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Pasqua in famiglia

Pasqua in famiglia

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L’evento pasquale come rappresentazione familiare
, Pasqua 2011

La piccola Anna è appena tornata con la sua mamma a casa. Oggi è stata una giornata speciale. La prima volta in vita sua ha preso un pullman. L’emozione era grande. Ora è leggermente esausta. Ma dopo la merendina si mette subito al lavoro in cucina. Prende le sedie e le mette una dietro l’altra. Poi corre in camera sua e chiama Toby, Giovanni e Susi, le sue tre peluche preferite. La giraffa Toby viene sistemata sulla seconda delle sedie, l’orsetto Giovanni sull’ultima, Susi, la scimmietta, invece rimane a terra appoggiata a un piede del tavolo. Anna si posiziona un bel cappello in testa, sale sulla prima sedia e un sonoro “si parte!” fa capire che si sta andando in pullman con un’autista vero e passeggeri veri. Alla prima fermata scende Giovanni e sale Susi. Le curve sono tante, la fatica di guidare un pullman così lungo e così internazionale è enorme ma Anna non ha mai un minimo dubbio sulla sua competenza. E’ persino costretta a sgridare il babbo quando non osservando il rosso del semaforo sta per finire sotto le ruote del pullman di Anna, per non parlare della mamma che infrange in continuazione le regole più basilari del codice della strada sorpassando una volta a sinistra una volta a destra. Questa rappresentazione può durare a lungo e può ripetersi per settimane.
Che cosa fa la piccola Anna? Rappresenta in piccolo nel suo ambiente familiare un evento nuovo della sua vita che fin d’ora non era mai successo: l’esperienza del viaggio in pullman. Con oggetti e persone a lei familiari, le sedie della cucina, le amiche peluche, mamma e babbo, la stessa cucina rende presente l’esperienza del viaggio in pullman, anzi è lei stessa che lo plasma. In questo modo si appropria di questa nuova esperienza, la fa sua, riesce a ritrovarsi in essa, la personalizza. La rappresentazione giocosa, però, non riduce il viaggio in autobus al livello della piccola Anna, ma al contrario apre Anna a una nuova dimensione della sua vita. Di fatto non passa giorno in cui non chieda alla mamma e al babbo: “Quando andiamo di nuovo in pullman?” Le rappresentazioni dei bambini hanno proprio questo grandioso effetto: possono personalizzare qualsiasi aspetto della loro vita dall’addormentarsi, all’organizzazione di una sfilata di moda fino alla celebrazione della messa. Tutti i valori umani e divini sono per i bambini rappresentabili e diventano per loro abitabili proprio nella rappresentazione del gioco. Il gioco non estranea il bambino dalla realtà, come tende a fare un certo uso della playstation e della televisione. Il gioco immette, apre il bambino alla sua vita reale in modo a lui connaturale. Siamo qui di fronte al significato originale di ogni rappresentazione artistica, scientifica, politica, istituzionale, religiosa, liturgica o sacramentale. In ognuna di queste rappresentazioni viene messo davanti agli occhi un aspetto della vita umana o divina rendendolo intelligibile, abitabile e perciò personalizzabile aprendoci a sempre nuove dimensioni della vita umana e divina.
Se i genitori riconoscono al gioco di rappresentazione dei propri bambini questa luce e energia pedagogiche, che conducono il figlio in modo graduale nella scoperta del mondo possono scegliere proprio la rappresentazione come uno delle modalità principali per l’interpretazione degli eventi della nostra vita e della nostra società e per la trasmissione dei valori che li permettono la realizzazione delle proprie persone. Tra questi eventi e valori risplende, per chi vuole educare i figli alla luce del Cristo risorto, l’evento della Pasqua.
Babbo Francesco l’anno scorso ha avuto un’idea grandiosa: Costruiamo un “presepe pasquale”. I figli hanno accolto l’intuizione paterna con entusiasmo. Il frutto del loro lavoro: un ultima cena con Gesù e i dodici apostoli in carta, disegnati, tagliati e colorati dai ragazzi. Per la rappresentazione del calvario è ancora mancato il tempo. La regia si sta attrezzando per quest’anno (Margherita, la più piccola della casa, permettendo). Invece è stato festeggiato in grande l’evento centrale della Pasqua, la risurrezione di Gesù. La famiglia ha costruito una bella tomba secondo il modello ebraico con un masso gigante da rotolare davanti alla porta. Poi il grande momento: domenica mattina Gesù risorto, in un salone magnificamente addobbato, ha portato con la sua risurrezione notturna regali per tutta la famiglia. L’anno scorso bisognava ancora accontentarsi con un’immagine del Gesù risorto. Quest’anno è arrivata una statua della Risurrezione, il Gesù risorto “vero”, vale a dire quello che fabbricato in Val Gardena .
E’ un modo semplice ed efficace per rappresentare l’evento pasquale a casa, per centralizzare quanto veramente è il centro: Gesù risorto. Stupisce l’assenza dell’immagine o della statua di Gesù risorto nelle case delle famiglie cristiane. Se i bambini crescono con la rappresentazione festosa della risurrezione in casa personalizzeranno la bellezza e la verità di Gesù risorto con grande naturalezza e ameranno la sua persona illuminante e liberante.
Ma la rappresentazione familiare della Pasqua non si ferma a livello di gioco per i figli. I coniugi cristiani sono ministri di Gesù risorto. Sono chiamati a rappresentarsi reciprocamente quanto il Risorto compie nella loro vita per poter personalizzare i doni immensi della Pasqua e riconoscerli come condizione di vita. Il loro coinvolgimento nella vita del Risorto è una realtà che non è facilmente afferrabile, come il pullman per la piccola Anna. Così anche i coniugi hanno la possibilità di rappresentarsi i grandi misteri della Pasqua attraverso gesti a loro familiari.
Gesù attua soprattutto due azioni pasquali mirabili nei confronti dei coniugi: assume i loro peccati nel suo corpo crocifisso e glorifica le loro persone nel suo corpo glorioso. I gesti e le parole d’affetto nuziali sono di una tale profondità che possono rendere percepibile questa duplice rivelazione pasquale, anzi svelano proprio in luce pasquale ciò che è la loro missione più propria: svelare e rendere sperimentabile e ricordabile l’amabilità incondizionata della persona amata. La carezza della mano comunica al coniuge: venero ciò che compi con le tue mani, mi ritrovo nelle azioni che realizzi con le tue mani, queste tue azioni per me sono abitabili. Normalmente vengono escluse quelle azioni che mi hanno ferito. Il mio essere ministro di Gesù mi fa fare un passo in avanti nel mistero nuziale cristiano: quel gesto semplice può significare che insieme a Cristo faccio anche mie quelle azioni che mi hanno fatto del male, e che in forza del dono totale del coniuge a me, mi appartengono comunque. In questa luce coniugi possono tentare a rappresentarsi l’assunzione di azioni attraverso le quali si sono ferite reciprocamente chiedendosi perdono e riconoscendole appartenenti a tutte e due nella luce del Cristo crocifisso. Questa rappresentazione richiede molta familiarità e pazienza, ma porta frutti di riconciliazione immensi nella coppia.
In modo simile si può celebrare la glorificazione delle nostre persone che Gesù attua nella sua risurrezione. Gli occhi gloriosi di Gesù rivelano la sua glorificazione di ogni guardare umano, la sua gioia divina infinita per gli occhi umani, per la loro bellezza e per il loro significato. Il bacio degli occhi del mio coniuge rende sperimentabile nel suo corpo quanto Gesù già prova nei suoi confronti: la “celebrabilità gloriosa” dei suoi occhi e del suo guardare. Così rivelo al mio coniuge il modo con il quale il Risorto festeggia la sua persona, le sue azioni e le sue relazioni nella parte del suo corpo che sto amando. Siccome Gesù glorifica tutto il suo corpo io posso manifestare al mio coniuge in tutto il suo corpo come in ognuna delle sue parti viene celebrata la sua persona e le corrispondenti azioni da Gesù risorto. Se poi verbalizzo quanto sta festeggiando con i miei gesti di affetto rendo ancora più percepibile come il Risorto svela l’amabilità della sua vita nella sua risurrezione. In questa luce si realizza una formidabile personalizzazione reciproca delle vite dei due coniugi nella sua concretezza corporea che solo la luce del Risorto è in grado di offrire.
Forse in un primo momento questo modo pasquale di guardare e di vivere la vita intima può sembrare inconsueto. Con il tempo può diventare un’esperienza particolarmente qualificante in quanto scopro la vita di Gesù risorto proprio nel più intimo della vita umana, alla sua origine.
Questa duplice rappresentazione familiare della Pasqua, a livello dei figli e a livello coniugale, permette di fare esperienza del Risorto in casa e allo stesso momento personalizza, rende abitabili i grandi misteri della vita di Cristo che nello stesso momento svelano l’abitabilità delle nostre stesse vite. Questo tipo di rappresentazione apre la famiglia alla dimensione redenta e gloriosa della vita umano-divina in Cristo come la piccola Anna si è aperta nel gioco in modo gioioso alla grandiosa esperienza del viaggio in pullman.
Buona Pasqua!

P.S.: Avrei grande piacere se mi poteste inviare qualche vostra esperienza di rappresentazioni in famiglia a padrechristian@libero.it.

Padre Christian M. op