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Sovraindebitamento delle Famiglie: una soluzione per uscirne

Sovraindebitamento delle Famiglie: una soluzione per uscirne

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La crisi economica, la mancanza di lavoro, l’aumento dei licenziamenti e dei lavoratori in mobilità, il calo del reddito disponibile, la maggiore incidenza delle imposte, sono elementi che rendono sempre più difficoltoso per le famiglie il rimborso dei debiti bancari.
Nel 2011 (fonte: Bankitalia) il 10% delle famiglie con finanziamenti ha una incidenza del servizio del debito sul reddito superiore al 30%. E’ facile prevedere una ulteriore crescita di tale percentuale per il 2012.
Sempre nel 2011, le sofferenze bancarie a carico delle famiglie consumatrici sono passate da 72,9mld. a 102mld. di euro.
Le Banche e le Finanziarie, ultimamente, cercano di avere un approccio più morbido nella gestione del credito problematico, consapevoli del momento non favorevole che sta attualmente passando la nostra economia.
Esistono peraltro diversi strumenti finalizzati a superare termporanei momenti di difficoltà delle famiglie; ricordiamo a questo proposito:
– il Fondo di Solidarietà per i mutui, che prevede la sospensione delle rate per 18 mesi e pagamento degli interessi a carico dello Stato, per le famiglie con isee inferiore a 30.000 euro ed in difficoltà per effetto della perdita del posto di lavoro, mobilità, cassa integrazione, decesso di uno dei mutuatari, spese mediche impreviste;
– il Piano Famiglia Abi, che prevede la sospensione dei mutui fino a 12 mesi
– il Fondo Nuovi Nati (prestito di 5.000 euro per max. 5 anni a tasso agevolato)
– il Fondo C.E.I. per le famiglie in difficoltà
– il Microcredito
– i vari interventi a carattere locale a supporto delle famiglie in difficoltà nel pagamento dei debiti bancari (es. regione Veneto).
In presenza di più Istituti finanziatori, tuttavia, oggi non esiste alcun strumento che consenta di coordinare gli interventi dei vari Istituti bancari, al fine di trovare una soluzione concordata, anche attraverso l’utilizzo degli strumenti di cui sopra.
L’idea è quindi quella di definire un ‘tavolo di conciliazione’, un soggetto terzo costituito da Abi, Governo, Forum delle Associazioni Famigliari e Associazioni dei Consumatori, dove ogni famiglia potrà:
– avere un ‘check up’ finanziario, riferito a entrate, spese, patrimonio e debiti, finalizzato ad individuare la capacità di far fronte ai finanziamenti e soprattutto la ‘qualità’ della spesa, al fine di ottimizzarla in rapporto al reddito e ai bisogni famigliari;
– richiedere, là dove ci siano delle situazioni di difficoltà nel rimborso dei debiti in essere, la definizione di piani di rientro che coinvolga tutti i creditori che partecipano al progetto (banche, finanziarie, Equitalia, etc.), prevedendo, per particolari e specifici casi, anche delle rinunce da parte degli Istituti di credito (agli interessi ed, eventualmente, anche in conto capitale). Tali rinunce saranno ovviamente subordinate alla conclusione degli impegni presi dalla famiglia;
– richiedere eventuale ‘nuova finanza’, finalizzata a supportare specifiche necessità della famiglia, che potrà essere erogata a fronte di un apposito fondo garantito da enti terzi (es.: CEI, Fondazioni, etc.).
Di fatto verrebbe creata la nuova figura di ‘credito tutorato’, intermedio tra il ‘credito in bonis’ (quello ‘buono’ per le banche) e il ‘credito deteriorato’ (quello per cui le banche mettono in conto
una percentuale di perdita).
Le banche potrebbero avere un interesse in tal senso perchè potrebbero accantonare in tal modo una percentuale inferiore a quella a cui sono obbligati oggi dalla normativa vigente.
Ma ne guadagnerebbero anche le famiglie, soprattutto quelle che oggi non vedono via di uscita dai debiti e che in questo modo avrebbero finalmente uno spiraglio di luce, e l’economia stessa, in quanto una ristrutturazione del debito comporterebbe una parziale liberazione di risorse, che potrebbero quindi essere dirottate a favore dei consumi.
Il tutto, a costo zero per i conti pubblici.

Alfredo Caltabiano
parma@famiglienumerose.org