• it
Più libri, meno figli?

Più libri, meno figli?

13 views
Condividi

Nel leggere il provocatorio articolo di Giuseppe Langone, mia figlia diciottenne aveva già deciso di prendere in mano il fucile… e certamente l’autore era consapevole di rischiare il linciaggio proponendo meno istruzione femminile in cambio di un ritorno alla natalità.
Peccato, perché un merito, l’articolo pubblicato su Libero, ce l’ha www.liberoquotidiano.it
Vedere finalmente preso in considerazione il PROBLEMA (non il tema, il PROBLEMA) della denatalità anche là dove di solito il PROBLEMA è bellamente snobbato, è una piccola soddisfazione per noi di ANFN che ne parliamo da sempre (non per nulla: + Bimbi + Futuro è il nostro motto!). Certo, proprio perché poco addentro all’argomento il sig. Giuseppe cade su una semplificazione piuttosto irritante per chi scrive (mamma-laureata- della figlia di cui sopra), che si debba ritornare alla donna ignorante per tornare ad avere più figli…
La denatalità non è un problema solo nostro, sta investendo paesi che non se la immaginavano nemmeno solo una ventina d’anni fa: il sud America, per esempio. Non ho tempo di controllare, ma sono sicura che i dati sulla fertilità di Niger e Uganda fossero di gran lunga superiori alle cifre attuali solo qualche lustro fa…
Perchè la tendenza è planetaria: anche là dove l’ultima ricchezza resta quelladi avere un figlio, a forza di mandare profilattici e fare campagne di “salute riproduttiva” (leggi controllo delle nascite) qualche effetto c’è stato.
Ma mentre da quelle parti gli indici si mettono a scendere, ecco che incredibilmente (ma fino a un certo punto forse) in alcuni paesi del mondo (Svezia, Francia tanto per citarne due non proprio di analfabeti), c’è una tendenza inversa, una ripresa… Non si torna forse alle cifre del Niger, ma la tendenza è da considerare attentamente, perchè avviene in paesi dove non solo le donne vanno a scuola, ma lavorano e hanno carriere paritarie ai loro uomini. Paesi che hanno trovato una strada per coniugare vita familiare e vita lavorativa con vantaggi inentrambi i campi (rileggetevi le parole di Janne Haaland Matlary, www.famiglienumerose.org)
in una società che fa lo sforzo di adeguarsi alla maternità – che è un valore irrinunciabile- e finalmente rrinuncia ad obbligare la maternità a piegarsi ad un mondo che la nega.
Insomma, per tornare a vedere tanti bimbi nelle nostre piazze e nei nostri giardini la ricetta forse c’è ma non è quella semplicina e assolutamente antistorica adombrata dal sig Langone (che forse pensa di risolvere l’inquinamento ricorrendo al calesse?) il quale per primo, ne siamo certe, non resisterebbe due giorni con un’ analfabeta al fianco. E’ una soluzione più difficile, più laboriosa e impegantiva ma parla di futuro e ci permette di guardare con realismo a un domani dove uomini e donne sono davvero liberi di scegliere la maternità senza perdere tutto il resto, nella convinzione che la maternità, la venuta al mondo di ogni singolo individuo è un miracolo, un valore e un dono. E i doni di valore non si buttano via.