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Se si interverrà, gli italiani non scompariranno, parola di demografo

Se si interverrà, gli italiani non scompariranno, parola di demografo

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SCENARI

SCENARI

L’Europa e l’Italia torneranno a far
figli, a condizione che ci sia chi difende la vita e la famiglia. Parla lo
storico Pierre Chaunu

 

Il disgelo demografico

 

Da Parigi Daniele Zappalà

 

«La famiglia è molto più antica del
cristianesimo e si ritrova, con qualche variante, praticamente in tutte le
grandi civiltà». Su questo punto, il grande storico francese Pierre Chaunu –
accademico di Francia e professore emerito alla Sorbona – non ha dubbi e anzi
dichiara di restare perplesso di fronte a chi, nella comunità scientifica,
mette in discussione le radici ancestrali della famiglia. Per l’autore
dell’indimenticato La durata, lo spazio e l’uomo nell’epoca moderna, si tratta
di uno di quegli istituti che hanno «un’origine naturale e che sembrano far
parte dell’origine stessa dell’uomo». In ogni caso, «è evidente che lungo tutta
l’epoca classica, greca e romana, la famiglia rappresentava già un riferimento
importante». Al contempo, Chaunu tiene a ribadire che l’Occidente non può
attribuirsi una sorta di esclusiva. È però vero, aggiunge, che il più compiuto
riconoscimento giuridico dell’istituzione familiare è maturato «soprattutto nel
mondo da cui proveniamo, quello romano e giudeo-cristiano». Chaunu – che è
protestante – ama ricordare che la centralità dei vincoli familiari è stata
immortalata da sempre anche dagli artisti, spesso attraverso immagini semplici
che non hanno perduto nulla della loro umana centralità: «Il legame del bambino
per la propria madre è il più naturale dei legami. La madre ama il suo bambino,
il bambino chiama la madre, resta legato al suo seno ricercando il latte
materno». Immagini che Chaunu situa al livello di quegli «assiomi» che, in
diverse tradizioni religiose, «fanno parte del piano divino». È a questo
substrato naturale «che genera storia ancor prima di essere inserito nella
storia» che si riconduce l’evoluzione successiva dell’istituzione familiare
così come la conosciamo. Pragmaticamente, a preoccupare maggiormente lo storico
è oggi il «legame evidente fra l’attuale calo demografico in Europa e la
svalorizzazione della famiglia». Ma nulla è perduto, assicura Chaunu, che pure
nel 2001 aveva lanciato un appello alle donne per fermare il «suicidio
demografico dell’Europa»: «In Francia, riusciamo attualmente a rinnovare le
generazioni e questo mi pare ormai quasi un fatto acquisito. Siamo stati
toccati prima di altri Paesi dall’inverno demografico, ma abbiamo raggiunto di
nuovo un punto di equilibrio. Auguro naturalmente lo stesso a Paesi come la
Germania e l’Italia». Lo storico noto anche per aver introdotto nei propri
studi il metodo quantitativo e altri portati di discipline più
"scientifiche" (ha fondato nel 1966 Il Centro di ricerche per la
storia quantitativa), resta attento al caso italiano: «Non ci sono ragioni perché
l’Italia scompaia. In questo momento, è vero, non riesce a rinnovare le proprie
generazioni, ma prima o poi l’emergenza salterà agli occhi di tutti. Ci sarà,
come in Francia, una presa di coscienza». In proposito, Chaunu cita una sorta
di legge non scritta che a suo avviso finisce spesso per avverarsi: «A un certo
punto, in una società risorge e torna centrale l’evidenza, solo in apparenza
banale, che si è in vita perché si è stati generati, prima ancora che educati,
da una madre e da un padre». Chaunu fu in Francia fra i primi a lanciare
l’allarme demografico e ricorda oggi con emozione decenni di battaglie
combattute con tutti gli strumenti intellettuali a sua disposizione. Sulla scia
di questi trascorsi militanti, il relativo ottimismo mostrato oggi dallo studioso
non è neppure un lontano parente del fatalismo: «In Francia, ci siamo battuti a
lungo per questo. La fecondità tornerà anche negli altri Paesi europei, ne sono
convinto. Ma a condizione che ci siano persone che difendono con sincerità e
convinzione la vita e la famiglia». La veneranda età (ha 83 anni) autorizza
Chaunu a parlare volentieri della gioia personale che gli procura ogni volta la
visita dei numerosi nipoti. Ma si tratta solo di un intimo trampolino per
lanciare una nuova definizione fulminante: «La vita consiste nel saper ricevere
questo dono fino in fondo e nel saperlo trasmettere col massimo d’intensità. È
da sempre stato così. Se non si rispettano le regole fondamentali della vita,
semplicemente si scompare». Col pensiero sempre rivolto alla centralità
dell’istituzione familiare, Chaunu considera gli sforzi della gente comune di
ogni generazione al rango di un autentico motore delle epoche: «La storia è
essenzialmente il progresso quotidiano, il lavoro, lo sforzo. Coloro che hanno
costruito la nostra società nel XIX secolo meriterebbero nei programmi
scolastici molta più attenzione di tanti Robespierre». Citando proprio
l’eredità controversa della Rivoluzione francese, da lui spesso criticata,
Chaunu vede nella famiglia anche il luogo in cui gli individui comprendono che
«subito dopo il concetto di libertà c’è un punto, così come dopo quelli di
fraternità e di uguaglianza». Un punto che sta per il rifiuto di qualsiasi
glaciale ideologia e totalitarismo. In nome di un umanesimo della quotidianità
alla portata di ogni focolare.

 

 

        

 

 

Articolo tratto da AVVENIRE del 24/2/2007