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Non sono i soldi pubblici a difendere dalla povertà i bambini italiani

Non sono i soldi pubblici a difendere dalla povertà i bambini italiani

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La cosa non ci stupisce affatto, ma se lo dice un’università britannica fa un altro effetto: in Italia se non ci fossero i nonni saremmo in tanti ad essere in braghe di tela. E ce lo conferma una piccola constatazione tra le storie che raccogliamo ogni giorno: le famiglie che entrano più protentemente in crisi in questo momento, sono quelle che non hanno una rete familiare che faccia da paracadute.

Famiglia: Italia tra le ultime in Europa nel sostegno ai bambini

Ammontare e distribuzione del supporto pubblico incidono sulla riduzione del rischio di poverta’. Assumendo come linea di poverta’ il 60% del reddito mediano del paese, dalla ricerca dell’universita’ di Essex emerge che in Italia il 33% dei minorenni sarebbe a rischio poverta’ senza supporto pubblico. Questo tasso scende di sette punti percentuali, toccando quota 26%, se si tiene conto del sostegno che lo Stato elargisce sotto forma di assegni familiari Inps e agevolazioni fiscali.

“Questa riduzione – afferma Figari – e’ molto minore di quella di altri paesi dell’Ue, se andiamo a vedere per esempio il Regno Unito, notiamo che c’e’ un rischio di poverta’ maggiore che in Italia, che e’ del 37,7%, ma per effetto degli aiuti pubblici alle famiglie si scende al 19,1%, meno che nel nostro paese. Il sistema britannico – continua il ricercatore – e’ quindi piu’ efficiente del nostro perche’ porta a una riduzione di 18,6 punti percentuali”.

Stando ai dati della ricerca, in Francia la riduzione dovuta al sostegno pubblico e’ del 25,1%, in Ungheria del 23%, in Austria del 18,2%, in Lussemburgo del 17,8%, in Belgio del 15,8%, in Slovenia del 15,2%, in Germania del 14,5%, in Svezia del 13,5%, in Finlandia del 12,9%, in Polonia dell’11,6%, in Estonia del 10,7%, in Danimarca del 10,1%, nei Paesi Bassi dell’8,8%, in Irlanda del 7,3%. Solo in Portogallo, Spagna e Grecia l’effetto positivo del sostegno pubblico e’ inferiore che da noi, con valori rispettivamente del 3,1%, del 2,9% e dell’1,5%.

Un’altra peculiarita’ del nostro paese e’ l’importante ruolo giocato indirettamente dalle pensioni nel sostenere i minori. “La composizione delle famiglie italiane, la presenza dei nonni in casa e la relativa generosita’ del nostro sistema pensionistico – spiega Figari – rendono l’ammontare dei trasferimenti pubblici non diretti ai minori superiore a quello concesso per la presenza dei bambini nelle famiglie”.

Questo pero’ secondo il ricercatore e’ un fattore negativo, perche’ “anche da un punto di vista monetario si crea un legame tra generazioni che non favorisce processi di mobilita’ intergenerazionale”.

La ricerca dell’universita’ di Essex – alla quale ha partecipato un gruppo di ricercatori universitari per ogni paese (un gruppo di studiosi della Bocconi per l’Italia) – si e’ basata su un nuovo modello di microsimulazione fiscale, Euromod, che tiene conto di tutte le forme di supporto monetario per le famiglie con figli: trasferimenti monetari diretti, riduzioni di imposta, supplementi aggiuntivi ad altri trasferimenti (come i sussidi di disoccupazione, l’assistenza sociale e i contributi abitativi) al netto della tassazione.


http://www.libero-news.it/regioneespanso.jsp?id=418216