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Suffragio universale. Se vota una persona con Alzheimer perché non può un...

Suffragio universale. Se vota una persona con Alzheimer perché non può un bambino?

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Un tema portato avanti da anni da Anfn con la campagna “Un figlio, un voto”.
Mario Sberna: «Se la politica è disattenta ai figli e alle loro famiglie è anche perché i minori non hanno rappresentatività elettorale». Il ragionamento del nostro presidente: «L’elettore che è genitore è discriminato rispetto a chi non lo è, in quanto sopporta oneri e responsabilità civili (e penali) per i figli minori, anch’essi cittadini italiani, ma privi di qualsiasi strumento per incidere sul futuro della società in cui stanno crescendo». In ciò «le famiglie numerose sono le più discriminate, nonostante la Costituzione – con l’articolo 31 – riservi loro un “particolare riguardo”».


 

Sono in fila al seggio, peraltro molto affollato. Dietro di me si avvicina una signora anziana, direi di circa ottant’anni, accompagnata dal figlio, direi cinquantenne. Il figlio la istruisce per bene su come votare e soprattutto su chi votare. La madre domanda delucidazioni una, due, tre, quattro volte ottenendo sempre le stesse semplici e precise istruzioni: fai una semplice X sulla scheda dove vedi il simbolo Y. La signora è evidentemente confusa, e anche una volta nella cabina, esce smarrita per consultarsi con il figlio che è lì sull’uscio della stanza. Il presidente acconsente tra gli sguardi di tenerezza dei presenti.

Posso dare quasi per certo che la signora non fosse nel pieno delle facoltà mentali che le avrebbero permesso di esprimere un voto personale, libero e men che meno segreto, come prescrive l’art. 48 della Costituzione. Ma la presenza del figlio le ha certamente permesso di esprimere un diritto importante, che definisce la cittadinanza. Non sappiamo se a casa madre e figlio abbiano riflettuto insieme su chi votare, oppure se il figlio le abbia dato un’indicazione amorevolmente filiale di votare Y sapendo Y essere il partito che esprime meglio le posizioni politiche della madre, o ancora se semplicemente il figlio abbia fatto votare alla madre il partito da lui preferito. Non lo sappiamo, non lo possiamo sapere e forse, tutto sommato, è irrilevante.

Leggi l’articolo completo su avvenire.it di Matteo Rizzolli, Economista Università Lumsa