che per una buona relazione di coppia sia necessario ricorrere alla pornografia (una coppia su 4), soprattutto in rete: ce n’è davvero così bisogno? Nel rapporto Censis-Bayer il valore della generatività è assente, viene invece posto in rilievo come si cerchino di evitare le gravidanze, senza dire che il ricorso alla cd. “contraccezione di emergenza”, cioè le pillole del giorno dopo o dei 5 giorni dopo, che sappiamo avere anche un effetto abortivo, stiano velocemente entrando nella mentalità dei partner come un semplice “rimedio”. Se la contraccezione è vissuta da oltre un terzo degli intervistati come una limitazione, quasi il 39 % delle donne evidenziano i pericoli della pillola per la salute. Una nuova riflessione allora andrebbe fatta con scientificità e coraggio sulla contraccezione e le sue conseguenze, dando poi impulso alla ricerca ed alla diffusione dei metodi per la regolazione naturale della fertilità (i cd. “metodi naturali”) dei quali generalmente si sa ben poco. La contraccezione non riduce gli aborti: le esperienze di Francia e Regno Unito ci dicono infatti che, pur nella larga diffusione dei mezzi contraccettivi, le gravidanze indesiderate, e quindi gli aborti, non sono pochi.

Quasi come fosse il rovescio della medaglia, sono in aumento le persone che scelgono di non avere rapporti sessuali, in particolare i maschi, passati dal 3 al 11,6 % in vent’anni. La sintesi Censis-Bayer lo definisce come un neo, ci chiediamo invece se non sia forse segno che, pur a fronte di un’offerta più che abbondante e fuorviante, le persone percepiscono che un sesso ridotto a merce o unicamente come strumento di piacere non risponde alle profonde esigenze dell’essere persone mature, uomini e donne in relazione.

Preoccupa il fatto che il documento esordisca con “buone notizie sul fronte della sessualità” e chiuda sintetizzando “più piacere, meno amore” (p. 21), evidenziando come la sessualità sia ormai uscita da un contesto di valori che vedeva il coronamento della coppia nel matrimonio indissolubile, nella fedeltà e nell’apertura alla vita con amore e responsabilità. Considerare l’esercizio della sessualità come una delle possibili attività ludiche o come uno dei modi per esercitare la “libertà delle scelte individuali orientate al piacere” (p. 11) potrà forse suonare confortante solo per chi non desidera assumersi responsabilità nei confronti di un’altra persona e della società. Vale la pena chiedersi se è questo l’ambiente culturale dentro il quale vogliamo che i nostri giovani vivano le proprie relazioni affettive, che può essere così tradotto: ci piacerebbe sapere i nostri figli ingannati (ed ingannare) in una relazione sessuale contemporanea con due o più partner (si chiama polyamore)? o vederli apparire in qualche osceno video che arriva sul nostro smartphone? o che compaiono sul web che abbiamo acceso nell’intimità con il nostro partner per evitare la routine della nostra stanca relazione di coppia … ? Dobbiamo recuperare una più degna collocazione per l’esercizio della sessualità, dove sesso non equivale a genitalità, dove il piacere non è fine a se stesso, ma si lega a fedeltà ed apertura alla vita, con il rispetto dell’altro nella sua corporeità e nei suoi tempi, nella cura della relazione e nella responsabilità verso se stesso, verso l’altro e la famiglia. La relazione sessuale come dono di sé all’altro è inscritta nella fisiologia dei nostri corpi ed è arricchita di significato dall’insegnamento del Magistero cattolico. Ricordiamoci che la Chiesa non stigmatizza l’esercizio sessuale, anzi lo riconosce come cosa buona e ne valorizza la dimensione unitiva e procreativa, per il bene degli sposi, dei figli e della comunità. Recuperare queste dimensioni vuol anche dire riprendere concetti educativi fondamentali per chi esercita la sessualità e per chi ne vive i riflessi in modo diretto (i partner) ed indiretto: i nostri figli e la società tutta. La scissione tra amore e sessualità c’è, eccome, ma non è irreversibile.

Cinzia e G. Marco Campeotto
coord. Anfn prov. Udine

Rivignano, 7 giugno 2019